Se decidete di piazzare un radiotelescopio super tecnologico nel bel mezzo di una riserva naturale, dovrete attendervi la comparsa di volatili in cerca di un luogo sicuro per fare il nido e tante, ma proprio tante cacche di uccello. A partire dalla metà degli anni Duemila però, l’Agenzia spaziale europea ha sfruttato alcune strategie veramente primitive per ovviare a questi problemi: i falchi.
“L’antenna è come un hotel a cinque stelle per gli uccelli della zona. È molto alta e loro si sentono al sicuro là sopra,” mi ha spiegato al telefono Antonio Rubio Botello, addestratore di falchi dal 2000, “ma i nostri falchi si rendono utili spaventandoli.”
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Dal 2006, Botello collabora con l’Agenzia spaziale europea scacciando gli ospiti indesiderati dall’antenna Deep Space 2 della stazione di monitoraggio satellitare Cebreros ad Avila, una città della Spagna centrale. Due sere alla settimana, Botello e il figlio Adrian si recano sul luogo per un paio d’ore, liberando Nalla e gli altri falchi pellegrini perché pattuglino la zona.
La gigantesca antenna è utilizzata per tenere traccia dei satelliti che viaggiano nello spazio a una distanza superiore ai 200 chilometri dalla Terra. Lionel Hernandez, il direttore della stazione, mi ha spiegato che eventuali nidi di uccelli e le conseguenti feci oltre a disturbare la ricezione e la trasmissione dei segnali, costringerebbero il personale a pulire la struttura molto più spesso (aumentando le spese a dismisura).
Finora non sono state trovate altre opzioni high-tech. Hernandez aveva sentito parlare di alcuni aeroporti che diffondono registrazioni dei versi emessi dai falchi per tenere lontani gli altri uccelli, ma non le credeva tanto efficaci. Ho chiesto al direttore perché non avesse preso in considerazione i droni e lui ha risposto che avrebbe dovuto cercare una società specializzata in questo compito specifico, senza avere alcuna garanzia di successo.
Quindi, almeno nel prossimo futuro, la stazione Cebreros dipenderà dai servigi di Nalla & Co.
“Abbiamo una delle stazioni più moderne al mondo, ma per proteggerla sfruttiamo ancora dei sistemi medievali perché non ne esistono di più efficienti”, ha aggiunto Hernandez . “Abbiamo davvero bisogno di un qualcosa come i falchi.”