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Ho provato tutte le app per il ciclo ed è stato tremendo

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Io non ho nulla contro il rosa. Ma quando si tratta di utilizzare applicazioni di tracking per il ciclo mestruale, l’amore incondizionato per il rosa è proprio il requisito minimo. Perché non c’è via di scampo—al rosa, ai coniglietti, ai fiorellini fucsia, e tutte quelle cose che per me hanno poca affinità con crampi, ovaie e il sangue ma che per i disegnatori di queste app sembrano centrali.

Le app del ciclo, la versione 2.0 dei cuoricini sul diario per indicare il primo giorno del ciclo, sono diventate la quarta applicazione più scaricata tra le donne adulte e la seconda delle applicazioni legate alla salute tra le adolescenti negli Stati Uniti.

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Sono arrivate anche sul mio cellulare, e in quello di molte donne italiane che lo usano per tenere traccia del ciclo mestruale e dell’ovulazione, per osservare i livelli ormonali, per approfittare o “difendersi” dal periodo fertile o per prepararsi alla sindrome premestruale. A tale proposito è nata anche la app Trakher, dedicata ai maschi interessati a “tracciare senza farsi notare il ciclo della moglie o fidanzata, [anche per] programmare un weekend romantico o capire gli sbalzi d’umore.”

Basta scrivere ciclo mestruale sugli store che subito compaiono app da donna dinamica, anglofona e sofisticata come Flo (flusso), Clue (indizio), Glow (bagliore) oppure versioni da Suor Germana come il Diario del ciclo mestruale o il Calendario mestruale. In molti casi puoi personalizzare l’aspetto dell’applicazione, così invece del coniglietto puoi scegliere la zebretta, il gattino o il cagnolino, tutti però con quella faccetta ottusa che denuncia una scarsa conoscenza della profondità delle emozioni coinvolte nel processo.

Quando apri l’app, di solito dopo averti chiesto alcune informazioni di base come età e primo giorno dell’ultimo ciclo, comincia una specie di tamagotchi in cui il tamagotchi è il tuo apparato riproduttivo e tu devi ogni giorno occupartene per migliorare l’esattezza della previsione. Tanto per cominciare molte app, specialmente quelle alla Suor Germana, non prendono ancora in considerazione l’idea di fluidità di genere e spesso danno per scontato non solo che adori i gattini ma che tu ti riconosca nel tuo sesso biologico e, molto spesso, che tu voglia avere informazioni e consigli sulla tua fertilità. Ma questo richiederebbe un articolo a parte.

La logica è di solito simile: con un tap su un fiorellino, su un punto ben visibile di un cerchio o di un banale calendario si apre l’interrogatorio serrato: allora sanguini? Sì, ma quanto? Quasi tutte le app differenziano il flusso in leggero, medio o abbondante: diciamo che il flusso medio è di 16 cucchiaini di sangue, circa 80 millilitri, ma io che non uso la coppetta mestruale non posso mettermi a strizzare gli assorbenti o raccoglierlo quando vado in free-flow (anche perché di solito quella da raccogliere con il cucchiaino sono io). Quindi in questo caso la app si affida a una percezione soggettiva.

Poi parte un interrogatorio a tutto campo che neanche il Mossad e ogni app si sbizzarrisce a modo suo. C’è Groove, che pur essendo l’app con la grafica più raffinata è anche quella che chiede specifiche sul muco—secco? Acquoso? Appiccicoso? Cremosino? Albume d’uovo?—senza tuttavia raggiungere i picchi de Il mio calendario mestruale, che propone anche il muco verdognolo, maleodorante e ricottoso (con tanto di icona! Grazie).

Poi c’è Period Diary, che nell’icona della app è abbreviato in P.D. (che risuona molto con le mie condizioni emotive dei giorni di mestruo) ed è probabilmente tradotto con google translate, perché se non inserisci i giorni ti perseguita con frasi come “giorno manca!” o “finì?” quando devi segnalare la fine. O Ipregnant, un po’ sguarnita di icone e domandine ma con un gigantesco forum dove andare a fare le domande come quelle che facevi al Cioè.

Se WomanLog si lancia in ambiziosi grafici su temperatura della cervice e fluttuazioni di peso—facendomi pensare che solo un uomo potrebbe chiedermi di fare cose del genere in giorni in cui voglio solo abbassare la tapparella, un dubbio rafforzato anche dal fatto che è anche l’app più ossessionata dai metodi contraccettivi—Maya è la più psicologica di tutte, e si articola in diverse emozioni con tanto di icona femminile che esprime stanchezza, distrazione, tristezza, concentrazione, serenità, libidine, fino all’emozione “attacchi di fame”.

