Secondo Reuters, la polizia egiziana ha arrestato Giulio Regeni il giorno in cui è sparito

Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto, sarebbe stato fermato dalla polizia egiziana e poi trasferito in un edificio gestito dalla Sicurezza Nazionale, il giorno in cui è sparito.

Lo scrive in esclusiva Reuters, che afferma di avere ottenuto conferme indipendenti sull’accaduto da sei fonti egiziane: tre appartenenti ai servizi segreti, tre alla polizia.

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Secondo le fonti consultate dall’agenzia di stampa, Regeni sarebbe stato prelevato da poliziotti in borghese vicino alla stazione della metropolitana di Gamal Abdel Nasser, al Cairo, lo scorso 25 gennaio, nel giorno del quinto anniversario delle rivolte della Primavera Araba.

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Il motivo dell’arresto rimane sconosciuto, ma le fonti sembrano concordare sul fatto che si sia trattato di un fermo “generico”, legato a un’operazione di sicurezza di routine. Regeni è stato caricato su un furgoncino bianco recante targa della polizia egiziana.

Con lui, scrive Reuters, sarebbe stato portato via anche un egiziano, di cui non è stato possibile verificare l’identità né un’eventuale connessione con Regeni.

Il cadavere di Regeni era stato ritrovato in un fosso lo scorso 3 febbraio. La ricostruzione di Reuters smentisce quanto affermato finora dal governo egiziano, Al Sisi in testa, che ha sempre negato il coinvolgimento delle autorità nella vicenda della morte del ricercatore italiano.

Reuters riporta anche le dichiarazioni di ufficiali del governo locale, tra cui quella di Mohamed Ibrahim, che lavora nell’ufficio stampa del dipartimento di Sicurezza Nazionale: “Non c’è alcuna connessione tra Regeni e la polizia, il Ministero dell’Interno, o il servizio di Sicurezza Nazionale. Non è mai stato detenuto in una stazione di polizia. L’unico contatto da lui avuto con la polizia risale a quando il suo passaporto è stato controllato dagli ufficiali al suo arrivo in Egitto.”

L’agenzia di stampa ha anche contattato “un ufficiale del Ministero dell’Interno”, chiedendogli se quanto affermato dalle fonti corrispondesse a verità. L’ufficiale ha risposto: “Non pubblicheremo alcun commento su questa vicenda.”


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