C’è stato un tempo in cui i fedora erano fighi, no? Pensateci, Indiana Jones ce l’aveva, per non parlare del 90 percento dei gangster del proibizionismo e tutti quegli attoroni della Hollywood pre-guerra. Poi c’è stato il Michael Jackson del periodo “Smooth Criminal”, anticamera del grande rinascimento del fedora di inizio Duemila traghettato da Pete Doherty e Johnny Depp.
Ma oggi, nel 2016, i fedora potrebbero essere l’accessorio moda più odiato tra tutti quelli in commercio. Cosa è successo? Perché non si riserva lo stesso odio per le sciarpe annodate a cappio o le sportine di tela? Perché la società tutta ha deciso di rivoltarsi contro un semplicissimo cappello?
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Volevo capirlo, così me ne sono comprato uno.
E all’improvviso, tutto ha iniziato ad andare male.
SABATO
Cosa fai quando arrivi sul bordo della piscina e l’acqua è gelida? Ci salti dentro invece che entrare un passetto dopo l’altro, no? Ecco, il fedora sarebbe stato la mia piscina gelida. Non volevo davvero comprarlo, quindi sono andato nel negozio dopo aver bevuto. Sabato sera ho cercato su Google “negozio di cappelli Melbourne” e sono andato alla prima destinazione indicata.
Sono entrato e mi sono procurato un bel fedora nero, classico. Dopo averci aggiunto qualche piuma e una fascia a tema Rugrats, la mostruosità era pronta per fare la conoscenza della mia testa.
Qualche ora dopo ero sul terrazzo del mio amico Sean a fumare una sigaretta. Di solito Sean viene sempre a fumare con me, ma quel giorno non l’ha fatto per colpa del cappello. Anche tutti gli altri presenti sembravano più turbati dal cappello che esaltati, ma la maggior parte l’ha educatamente ignorato, proprio come stavo facendo anche io. L’impressione era che il mio status sociale si fosse abbassato di qualche tacca.
Verso mezzanotte ho raggiunto la mia ragazza, che è apparsa subito visibilmente disgustata dal mio cappello. Ha passato buona parte della serata a cercare di togliermelo e, non riuscendoci, ad allontanarsi da me non appena mi facevo più vicino. Alla fine sono riuscito a convincerla a provarlo, e anche se a lei stava molto meglio che a me, non si è rivelata una buona idea.
Pochi minuti dopo la sua faccia si è ritrovata dritta contro l’asfalto a causa di un tentativo di prenderla in spalla andato male. Questa foto è stata scattata il giorno dopo per ricordarci del danno.
Abbiamo trascorso il resto della serata in pronto soccorso. Ero solo al primo giorno, ma la maledizione del fedora aveva già colpito.
DOMENICA
Mi sono svegliato e ho trovato il gatto della mia ragazza, Sanchez, tutto preso a fissare il fedora con disprezzo felino. Che poi è la stessa reazione che avevo scatenato nella maggior parte delle persone la sera prima.
Per tirare su la mia ragazza infortunata siamo andati a pranzare fuori—lei con una cicatrice sulla fronte e un occhio nero, io con il fedora. La gente ci guardava malissimo.
Così sono tornato alla domanda che aveva scatenato tutto: perché i fedora sono così odiati? Sono dei cappelli, no? Eppure, dopo neanche 24 ore, era già l’iniziativa che più aveva avuto un impatto sulla mia vita. Nemmeno decidere di iscrivermi in palestra aveva avuto simili conseguenze. Decidere di partire, decidere di proseguire gli studi, decidere di intraprendere una certa carriera—tutte queste cose avevano avuto lo stesso impatto, o forse addirittura un impatto minore, della decisione di indossare un fedora.
LUNEDÌ
Lunedì mattina mi sono dedicato alla lettura, e poi ho deciso di andare a trovare mio padre. Era da un po’ che non lo vedevo. Quando ha aperto la porta di casa mi ha guardato, ha guardato il cappello e mi ha chiesto se mi avessero già picchiato. Quando gli ho detto di no mi è sembrato un po’ dispiaciuto.