L’attenzione al sesso nella maggior parte dei casi suona come la richiesta apprensiva di una mamma dalla mente aperta: se infatti poco poco riveli di aver fatto sesso non protetto, nel giro di 24 ore ti rifila articolo bello pesante sulle malattie sessualmente trasmissibili. Quasi tutte comunque ci tengono a sapere quanto stai arrapata, e all’apice troviamo Eve che ti mette tre icone: tanga fucsia, mutandine rosa e mutandone nonna a cui corrispondono i tre possibili stati di desiderio sessuale. Con Life sembra di entrare in clinica: se apri la cartella sintomi trovi dieci sottocartelle dedicate praticamente a ogni settore della tua vita e a ogni sintomo mai provato dal menarca a oggi.

L’invadenza delle app mestruali non si limita al momento in cui tu decidi di inserire i dati, ma si estende a tutte le segnalazioni che l’app decide di farti, se tu ovviamente acconsenti o se, come me, ti dimentichi di disattivare le notifiche.

“Stai per ovulare!” a cui si aggiunge un corsivo stile “Per questo adesso hai tanta voglia di ….” Oppure: “Effettua l’autopalpazione del seno!”. Oppure ancora i messaggi ansiogeni per chi vuole avere un figlio, tipo: “Ora o mai più!” per indicare la fine della finestra fertile, quel momento in cui l’uovo dovrebbe essere pronto per essere fecondato. Altre come Eve, che vorrebbero essere un filo più ironiche, propongono sex quiz per capire quanto ne sai sull’argomento, trivia quasi sempre a sfondo sessuale come “perché il lubrificante rende più difficile l’orgasmo” e icone buffe come banane e ciliegine per chiederti se in quei giorni sei particolarmente arrapata.

Il premio maternalismo lo vince invece Flo, che ha una sezione intitolata “Consigli” dove scarica decine di articoli in cui ti chiede di andare a dormire prima di mezzanotte, ti suggerisce metodi per evitare la sudorazione e altre cose che sicuramente non sto facendo nel modo giusto.

La cosa più paradossale per me dell’app mestruale, e a cui ho iniziato a riflettere solo dopo averne testate un po’, è che si tratta di un tipo di tecnologia che mi riporta ad ascoltare il corpo—e anche le mie emozioni—rigettando la fobia della macchina come “snaturamento” dell’esistenza.

Certo, le categorie—biometriche ed emotive—limitano la miriade di sfumature di eventi e sensazioni che avrei potuto descrivere usando quaderno e penna (rosa!), ma ormai mi conosco e da quando ho sette anni qualsiasi diario abbia mai iniziato dura tre pagine e il resto è bianco.


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Un’altra cosa che mi ha suscitato qualche riflessione, oltre al look total pink e all’insistenza sulla questione fertilità & concepimento neanche fossi una fabbrica di uova, riguarda l’utilizzo dei dati che, goccia dopo goccia, inserisco nell’applicazione: come in tutte le relazioni più si va avanti più diventa difficile lasciarsi perché pochissime applicazioni—come per esempio il mio Calendario—hanno una funzione di esportazione/importazione dati, quindi, a meno che uno scelga un’applicazione di questo tipo, una volta scelta conviene restare con quell’applicazione che accumula e rielabora nel tempo tutte le fluttuazioni. Io per esempio ho un ciclo abbastanza irregolare che può oscillare tra i 28 e i 33 giorni e l’applicazione nel lungo periodo fa il suo abracadabra matematico e comincia a darmi una vaga idea del mio andamento ormonale e mestruale anche negli anni, e così posso fare bella figura con la ginecologa a cui ho finalmente fornito una data precisa dopo anni di “Boh, forse il mese scorso? O era la settimana scorsa?”

L’app è un po’ come l’amica stabile, quella quadrata che però ti dà un senso di sicurezza. (E infatti solo la mia app e la mia amica quadrata sanno davvero quanto sia scarsa la mia attività sessuale, e nessuna delle due mi giudica per questo).

Inserendo dati su quanto cammino, bevo, fumo, sul mio umore, sullo stato della mia pelle, su quanto sono infoiata o se ho avuto l’orgasmo di recente, passando per i craving di cioccolata e l’odore delle mie perdite vaginali, mi offro da cavia per un complesso laboratorio di osservazione comportamentale che spesso fornisce dati preziosi a occhi indiscreti.

Se sono informata posso scegliere: una app come Clue per esempio lascia la possibilità di non creare un account online e impedire l’accesso alle informazioni e conservare i dati solo sul telefono, oltre a offrirti un servizio di back-up dei dati senza dover creare un account. Dall’altra parte ti spiega come invece, se decidi di avere un account, le tue informazioni, in modo anonimo, serviranno ad ampliare il campo di ricerca sulla salute femminile, cioè l’ambito in cui finalmente la preziosa descrizione del tuo muco verdognolo potrà servire a migliorare la consapevolezza medica sul corpo delle donne nel migliore dei casi e a vendere più medicine nel peggiore.