Martedì, in occasione del trentesimo anniversario del leggendario “Just Do It”, Nike ha annunciato una nuova campagna pubblicitaria. Il protagonista è Colin Kaepernick, il quarterback della NFL che nel 2016, durante l’inno nazionale prima della partita, si era rifiutato di alzarsi in piedi, inginocchiandosi in segno di protesta contro le violenze di polizia su cittadini afro-americani.
Questo gesto, che diede il via a un intero movimento di protesta nel mondo del football americano, non fu visto di buon occhio dai conservatori—che da allora disprezzano il giocatore e si sono schierati contro la lega per aver permesso un tale affronto. Per questo motivo, in seguito all’annuncio della campagna Nike, alcuni conservatori hanno risposto dando fuoco alle proprie scarpe e abbigliamento del marchio. Subito dopo l’annuncio della campagna con Kaepernick, su Twitter sono saliti in TT gli hashtag #JustBurnIt e #BoycottNike.
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“Prima la NFL mi obbliga a scegliere tra il mio sport preferito e il mio paese. Io scelgo il mio paese,” scrive Sean Clancy su Twitter. “Poi Nike mi obbliga a scegliere tra le mie scarpe preferite e il mio paese.”
Clancy è solo uno dei tanti utenti di Twitter ad aver postato un video in cui dà fuoco ai suoi prodotti Nike. Un consumatore deluso dalla scelta del brand ha addirittura urinato sulle sue sneaker; altri ancora hanno bruciato cinque paia di Nike mentre in sottofondo si sente l’inno nazionale:
Kaepernick, che è in causa con la NFL per sospetta collusione da parte dei vertici della lega di football americano, ha annunciato la campagna Nike postando un suo primo piano con il messaggio: “Believe in something. Even if it means sacrificing everything,” [Credi in qualcosa. Anche se significa sacrificare tutto il resto. NdR]
Il quarterback, che attualmente non è sotto contratto con nessuna squadra, è sponsorizzato da Nike sin dal 2011, ma non era mai apparso nei materiali pubblicitari del brand.
Il presidente USA Donald Trump ha ripetutamente attaccato gli atleti che hanno seguito l’esempio di Kaepernick, chiedendo alla NFL di penalizzare o addirittura squalificare i giocatori coinvolti nella protesta.
Questo articolo è comparso originariamente su VICE News.