Poi, mentre stavamo bevendo il caffè, abbiamo sentito un rumore di vetri rotti. Lo specchio dell’ingresso era caduto, e cadendo aveva portato con sé anche il vaso di fiori sulla mensolina. Quello specchio stava lì da anni.
Ho iniziato a sentirmi un po’ a disagio. Ci ero passato davanti pochi minuti prima, con in testa il mio cappello. Ancora scosso dalla nottata in pronto soccorso, tutto sembrava un po’ più possibile. Quello che avevo in testa non era un cappello, ma un gatto nero. Era così?
Qualche ora dopo, passando davanti a un ristorante, ho incrociato lo sguardo con un cameriere che portava una cassetta piena di piatti fondi. E poi, sbam, gli è caduta. Scivolata di mano. Il pavimento si è riempito di cocci. Ho toccato il fedora. Era ancora lì.
MARTEDÌ
Non volevo alzarmi dal letto. Ma dovevo scoprire se era solo un caso, tutta quella sfiga. Così sono andato nel posto dove mi sento sempre e comunque sfigato: la palestra.
Ogni passo in più in quel luogo era un’agonia. Nessuno sembrava guardarmi in faccia, ma le palestre sono piene di specchi e non potevo fare a meno di notare le occhiate di disprezzo e curiosità suscitate. Più disprezzo che curiosità, diciamo.
Martedì sera sono uscito, ho esagerato un po’ con l’alcol e mi sono dimenticato del fedora. Mi sentivo sicurissimo di me, me ne andavo a zonzo inclinando il cappello a mo’ di saluto e augurando una buona serata a completi sconosciuti. Alcuni mi hanno persino chiesto di provarlo, come questo ragazzo. E il tutto mi ha dato una buona idea di come la popolazione si relazioni ai fedora.
La reazione può essere essenzialmente di due tipi: Sparisci dalla mia vista, coso oppure Ehi figo ‘sto cappello, posso? Il rapporto è 70 a 30 in favore della prima categoria, confermando i miei sospetti: la gente odia davvero i tizi col fedora.
MERCOLEDÌ
Mercoledì mi sono svegliato pensando che il peggio fosse passato. Mi sbagliavo. Il mondo intero si era sbagliato.
Quel giorno, intorno alle 16 ora locale, non c’erano più dubbi: Donald Trump era stato eletto Presidente degli Stati Uniti. Sulle bacheche Facebook e i telegiornali di tutto il mondo si andava in cerca di una spiegazione. I poveri ignari non potevano capire. Mi sono guardato allo specchio e ci ho visto un demone ornato di lustrini arcobaleno.
Ero stato io.
GIOVEDÌ
Manca poco. Ho continuato a ripetermelo mentre raggiungevo la mia amica Clare per pranzo. Si era portata il suo Shiba Inu, Tofu, anche noto come il cane più bello del mondo. Non mi credete? Ha anche un profilo Instagram.
Ovviamente a lui il fedora stava molto meglio che a me.
VENERDÌ
Avevo grandi programmi per venerdì sera, ma non ero ancora arrivato a destinazione che mi è preso un dolore fortissimo alla pancia. Ho passato i due giorni successivi a vomitare e a soffrire in silenzio mentre l’intossicazione alimentare faceva il suo corso. Non so cosa avessi mangiato, ma sono sicuro che di mezzo ci fosse il fedora.
La mia fidanzata mi ha assistito lasciandomi usufruire del suo salotto per tutta la degenza. Facevo ancora fatica a non fare fuori ogni singola cosa ingerita, ma ho avuto un po’ di tempo per riflettere.
La moda è davvero l’ultimo dei miei interessi. Di solito non mi frega cosa pensano gli altri, ma le occhiate e i sorrisetti sono stati difficili da ignorare. Anche considerato questo aspetto, però, non potevo immaginare che un cappello avrebbe influenzato a quel punto il modo in cui vengo visto.
E poi c’erano tutte quelle cose senza senso che continuavano a succedere una dopo l’altra. Non sono un tipo superstizioso, ma quel fedora aveva qualcosa di strano.
Mentre ci pensavo mi sono guardato intorno in cerca del cappello. Non c’era. Era sparito. Aimee l’aveva buttato via quella mattina stessa.
La maledizione era stata interrotta.