C’è una specie di regola non scritta per cui le generazioni più vecchie devono odiare quelle che vengono dopo (sto guardando voi, boomer), ma per quanto io vorrei spalare merda sulla Generazione Z, davvero non ci riesco.
Voglio dire, ci sono delle piccole differenze, come il fatto che si adattano alle nuove tecnologie più velocemente, hanno un aspetto circa 10 volte migliore di me alle superiori e sembrano avere più follower su Instagram del resto del mondo—ma sono per natura più interessanti o più intelligenti di noi? La loro padronanza dei social media e degli smartphone li renderà migliori o peggiori dei millennial?
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Ho deciso di scoprirlo immergendomi nel passatempo preferito di parte della Generazione Z, Instagram, e di farlo tramite i cosiddetti account thread. Praticamente, gli account thread sono i figli illegittimi di Ask Reddit e Tumblr. Nati su Twitter e approdati su Instagram, sono dove gli adolescenti forniscono consigli su aspetto, vita emotiva e stile—argomenti come perdere peso, di cosa parlare a un appuntamento, o com’è perdere la verginità. Si chiamano account thread perché i post sono schermate di thread su Twitter elaborati dagli stessi autori.
Siccome sono leggermente ossessionata dagli antri più nascosti dei social media, e siccome una parte di me continua a sognare di essere la più figa delle superiori anche se le ho finite da un pezzo, ho deciso che di seguire più thread su Instagram che potevo in una settimana.
Mentre studio diversi account noto che—tra innumerevoli modelle magrissime e foto curate—ricorrono alcuni argomenti: self-care, relazioni e come venire bene in foto. Semplice. Prendo un mucchio di thread che sembrano fattibili e mi metto al lavoro. Prima di tutto c’è una lista di mantra giornalieri curata da @selfcaresis. Quindi il mattino dopo mi sveglio, mi guardo allo specchio e ripeto a me stessa: “Amo la mia personalità.” Mi fa sentire bene, mi sento bene.
Cercherò anche di “comunicare col mio profumo.” I consigli in questo thread includono farsi la doccia ogni giorno (giusto), usare la vaselina per far durare il profumo più a lungo e applicare una lozione e un mucchio di altri prodotti per capelli tutti in una volta. Viene anche spiegato che la vaniglia ti rende più attraente, quindi ci vado giù pesante e alle 8 del mattino ho così tanto burro per il corpo profumato addosso che scivolo ogni volta che mi appoggio a qualcosa.
Al lavoro mi annuso ogni ora, incerta se il profumo sia rimasto. Più tardi, nel corso della giornata, chiedo a una collega se ho un odore diverso dal solito. Si avvicina ad annusarmi e dice “Sì” senza particolare interesse o entusiasmo. Sono leggermente scioccata dal fatto che lo pensi, quindi lo prendo come un successo.
Forse questi thread ci hanno visto giusto? Durante la settimana, invio dei messaggi privati ad alcuni account thread per capire chi c’è dietro questi post. Finisco per parlare con Emi*, una 14enne svedese che gestisce un account da 3.300 follower. Ha aperto un account personale a 10 o 11 anni, ma quando gli account thread hanno iniziato ad avere successo, è salita sul carro. Ora dedica alla cosa dalle due alle tre ore nei giorni di scuola e fino a cinque ore al giorno nei fine settimana. “La maggior parte delle idee mi vengono così—penso solo a cose che vorrei leggere io stessa,” dice. “Se faccio un thread con dei dati, cerco le informazioni e poi guardo su siti diversi, per capire se è tutto corretto.”
Un’altra adolescente con cui ho parlato ha detto che passa ore a guadagnare follower con le tattiche follow-for-follow (fff) e story-for-story (sfs). Quando le chiedo come si procura le informazioni, mi blocca.
Un po’ da maleducati, ma in generale non sorprendente dal momento che bloccare e fare ghosting è diventato il nuovo “no” per la sua generazione e la mia. Mi ricorda, però, di prendere i consigli su questi account thread con le pinze. Anche se non pubblicassero nulla di esplicitamente impreciso, posso assicurare che non tutto funziona. Dimostrazione: il mio prossimo compito.
