Música

Chi ha dominato il palco dei Grammy e perché

I Grammy Awards sono quella cosa lì che qualcuno chiama “Il Sanremo Degli Americani” e qualcun altro “Gli Oscar Della Musica”, mentre voi state qui a chiedervi quale delle due definizioni sia più incredibilmente triste, noi abbiamo deciso di dire la nostra su ognuna delle esibizioni live che hanno animato l’edizione 2014. Sorvolando sul palloso lato glamour della cerimonia, abbiamo deciso di concentrarci su quello esclusivamente musicale che è, se possibile, ancora più palloso. Eccovele tutte, in ordine cronologico.

Beyoncé + Jay Z

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Come vedere la first lady con il presidente al discorso di Capodanno, ma in più loro si strusciano. Tutte le femministe radicali che accusano Bey perché nonostante le sue battaglie di genere ha mantenuto il cognome del marito dovrebbero studiarsi questa performance per capire che altrimenti avrebbe rischiato di sovrastarlo completamente. Lui servizievole e sottomesso come i pinguini che ballano intorno a Mary Poppins non osa nemmeno toccarle la chiappa per benino, lei come sempre statuaria, maestosa, monumentale, cattedrale, regionale, continente, pangea. (VIRGINIA)

Lorde

Per me è piuttosto complicato commentare una performance di Lorde perché non molto tempo fa ho dovuto archiviare un’apologia di questa meravigliosa neozelandese perché, davanti alle sue produzioni, non riuscivo a prendere autocoscienza di essere un adulto istruito che sta scrivendo un post su una popstar sedicenne. Adesso lei di anni ne ha diciassette, ma non è che la cosa sia cambiata più di tanto, ma via, sorvoliamo. L’esibizione è perfettamente in linea con il resto della sua carriera fino a questo momento: fatta bene. Continua a sconvolgermi che questa normalità mandi al manicomio il mercato, ma tant’è. (MATTIA)

Katy Perry + Juicy J

Disgusto, orrore, raccapriccio, ripugnanza, nausea, voltastomaco, ribrezzo, insofferenza, repulsione, schifezza, porcheria, bruttura, vergogna, indecenza, oscenità, scandalo, sozzura, sudiceria, infamia.

Non è che se ti infili le penne nel culo allora sei una gallina, Katy riprenditi, sembri quel mio compagno del liceo (inb4 ero io) che ogni settimana cambiava scena musicale e di conseguenza abbigliamento. E poi Juicy J è disgustoso, dico davvero, lascia la scia di bava quando passa, guardatelo! Juicy, cazzo mi viene da vomitare pronunciando il suo nome, evoca nella mia mente l’immagine di un tramonto su Rozzano (MI), condito dai fumi di una ribollita a insozzarmi le vie respiratorie. (MATTIA)

Daft Punk + Pharrell Williams + Nile Rodgers + Stevie Wonder

Se la cifra stilistica di tutto l’ultimo anni dei Daft Punk è stata quella di impegnarsi molto poco, delegando il più possibile e pigliandosi comunque tutti i meriti, e in generale inscenando una pagliacciata dopo l’altra, questo show ne è stato sicuramente il coronamento definitivo. Dominatori assoluti in quanto a premi portati a casa (sei, tra loro e Pharrell), hanno lasciato scorrere tutta la “loro” performance senza praticamente fare niente, giocando giusto con un paio di controller foderati di alluminio che ditemi voi quali suoni avrebbero dovuto lanciare (non c’era niente di elettronico, a parte la vocetta col vocoder).

