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I greci lavorano in media più del resto dell’Europa

Penso non sia necessario riassumere gli avvenimenti in ambito europeo consumatisi negli ultimi giorni, ma per farla breve: la Grecia ha finito i soldi, l’Unione Europea non gli vuole fare altri prestiti—salvo inasprire ulteriormente le misure di austerity—l’attuale primo ministro greco Tsipras indice un referendum per far scegliere al popolo greco se accettare o meno la proposta dell’UE, il referendum dice no e infine questa mattina il Ministro della Finanze greco Varoufakis si dimette. Ci siamo?

Che significa questa lunga premessa? Non saremo certo noi di Motherboard ad avventurarci in approfondimenti di natura socio-economico-politica; in questo VICE vi sarà sicuramente più utile.

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Cosa possiamo dirvi, però, è che a giudicare da queste statistiche i greci si fanno il culo più di tutti noi, almeno sulla carta. Una ricerca di Statista mostra infatti come nel 2013 in un ventaglio selezionato di paesi europei sia proprio la Grecia a collezionare il maggior numero di ore settimanali medie di lavoro: circa 42, subito davanti al Portogallo e alla Spagna. La media europea è di 37.2 ore settimanali, e noi italiano stazioniamo stabili attorno alle 36.9. Certo è che Statista stesso smentisce la correlazione tra ore di lavoro e produttività, ma qualche dato in più non fa mai male.

La storia d’amore tra Germania e Grecia ha inizio nel 2010, quando Bild ha suggerito ai “greci squattrinati” di “vendere le isole per ripagare i debiti.”

Insomma, che la Grecia abbia qualche problema strutturale nella gestione dei soldi è innegabile, ma la prossima volta che vi verrà in mente di dare ai greci dei nullafacenti, sappiate che i numeri vi smentiscono. In particolare potreste ricordarlo ai tedeschi del Bild, che nel 2010 avevano umiliato pubblicamente il popolo greco con una lettera aperta che ricordava ai greci che “anche la Germania ha molti debiti da ripagare, ma se li può permettere perché i tedeschi si alzano presto per andare a lavorare.” Ovviamente i problemi della Grecia non si possono ridurre a un conteggio di ore settimanali—anche perché sono sempre meno i fortunati che hanno un lavoro—ma già che ci siamo tanto vale sfatare, per l’ennesima volta, un mito.