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Quanti sono gli italiani che guardano lo sport grazie alla pirateria

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Nel 2017, 4,6 milioni di italiani hanno guardato illegalmente eventi sportivi live. Sempre nello stesso periodo sono stati compiuti circa 21 milioni di atti di pirateria legati ad eventi sport live in Italia. Il 23 percento di questi 4,6 milioni di utenti — ovvero poco più di un milione di persone — ha fatto ricorso alle IPTV, o Internet Protocol Television, sistemi che permettono di fruire di contenuti tv sportivi in digitale (live e on demand), attraverso una connessione internet a banda larga o ultralarga. Questi sono i dati che emergono da una ricerca IPSOS commissionata dalla FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali).

Pagando un abbonamento unico dai prezzi più bassi rispetto alla concorrenza (tra i 10 e i 15 euro al mese) è possibile fruire dei servizi illegali IPTV messi in vendita online, che comprendono il palinsesto di tutti i canali delle televisioni pubbliche e private. Sempre secondo i dati rilevati, in generale il 35 percento di chi fruisce illegalmente di serie e programmi tv in streaming (quindi non solo eventi sportivi) si affida alle IPTV in Italia. Per gli sport in particolare, i più seguiti attraverso modalità illegali sono il calcio (tre utenti su quattro), la Formula 1, il Moto GP e il tennis. Seguono il basket e lo sci.

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Secondo la FAPAV, la gestione degli abbonamenti illegali viene gestita da organizzazioni criminali che suddividono i costi legati all’affitto di server posizionati in varie location. I server garantirebbero la fluidità del segnale decriptato distribuito illecitamente. Chi fornisce il servizio illecito acquisterebbe una certa quantità di abbonamenti legali per costituire delle centrali da cui partono poi dei segnali decriptati che vengono convogliati in flussi letti dai dispositivi client in dotazione ai fruitori degli abbonamenti illegali.

Ad ottobre scorso, la pubblicazione del rapporto Global Internet Phenomena a opera di Sandvine (una delle principali compagnie che si occupa di networking) ha rivelato che il 97 percento del traffico di file sharing a livello globale riguarda BitTorrent. Sempre secondo il report, le cause della crescita del file sharing illegale sono date dall’aumento delle offerte di streaming in esclusiva, che costringerebbero gli utenti a sottoscrivere abbonamenti con un numero di aziende in rapida crescita.

Lo stesso motivo sta contribuendo anche al successo del cosiddetto ”pezzotto” — il dispositivo che consente di accedere attraverso un unico abbonamento illegale all’offerta calcistica di Sky, Mediaset e Dazn — attirando in questo modo i tifosi di calcio che vogliono seguire tutte le partite della Serie A italiana risparmiando sui diversi abbonamenti in cui viene spezzettata.

Il dibattito che riguarda la pirateria è estremamente complesso e ampio — con studi che dimostrano come chi consuma contenuti in modo illegale sia anche, in realtà, chi spende più soldi nell’acquisto legale degli stessi, e casi in cui la distribuzione in pay-per-view di un evento sportivo collassa per il troppo traffico, spingendo anche gli utenti paganti a rimediare con streaming illegale, persino via Facebook o YouTube.

Resta da vedere come influirà sul fenomeno l’imminente introduzione della riforma europea sulla legge del copyright, che, però, sembra aver capito ben poco della pirateria.

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