Per il resto: Pharrell dimostra di essere una mezza pippa a cantare dal vivo e, per fortuna, manco ci prova troppo. Stevie Wonder sembra non avere molta voglia, ma si dimostra comunque di essere vocalmente più consistente del producer of the year che gli sta di fianco. In poco tempo “Get Lucky” diventa un medley raffazzonato di “Freak Out” (che se non la suonano la gente non si ricorda chi è Nile Rodgers) e “Another Star” di Wonder, incastrate a martellate l’una con l’altra che tanto chi se ne frega. Non li perdonerò mai per avermi mostrato Steve Tyler, coi baffi e anche lui vestito di bianco, ballare la disco dance in platea. (FRANCESCO)

Kendrick Lamar + Imagine Dragons

Spotify mi ha detto che gli Imagine Dragons sono la band rivelazione del momento, e io tendo a fidarmi delle applicazioni ben funzionanti che mi permettono di accondiscendere meglio ai miei disturbi ossessivo-compulsivi nell’organizzazione del mio lettore mp3 (e surrogati.) Kendrick Lamar invece è l’artista rivelazione dell’anno scorso, per cui ancora prima di schiacciare play ero pronto a fare un salto nel futuro e scoprire i nuovi trend sonori delle prossime quattro settimane.

Però mi sa che qualcosa è andato storto in regia, perché mi sono ritrovato a guardare un filmato di repertorio dei Linkin Park. Qualche simpaticone si è anche divertito ad aggiungere Taylor Swift scontornata male e ubriaca che balla sotto al palco. Non vedo l’ora di poter visionare i filmati reali.

Ringo Starr


Ringo Starr qui esteticamente sembra un incrocio tra Neffa e Biagio Antonacci frocio e invecchiato, mentre i suoi ondeggiamenti sono un po’ da neomelodici partenopei che in questo caso tanto avrei preferito sul palco al posto suo. Sai che bomba Nino D’Angelo con la sua “Senza Giacca e Cravatta” al posto di ‘sto unto qui? L’esibizione è annientante in ogni suo secondo, le uniche cose su cui riesco effettivamente a ridere sono i visual dietro di lui, praticamente una successione di foto vecchie dei Bitols, e i chitarristi-coristi che lo accompagnano, praticamente Francesco Renga e Dario Fo dopo un ictus. (SONIA)

P!NK + Nate Ruess

Pink nella vita precedente faceva l’acrobata ed è sempre un piacere quando tenta di dimostrarcelo centrifugandosi in drappi di seta davanti a un pubblico che nemmeno si merita tanto sbattimento. Ecco, Pink credo sia di gran lunga la popstar che si sbatte di più, nel senso letterale del termine. Un giornalista musicale qualsiasi utilizzerebbe per lei l’aggettivo PIROTECNICA. Quindi sta appesa come un salamotto, in una posizione in cui la maggior parte delle sue colleghe non riuscirebbe nemmeno a respirare, per poi interagire con un maschio a petto nudo che si fa sollevare, cirque du soleil per coprire comunque una canzone che a quanto pare piace solo a me (molti fan di Pink della prima ora sono convinti che nell’ultimo disco abbia perso un po’ di mordente, ma per quanto mi riguarda le due canzoni di questa esibizione sono tra le migliori della sua carriera, lo scivolone l’ha fatto con quella inutile con Lily Allen, ma questa è un’altra storia).

Segue quello che forse insieme a “Wrecking Ball” potrei considerare il pezzo dell’anno (Daft Punk sucate) e arriva il cantante dei FUN a duettare con l’acrobata allo scopo di strapparci almeno un paio di ventricoli. Fun fact: i fun hanno copiato una canzone dai Cold War Kids. Purtroppo per Pink, che fino all’arrivo dello smilzo stava eseguendo in tutto e per tutto la miglior performance dello show, il signor Nate Ruess è completamente scampanato, ma lei non si spaventa, e nonostante lui non abbia fatto un cazzo per i precedenti tre minuti mentre la signorina stava per transustanziare in sostanza vaporosa, è lei, IMPECCABILE, a reggere tutta la performance e a cancellare dalla nostra memoria quei ragli osceni del suo partner maschile. Se non è girl power questo. (VIRGINIA)

Robin Thicke + Chicago

Tra le cose che più mi hanno fatto ridere nella vita c’è stato sicuramente ricordarmi che Robin Thicke è lo stesso di questo video. Il processo che l’ha portato a diventare il mangiafiche che è oggi me lo immagino molto in stile “I wanna be made”, con lui che si strappa via i capelli lerci e comincia a indossare giacca e cravatta anche sotto la doccia, come punizione per essersi vestito così di merda in tutti questi anni. Dopo questa esibizione però, riconosco un’ulteriore evoluzione della sua personalità/persona, ovvero la perfetta trasformazione in Paolo Belli di “Ballando Con Le Stelle”. È tutto vero.