Ero entusiasta all’idea di sperimentare un po’ col simbolo definitivo del #selfcare, le maschere per il viso. Quasi tutti gli account thread che ho trovato hanno ricette per maschere fai da te, quindi ne scelgo una che dovrebbe ridurre al minimo l’aspetto dei pori e aggiungo anche una maschera per capelli all’avocado.
In totale uso tre uova perfettamente commestibili, qualche cucchiaio di miele e olio di cocco, e un avocado intero. Dal momento che le ricette non forniscono grandi dettagli e includono quantità come “una spruzzatina,” per lo più improvviso. Ho i conati più volte mentre mi ritrovo a spalmare paté di avocado nei capelli e albumi sul viso.
Le maschere sporcano e fanno un po’ schifo e, per quanto mi riguarda, non hanno alcun effetto. Anche se mentre sto sotto la doccia a guardare i pezzi di avocado cadermi ai piedi, comincio a mettere fortemente in discussione tutte le scelte di vita che mi hanno portato qui.
Per completare la mia routine di “benessere”, preparo una ciotola di yogurt per la colazione del mattino dopo, sperando che possa compensare per i fallimenti della sera precedente. Vi risparmio i dettagli banali, ma vi dirò che la mia creazione alla fine non era Instagrammabile nemmeno la metà di quella nella foto. Però è stata anche la migliore colazione che abbia fatto in tutta la settimana. Dispendiosa a livello di soldi e tempo, ma al sapore di dolci frutti di bosco e dell’illusione di avere una vita a posto.
A questo punto della settimana, sono convinta che forse avere un simile accesso a Internet in giovane età non sia così bello come pensavo. Doversi tenere al passo con Instagram, una realtà di per sé falsa per natura, sarebbe stata un inferno per la me adolescente.
Ma mentre arrivo agli ultimi giorni dell’esperimento, decido di coinvolgere i miei amici e la mia famiglia. Uno dei thread in cui mi sono imbattuta all’inizio della settimana offre 69 argomenti per avviare una conversazione ed è la sceneggiatura del peggior appuntamento della mia vita, o il più utile decalogo per persone impacciate a livello sociale.
Così, quella mattina scelgo una manciata di spunti di conversazione e li invio per messaggio a alcuni amici e a mia madre, senza contesto e senza aver dato istruzioni in merito. Tutti rispondono senza problemi e, colpo di scena, iniziamo a fare conversazioni piacevoli anche dopo aver spiegato la ragione per cui avevo fatto quelle domande. Questo compito mi piace sinceramente.
Più tardi vado a casa di amici a bere qualcosa prima di uscire tutti insieme. A metà bicchiere, chiedo con nonchalance al mio amico che cosa cambierebbe del suo corpo, se potesse. Dice i suoi capelli per non diventare mai calvo, o la mascella. Un altro amico si unisce, punzecchiato con un’altra domanda correlata alla chirurgia.
Rido tra me e me perché ho appena iniziato una conversazione seguendo i consigli di una quattordicenne, ed è esilarante. Mi chiedo se sia un segnale che dovrei lavorare un po’ sulle mie capacità di fare conversazione nella vita reale, ma dopo mi rendo conto che sono troppo ubriaca e dimentico di fare altre domande.
L’ultimo giorno della settimana è il gran finale in cui posso documentare quanto penso di essere magnifica: con un servizio fotografico per Instagram. Ho passato la settimana a leggere thread su come mettersi in posa, cosa mettersi in autunno e come fare un servizio fotografico. Quindi, dopo aver studiato, faccio venire a casa mia un amico fotografo.
Seguo i consigli su come mettere in mostra le mie curve: gira il sedere verso la macchina fotografica e guardati indietro; come apparire più alta: fatti inquadrare da un angolo più basso; e come mettersi in posa: gioca con il cardigan nello stesso ridicolo modo in cui fa Gigi Hadid in un servizio fotografico autunnale a caso.
Dopo aver visto le foto, penso che sembro scema e non voglio mai più fare quelle pose. Ripensando a questa settimana, giungo alle conclusioni apparentemente opposte che la Generazione Z è ossessionata dalle apparenze ma anche più in bolla di quanto sia umanamente possibile.
È stancante e irrealistico, ma non si allontana poi molto dagli assurdi consigli che cercavo da adolescente. Per il momento, mi prenderò gioco della Generazione Z per questa fissa dell’avocado nei capelli e non nel piatto.
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