Il 7 settembre 2011, Aaron Causey, artificiere dell’esercito degli Stati Uniti, ha risposto a una chiamata su un oggetto sospetto mentre era stanziato in Afghanistan. L’oggetto, ha poi capito, non era una bomba. Era un diversivo, allestito per far sì che chiunque lo trovasse avrebbe fatto esplodere il vero ordigno, piazzato poco lontano. Quando è esploso, l’ordigno ha distrutto le sue gambe, parte delle sue mani e ha riempito le sue spalle di frammenti di metallo. Gli ha anche lacerato lo scroto, lasciandolo con solo due terzi di un testicolo—e impossibilitato a produrre testosterone. Quando si è ripreso, lui e la moglie Kat Causey hanno capito che le limitazioni causate dall’infortunio e la perdita della libido per mancanza di testosterone avrebbero cambiato per sempre la loro vita sessuale.
In passato, le ferite di guerra come quella di Aaron erano rare, ma sono diventate la ferita distintiva della guerra in Afghanistan per via degli ordigni esplosivi improvvisati (IED).
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Negli ultimissimi anni, le ferite ai genitali nei soldati americani sono diminuite grazie a nuove protezioni, ma sono ancora incredibilmente comuni—seppure meno considerate, discusse e studiate—tra soldati e civili in altre zone di conflitto dove si usano IED e armi simili.
L’estensione e la natura di questo tipo di ferite varia, ma la maggior parte è comunque più difficile da trattare rispetto ai danni ai genitali causati in altre situazioni, come incidenti e risse.
Parlare di come cambia il sesso dopo aver subito una ferita genitale è ancora un tabù per molti, e ci sono relativamente pochi esperti medici del tema, due fattori che complicano la vita intima delle vittime. Cure ormonali e terapia possono comunque restaurare la libido, mentre chirurgia ricostruttiva, strap-on e i trapianti sperimentali di pene possono riabilitare una persona al sesso penetrativo.
VICE ha parlato di recente con Aaron e Kat Causey, che si battono per aprire la discussione su tutti gli aspetti della vita dopo un danno ai genitali (e non solo sugli aspetti legati alla fertilità, su cui c’è già più ricerca), compreso sesso e intimità, condividendo la loro esperienza.
Kat Causey: Non c’era niente di fuori dall’ordinario [all’inizio della nostra relazione]. Facevamo sesso. Era sesso standard. Non c’era ragione per non fare sesso ogni giorno. Eravamo spesso separati, però, per cui io preferivo la qualità alla quantità, dopo i primi giorni in cui ci incontravamo. Facevamo qualsiasi tipo di attività a distanza. Sexting, video, email…
Aaron Causey: Ci divertivamo.
Kat: Le cose sono cambiate prima della sua partenza per la guerra. Io volevo fare sesso di più, sapendo che sarebbe partito. Ma lui faceva preparazione per 12 o 14 ore al giorno. Poi è stato doloroso. Pensavamo, forse questa è l’ultima volta che facciamo questo o quello.
Aaron: Lavoravo come artificiere che disarmava esplosivi—e che prima o poi sarebbe saltato in aria. Subire un infortunio era una realtà dal giorno uno, quando mi hanno spiegato il mio compito. Ma non pensarci troppo fa parte del mestiere. Quando ci pensi finisci ferito o ammazzato. Ci abbiamo scherzato molto su questa cosa dopo che è successo, però.
Kat: Parlavamo più della morte [prima che partisse]. Non del restare ferito.
Aaron: Ho parecchi compagni che sono morti o rimasti feriti. Ma ti aspetti più di morire che restare ferito. Non conoscevo nessuno [che avesse subito una ferita ai genitali].
Prima di questo incarico, avevo stretto un patto con ogni medico: se perdevo un arto, nessun problema. Se perdevo due arti, o [il pene], non [salvarmi la vita]. Non avevo parlato con il mio ultimo medico però, e ho perso conoscenza dopo il colpo. Mi avrebbero comunque ignorato e salvato la vita, lo so.
Quando mi sono svegliato all’ospedale, non avevo concezione del tempo. Non so quante volte mi abbiano spiegato cosa era successo. A un certo punto hanno sollevato il lenzuolo per farmi vedere. Ricordo un urologo che mi parlava della ferita.
Kat: All’inizio diceva, “andrà tutto bene, riusciremo a fare sesso come vogliamo e ad avere figli.” Non so cosa sia successo, ma poi un giorno ha detto. “Ehi, ho capito.” Abbiamo iniziato a fare i conti col fatto che non si sarebbe ripreso del tutto.