Sull’utilità dei CHICAGO, gruppo assieme al quale divide il palco, non c’è molto da dire, né ho voglia di elaborare sarcasmi sulla loro città d’origine. Di certo se fosse apparsa Milly da sotto il palco e si fosse messa a ballare con in mano una confezione di burro Prealpi, avrei dato 10000 punti a questa roba. Peccato. (SONIA)

Taylor Swift

Ho scoperto da poco l’esistenza nel mondo di Taylor Swift, che oltre ad avere un nome che mi ricorda l’igiene domestica è una di quelle cantanti che piacciono solo agli statunitensi nel cui background c’è sempre un po’ di country, un po’ di casa nella prateria e un po’ di Shirley Temple. Poi una volta avevo visto una sua esibizione a X Factor USA e avevo iniziato a pensare che se fossi uno dei One Direction comunque anche io mi fidanzerei con lei. La piccola Taylor ai Grammy ha preso un colpo credendo di aver vinto nella categoria “Album Of The Year”, invece come al solito sul country hanno avuto la meglio le nuove tecnologie dei giovani. Là dove c’era l’erba ora c’è Random Access Memories.

L’esibizione di Taylor è la tipica di quando le ragazzine accarezzano il piano con le mani piatte, che è un approccio al pianoforte simile a quello che hanno le donne con le unghie lunghe nei confronti delle tette altrui nei pornolesbo scadenti. Questo tipo di esibizione di solito si usa per riciclare la figura di una giovane popstar e farla apparire adulta (cosa che avrebbero potuto fare anche con Miley, invece hanno scelto per lei la strada Zoccola).

Nonostante non abbia ‘sta grande passione per il country, mi pare di capire che la ragazza nel tentativo di rinnovarsi abbia perso un po’ di vitalità e si stia avvicinando lentamente all’asperger e questo è confermato dal finale della sua esibizione in cui sembra spaesata e quasi offesa dagli applausi, tipo “E mo’ chi siete voi? io volevo solo accarezzare il piano.” (VIRGINIA)

Metallica + Lang Lang

Per rispetto della dignità umana ralascerò tutte le battute razziste che mi verrebbero da fare sull’onomatopeico nome del talentuoso pianista cinese. Sono sicuro che potete immaginarvele benissimo da soli (anni di etnocentrismo e condizionamenti culturali non avranno afflitto solo me, suvvia) e comunque non fanno ridere. Diciamo solo che, dopo avere duettato via Skype con Andrea Bocelli, Lang Lang ha deciso di diversificare accompagnare i Metallica sul palco dello Staples Center, dando vita a quello che, secondo logica, dovremmo chiamare LANGtallica (con tutto il rispetto per la buonanima di Lou Reed e per quel disco di merda che hanno fatto insieme).

Una performance annunciata da Jared Leto non può che andare di merda. Vabbé, che Lars Ulrich non sia oramai più in grado di reggere il tempo per 20 secondi filati a 80bpm è risaputo, ma qua lo scazzo è condiviso da tutta la band, ospite compreso. Non si capisce che cazzo stiano suonando: vanno ognuno per conto suo, sono uno più fuori tono dell’altro e pare che manco si ascoltino tra loro. Dopo il bridge infilano una digressione pianistica che non vuole andare da nessuna parte, con Ulrich che a una certa si chiede “Avrà finito? Boh, io do il quattro che m’ha rotto i coglioni”. Seguono due assoli paralleli chitarra-piano che non si incontrano mai e se lo fanno non si cagano. La pena maggiore, comunque, la provo per il povero James Hetfield: piegato su se stesso, stanco, incanutito e senza voce, sembra sul punto di svenire e cacarsi addosso contemporaneamente. Ci sono continui riferimenti subliminali a Lou Reed, tipo Kirk Hammett che c’ha su la maglietta di Transformer, perché immagino ora la band si veda come unica depositaria dell’eredità artistica del defunto. Ugh. Sei minuti e mezzo di dolore puro. (FRANCESCO)

