Nelle ultime settimane, il quarantenne Girikumar Patil ha impostato una nuova routine. L’uomo vive a Sjevjerodonec’k, nel Donbass, e ogni giorno alle 8, dopo la fine del coprifuoco, scarpina verso le città vicine per comprare cinque chili di carne.
Una volta di ritorno, si accomoda fino alla mattina successiva nel bunker insieme alle sue due “creature,” Yasha e Sabrina, e poi compie un nuovo pellegrinaggio alla ricerca di altri cinque chili di carne. Mentre la Russia prosegue nell’invasione dell’Ucraina, la città di Patin è stata del tutto svuotata. Lui è l’unica persona rimasta.
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I soldati russi erano stazionati nel Donbass da prima dell’invasione, e gli scontri tra i separatisti spalleggiati dai russi e le forze ucraine andavano avanti sin dal 2014, con oltre 14.000 vittime. Dopo l’invasione, però, i vicini di Patil hanno fatto i bagagli e se ne sono andati.
“Io non me ne vado senza i miei bambini,” spiega Patil, ortopedico. Sullo sfondo della video call è possibile intravedere uno di questi “bimbi.” Yasha ha venti mesi, è per metà un leopardo dell’Amur e per l’altra metà un giaguaro nero. Sabrina, invece, è una pantera nera di sei mesi. Lo strano trio sta affrontando questa crisi geopolitica in totale solitudine.
“La situazione è molto pericolosa. Siamo circondati dai russi e la sicurezza sta peggiorando. In ogni caso, rimarrò con loro sino all’ultimo respiro,” conferma. Patin proviene dall’India del sud, per la precisione dallo stato dell’Andhra Pradesh, ed è arrivato in Ucraina 15 anni fa per studiare medicina.
Da quando è cominciata l’invasione, il 24 febbraio, oltre 2,7 milioni di persone su 44 milioni sono fuggite dal paese. In quanto cittadino straniero, Patil non deve unirsi alle forze ucraine come gli uomini del posto.
Anche prima della crisi, Patil documentava la sua vita su quattro diversi canali di YouTube, uno dei quali ha oltre 16 milioni di visualizzazioni.
Attraverso questi canali, l’uomo aggiorna i follower sulla vita sua e dei suoi enormi felini, una vita che improvvisamente si è fatta molto più solitaria. La legge ucraina permette di avere come animali da compagnia anche alcuni che altrove sono considerati selvatici, almeno fintanto che il proprietario riesce a ottenere l’apposito permesso governativo.
Durante una delle sue solite corse mattutine per comprare la carne, Patil è stato fermato da alcuni soldati. “Mi hanno puntato i fucili al petto e mi hanno chiesto di verificare l’identità. Sono stato fortunato di essere riuscito a tornare a casa,” racconta. “Non sono sicuro di chi fossero, ma è probabile fossero russi.”
Patil adora gli animali sin dalla più tenera età. “Vicino a casa mia in India c’è una foresta. Da bambino ci andavo alla ricerca di questi gattoni,” spiega. “In un’occasione, mi è stato raccontato che c’erano un leopardo o una tigre in una grotta e io mi ci sono infilato per controllare. Questo è il punto fino a cui posso spingermi, tanto li amo.”
Per il momento Patil vive nella sua casa su due piani e sei stanze, con un’area recintata di circa 200 metri quadrati. Quando il coprifuoco viene rimosso durante il giorno, i tre si fanno un giro nella proprietà, oppure visitano un bosco vicino casa, dove gli animali possono correre e giocare in libertà. “Non posso vivere senza di loro e loro non possono vivere senza di me,” sottolinea.
Mantenere Yasha e Sabrina non è economico. “Sono un dottore e gestisco quattro canali su YouTube. Eppure spendo tutto per loro,” conferma. “Ho venduto quello che possedevo, come ad esempio le macchine, solo per poter prendermi cura di questi due.”
Patil afferma che fino ad ora nessuno gli ha chiesto di andarsene. Ha fatto anche appello al governo indiano, attraverso varie agenzie di stampa e testate giornalistiche, per la sua evacuazione, a patto di poter portare con sé gli animali. La legge indiana però proibisce possedere questi felini senza un certificato di proprietà, che di solito viene concesso solo agli zoo.
Patil non se la sente nemmeno di lasciarli nei boschi, perché ha paura che “qualche cacciatore o bracconiere potrebbe dare loro la caccia.” Lo zoo a lui più vicino è poi a centinaia di chilometri di distanza, quindi è una soluzione impraticabile. “Qualora il governo indiano dovesse decidere di metterli in un zoo, perché dovrei accettare?” chiede. “Non c’è alcun altro posto dove io possa stare se non qui, senza di loro io non voglio andare da nessuna parte.”
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