Aaron: Per il primo anno [dopo l’incidente] ero così imbottito di narcotici e continuamente in chirurgia—ogni tre mesi circa—che non ho molti ricordi di quel periodo. Ma uno dei migliori è della mattina in cui mi sono svegliato con il pene dolorante. Mi era venuta un’erezione per la prima volta—col catetere infilato dentro, che si stava incastrando. [Kat e io] abbiamo festeggiato l’avvenimento tipo “funziona! Funziona!”
Dopo ho testato un po’ le acque [masturbandomi]. Normalmente l’eiaculazione ha un certo aspetto. Ma io ho perso un sacco di sangue e mi sono spaventato a morte. L’urologo però ha detto “Tranquillo, continua.”
Kat: Dopo l’infortunio devi masturbarti e fare sesso per dire ai dottori cosa ti succede. Io ho una buona libido, per cui ero pronta a tutto, anche se il sesso durava pochi minuti. Il punto non era l’orgasmo, né l’intimità, ma più Ok, come va?
Potevamo ancora fare sesso penetrativo come una volta. Ma col passare del tempo ci siamo accorti che la libido era poca [per colpa del calo di testosterone].
Aaron: Ci sono posizioni che non possiamo fare. Ho dovuto imparare ad accettare il mio corpo e che certe cose che facevo prima ora non posso più farle, tipo ribaltarla in giro per la stanza.
Kat: Ci sono voluti anni per capire cosa comportava la ferita per la nostra vita sessuale. C’erano domande che avremmo dovuto porre, ma che non sapevamo come porre. Il team medico non si preoccupava troppo perché sembravamo i pazienti perfetti.
Aaron: Avevamo un buon rapporto con l’urologo e lo staff medico. Ma tiravamo fuori l’argomento sesso più noi di loro.
Kat: Quello che vorrei dire [ai medici] è questo: assicuratevi di parlare di studi, e di sesso, anche se i pazienti non lo fanno.
Una cosa che vorrei essermi sentita dire prima è: “Non fate paragoni con la vostra vita sessuale prima della menomazione, perché non sarà la stessa cosa.” Ci sono voluti quattro anni perché imparassimo a essere una brava coppia con disabilità che gestisce gli stress della vita.
Aaron: Nei primi quattro anni prendevo un sacco di antidolorifici. Volevo fare sesso, ma le medicine mi condizionavano l’erezione. Poi abbiamo dovuto capire come funzionano il testosterone e i trattamenti per la fertilità [per poter concepire]. Se prendevo quelli, non prendevo il testosterone. E togliendo il testosterone, spariva la mia libido. Divento pigro, letargico. E ingrassavo.
Kat: Non abbiamo indovinato i livelli giusti di testosterone fino a un anno dopo la nascita di nostra figlia.
Aaron: Quando fai le iniezioni, hai una botta immediata. Il primo giorno lei mi diceva, “lasciami stare, sei diventato un 14enne arrapato.”
Kat: C’erano volte in cui mi sentivo decisa e carica, ma il suo dolore neuropatico rovinava il momento. O le sue amputazioni erano prese da spasmi. E non ci puoi fare nulla.
Quando parlo con amici di una generazione più anziani di noi, scopro che condividiamo alcuni problemi. Siamo diventati pensionati con 20 anni di anticipo. Non è bello. Anzi è una merda. Ma non è colpa di Aaron. Né mia. Ma alle volte provo molta rabbia.
Inoltre, non ho mai voluto trovarmi in una relazione genitore-figlio. Ho visto coppie [dove uno dei due è disabile] finirci. Io dico, qualsiasi cosa sia necessario fare, non ci troveremo così.
Aaron: Alle volte va da amici per una notte o due per staccare.
Kat: Siamo disposti a parlare. Ci sono cose del sesso che mi piacevano e che ora non sono più possibili per noi. Ne abbiamo parlato solo recentemente. Ma accetto anche che certe cose non le farò mai più.
Finiamo in territori strani più in fretta di altre coppie [tipo parlare di aprire la coppia]. Non abbiamo paletti. Quando qualcuno dei due dice “Ehi, proviamo qualcosa di nuovo…” va bene.
Aaron: Ogni tanto scopriamo ancora nuove posizioni. Non c’è da essere timidi. Basta parlarne.
Kat: Non siamo una coppia perfetta. Non siamo sempre una coppia felice. Ci siamo semplicemente ritrovati in questa situazione. E io sono sempre stata una che ci prova… Siamo disposti a ferire i sentimenti uno dell’altra qualche volta, ma siamo sempre disposti a continuare a provarci.
Aaron: Non ci siamo mai svegliati senza la voglia di provarci ancora.