Sara Bareilles + Carole King

Carole King ha un piano. Anche Sara Bareilles ha un piano. Risultato: primo piano/ secondo piano. Conoscevo uno che ne aveva addirittura mille!!! Ma questa è un’altra storia, andiamoci piano. Arrivano le due ragazze del secondo piano ed è subito pranzo natalizio: quel placido momento in cui la nonna e la zia ci vogliono intrattenere intonando “oggi è nato un bel bambino”. Carole è la voce accomodante della musica, è il Cat Stevens femmina, ovvero le sue canzoni sono tendenzialmente motivazionali, motivo per cui piace così tanto a mia madre e credo alle madri in generale, forse piace anche alla Dove e a quei marchi che basano le proprie campagne pubblicitarie sulle cose che piacciono alle madri. Un quadretto in ogni caso molto familiare e materno, mi fa sempre piacere vedere Carole King e sapere che almeno lei non è diventata una fondamentalista religiosa. (VIRGINIA)

Paul McCartney + Ringo Starr

Perché nessuno ha mai fatto film horror su questi due di recente? Forse ora è la volta buona, dai. I due colossi della storia della musica rock di tutti i tempi di tutti luoghi, di tutti i laghi, e di tutta la merda, a sto giro fanno DAVVERO paura. Per qualche motivo a me sconosciuto Paul McCartney suona un pianoforte variopinto, ma il vero momento horrorcore è al minuto 3.00 (più o meno), quando inquadrano YOKO ONO e la tengono puntata per qualche agghiacciante secondo. Consiglio: se proprio sentite il bisogno di fucilarvi fatelo almeno dopo esservi rivisti il video col muto. Addio. (SONIA)

Nine Inch Nails + Queens Of The Stone Age + Lindsey Buckingham + Dave Grohl

Performance all’insegna del tradizionalismo più becero, offerta da musicisti di mezza età, artisticamente alla frutta e ingrassati. Praticamente la stessa roba di quella dei Daft Punk ma senza manco la voglia di divertirsi e un sacco di amarezza in più. Scusatemi se sono cattivo, ma ogni volta che c’è Dave Grohl di mezzo mi gonfio di bile e catarro, è una reazione fisica involontaria.

Attaccano con “Copy Of A”, in versione hillybilly grazie alla chitarrina di Buckingham (a proposito, che cazzo ci faceva lì in mezzo?), e con lo stesso schieramento degli ultimi tour dei Nine Inch Nails per cui si sta sul palco in cinque a schiacciare un bottone a testa. Poi irrompono Homme e quell’altro e a sto punto sono le chitarre ad essere in cinque, con il povero Lindsay (a proposito, che cazzo ci faceva lì in mezzo?) che, non sapendo dove andare a parare, fa delle smorfie di dolore molto ruock. Non so come sia andata a finire e non lo sa nemmeno il resto del mondo che non era presente a Los Angeles. Il tempo era scaduto ed è partita la pubblicità prima del finale. Trent Reznor si è incazzato come non gli capitava dagli anni Novanta e ha twittato un bel facchiù alla CBS. Bravo. Intanto noi ci si chiede cosa sia successo dopo. Magari Trent ha ri preso il microfono, magari per un pezzo dei Fleetwood Mac (a proposito, che cazzo ci faceva Lindsay Buckingham lì in mezzo?????). Ve lo immaginate? Dal canto mio, ringrazio la CBS. Anche per avere messo LL Cool J ad annunciarli. (FRANCESCO)