Venerdì scorso Giuseppe Cruciani è intervenuto al XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, a Verona , e ha tenuto un breve intervento di apertura di cui si è parlato molto. “Io non sono uno di voi, non ho una famiglia tradizionale,” ha detto. “Mi sono battuto per anni per cose che voi avversate: il matrimonio omosessuale, il divorzio e l’aborto, persino l’utero in affitto. Ma mi sento uno di voi oggi perché molti vorrebbero spegnere questo microfono da cui sto parlando.”
Ha proseguito poi il discorso analizzando l’ostracismo che si era creato attorno al congresso—evento appoggiato da una parte significativa dell’attuale esecutivo, e a cui ha partecipato entusiasta Salvini, il politico più acclamato del paese—e il senso ultimo dell’idea radicale secondo cui la libertà d’opinione e d’espressione non si deve toccare. “Se vuoi combattere un’idea la cosa peggiore che puoi fare è proibirla. […] Il politicamente corretto oggi ti impone un pensiero unico.”
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Riguardo a questo supposto concetto di democrazia delle idee si potrebbe discutere a lungo: opporsi a un evento in cui si vogliono abrogare i diritti civili ottenuti da altri cittadini, in cui molti partecipanti definiscono l’omosessualità una malattia o un abominio peccaminoso, e in cui si tenta di mettere in discussione il diritto delle donne di gestire il proprio corpo è un atto anti-democratico? Limitare la libertà di alcuni di negare la libertà di altri è anti-democratico? Esiste davvero questa atmosfera di accerchiamento del “pensiero unico” attorno al povero, indifeso, mondo ultra-cattolico?
La verità è che nel caso dell’intervento di Cruciani l’impianto filosofico ha davvero poca importanza, e basterebbe conoscere un po’ il personaggio per capirlo. In questo momento, infatti, è il maggior esponente di una categoria intellettuale che nel nostro paese ha sempre riscosso un certo apprezzamento: il provocatore pruriginoso.
Le caratteristiche del provocatore pruriginoso sono varie—aria da viveur, spregiudicatezza morale e sessuale, turpiloquio manifesto—ma quella più importante è sicuramente l’opposizione a quello che comunemente definiamo “politicamente corretto.”
Secondo i provocatori pruriginosi, il politicamente corretto è appannaggio delle élite, dei radical-chic (anche se non si è mai capito cosa ci sia di “radicale” nel politicamente corretto), e dei fighetti privilegiati. Quelli che secondo loro costituiscono l’opinione dominante. E se si deve contrastare lo status quo di questa classe intellettualoide privilegiata, allora è possibile sparare qualsiasi tipo di bestialità.
Questa opposizione, alla fine della fiera, fa sì che il provocatore pruriginoso sia una specie di Robin Hood che ruba ai progressisti per dare ai conservatori. E siccome lo fa con quest’aria da progressista estremista, ritiene che la sua sia una specie di bomba libera tutti di libertà.
Tutti conoscono Cruciani per la sua trasmissione radiofonica su Radio 24, La Zanzara, che negli anni ha trasformato in una specie di enclave dell’opinionismo becero all’interno di Confindustria. Partita come trasmissione di infotainment cazzaro, negli ultimi anni si è trasformata in un rifugio per ascoltatori che sbandierano apertamente (tramite i numerosi interventi) il loro razzismo, il loro fascismo, la loro omofobia.
Ed è anche la torretta da cui Cruciani smitraglia contro le minoranze ideologiche che ritiene “pensiero unico”: veganesimo, “immigrazionismo,” #MeToo, ecc ecc. Se la prende spesso anche con i napoletani e la Boldrini; e capirete bene che le sue battaglie sono sempre rivolte verso il basso, cioè contro i “nemici” più facili e indifesi.
In questi anni poi la trasmissione è stata uno spazio di intervento continuativo per personaggi politici che in questo momento rappresentano la maggioranza. Salvini ad esempio, fino a qualche tempo fa, interveniva quasi su base settimanale. Durante l’epoca del renzismo si può dire che La Zanzara sia diventato un fortino per quella parte di paese che proliferava nelle piazze e nel populismo. E la presenza del co-conduttore David Parenzo forniva pure la liberatoria—c’è anche uno della “sinistra progressista”—per fornire “uno spaccato del paese” che si è ingrossato e fortificato a dismisura.
E grazie a questo Cruciani ha alimentato la sua aura da intellettuale dissidente, spregiudicato, il genio della provocazione. Ma questa retorica ha retto finché al governo ci sono stati Renzi e Gentiloni, finché quella che spacciava come una parte strozzata dell’opinione pubblica non si è manifestata per quello che è realmente: la maggioranza.
Quindi, giù la maschera: Cruciani non è una scheggia fuori controllo, e non si sta battendo contro nessuna casta massonica di benpensanti. Non ha niente di scomodo o pruriginoso perché le sue “opinioni controcorrente” sono perfettamente allineate al peggior conformismo—quello vecchia maniera, quello di sempre.
Quest’ultima sparata al convegno delle famiglie, insomma, non è stato che l’ennesimo tentativo disperato di ritagliarsi ancora un finto ruolo di outsider: andando a brucare anche dove non gli compete, e sperando che qualcuno si indigni. Come se l’indignazione fosse di per sé un sinonimo di banalità o oscurantismo.
Il che testimonia quanto ormai sia diventato vetusto e noioso il ruolo del provocatore in stile Cruciani: se per fare il controcorrente vai a mischiarti perfino ai cattolici antiabortisti, significa che il tuo concetto di “opinione scomoda” è soltanto una buffonata.
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