Ho scoperto che con un giubbotto catarifrangente puoi entrare gratis ovunque

Il mondo funziona a livelli. Le persone importanti hanno accesso ai posti esclusivi. Tutti gli altri devono pagare un sacco di soldi per farlo, o limitarsi a starsene dietro le transenne. Ma per entrare gratis a tutti gli eventi, un modo c’è. Devi solo fingerti una persona importante. E le persone che indossano giubbotti catarifrangenti sono importanti, perché di solito aggiustano cose che nessuno si prenderebbe la briga di aggiustare. Se vedi una persona con un giubbotto catarifrangente che supera una transenna, o che oltrepassa un buttafuori, dai per scontato che stia andando ad aggiustare qualcosa. Per questo i giubbotti catarifrangenti sono la chiave d’accesso al mondo intero. 


O almeno, questo è quanto io e il mio amico Sean abbiamo sempre pensato. Nella foto qui sopra, Sean è il tizio che sta per farsi rovesciare dell’alcol in gola, la sera in cui abbiamo deciso di verificare questa teoria. Il giorno dopo siamo andati in un grande magazzino, abbiamo comprato un paio di giubbotti catarifrangenti, dei walkie-talkie finti, e ci siamo preparati alla nostra avventura. 

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Abbiamo cominciato con un obiettivo abbastanza umile: il cinema. Con addosso i nostri giubbotti catarifrangenti, abbiamo oltrepassato con andatura decisa il tizio che stava all’ingresso, e siamo entrati in sala. È stato un gioco da ragazzi. 

L’unico aspetto negativo è che dovevamo accontentarci di quello che stavano proiettando, ovvero Office Christmas Party. Devo dire che però non era male. Anche se il brivido di esser entrati gratis potrebbe aver contribuito a questo giudizio. Era tempo di passare a cose più serie. 


Lo zoo si è rivelato una sfida più difficile, anche se solo a livello psicologico. Siamo stati 15 minuti all’ingresso, fumando una sigaretta dopo l’altra per mascherare la preoccupazione. Nessuno dei due credeva che saremmo riusciti a entrare. Non voglio esagerare, ma oltrepassare la biglietteria è stato un po’ il nostro sbarco in Normandia. 

Alla fine abbiamo scoperto che il pericolo era tutto nella nostra testa. Dovevamo solo camminare oltre l’ingresso—Sean ha addirittura rivolto un disinvolto “buongiorno” al tizio alla biglietteria. Non potevamo credere che fosse così facile. Una volta dentro abbiamo cominciato a sghignazzare e a salutare i veri impiegati dello zoo. Anche le famiglie credevano alla nostra sceneggiata—di tanto in tanto ci chiedevano a che ora chiudeva lo zoo, o dov’erano le scimmie. 


Questo sono io seduto vicino al recinto dei lemuri. I lemuri sono i miei animali preferiti, ma per qualche ragione quel giorno non se ne sono visti—sono rimasto molto deluso. Una famiglia mi si è avvicinata credendo che lavorassi in quel recinto, e mi ha chiesto quando avrebbe riaperto. Io ho risposto che avrei chiesto alla direzione di risolvere il tutto il prima possibile, e ho usato il mio finto walkie talkie per “sistemare le cose”. 

C’è un qualcosa nelle divise che genera una fiducia immediata. Le persone si fidano delle divise. La maggior parte di noi obbedisce a chi indossa una divisa senza neanche pensarci.

Con il passare della giornata, io e Sean abbiamo acquisito sicurezza e ci siamo sentiti sempre più a nostro agio. Continuavo a dimenticarmi di averlo indosso. Entrare in uno zoo era ben oltre le mie più rosee previsioni per questo esperimento, ma non sono uno che dorme sugli allori. Era il momento di vedere fin dove mi potevo spingere. 


Abbiamo provato a salire su un bus per turisti, ma l’autista non se l’è bevuta. A quanto pare quell’autobus era il luogo con il miglior servizio di sicurezza dell’intera città di Melbourne. 


Abbiamo preso un Uber per tornare in città, e Sean si è ricordato che quella sera c’era il concerto dei Coldplay. Perfetto. Arrivati allo stadio siamo passati ai giubbotti catarifrangenti arancioni, per amalgamarci agli altri lavoratori. Non si può dire che non ci adattiamo. 


Se devo essere onesto, entrare non è stato facile. C’erano un sacco di tornelli e porte, ma non eravamo per niente nervosi quanto avremmo dovuto. Sean diceva di sentirsi che saremmo riusciti a entrare. E abbiamo anche immaginato che, se le cose si fossero messe al peggio, al massimo ci avrebbero schedato. E invece le cose non sono andate male. Siamo riusciti a entrare. 

Una volta dentro, Sean ha scritto a un suo amico che era al concerto dicendogli di venirci incontro. Ovviamente secondo questo amico eravamo dei pazzi a cercare di entrare solo con i giubbotti catarifrangenti, e ha detto che avrebbe cercato di rimediarci dei pass. A questo punto, la storia offre diverse interpretazioni plausibili, e si può pensare che siamo riusciti a entrare grazie a questo amico. Ma comunque la si metta, sono stati i giubbotti catarifrangenti a portarci dai Coldplay. 

Non ero un grande fan di Coldplay prima di vederli con il mio giubbotto catarifrangente. Ma poi tutto è cambiato. Quando ho lasciato lo stadio, nello stomaco mi sentivo una luce calda—che però credo avesse anche a che fare con i gilet di plastica che ci portavamo addosso e il fatto che stavamo facendo una cosa illegale. 

In conclusione, l’esperienza ha dimostrato che avevo ragione: non saprai mai come funziona finché non ci provi. La vita offre occasioni che non ti aspetti. Grazie ai giubbotti catarifrangenti sono entrato gratis in tre posti. Se c’è un consiglio che mi sento di dare, è questo: comprati un giubbotto catarifrangente. È tutto ciò di cui hai bisogno nella vita. 

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