Immagine di Marta Parszeniew
Con l’avvicinarsi della fine del 2013, i redattori di ogni dove si adagiano sulle scrivanie e riscaldano le proprie pappardelle del passato: conti alla rovescia di top 10/20/30/50/100 di quanto ci siamo beccati negli ultimi 12 mesi. Ma dopo esserci fatti faticosamente strada tra supplementi musicali di fine anno che insistono su analisi sociopolitiche di Kanye West e riflessioni sull’influenza di Giorgio Moroder, i nostri occhi diventano fessure e proviamo un’intensa sensazione di déjà vu. Non l’abbiamo già visto? Su tutte le riviste/quotidiani/webzine/scatole di cereali? Tipo ogni anno? Da sempre?
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Basta, allora: questa è l’unica vera Top 50 dei dischi dell’anno di cui abbiate bisogno. ECCO LA GRANDE LISTA del 2013:
50: Questa in teoria è la posizione del disco di David Bowie se l’avesse fatto uscire cinque anni dopo Reality invece che dieci—ovvero, quando l’indifferenza del pubblico era davvero tangibile.
49: Qui c’è la band che si sarebbe posizionata un sacco di posti più in alto se solo non si fosse rifiutata di mettere i pezzi su Spotify, con il risultato che il loro disco non è stato ascoltato praticamente da nessuno.
48: My Bloody Valentine.
47: A$AP Rocky.
46: Band influenzata esclusivamente dai My Bloody Valentine ma i cui componenti non erano nemmeno nati quando Kevin Shields iniziò a comporre il suo “nuovo” disco. In altre parole, gli sono cresciute le ossa, i reni si sono sviluppati e poi sono usciti dalla pancia della mamma, hanno imparato a camminare, leggere e defecare da soli, hanno imparato a suonare i loro strumenti musicali e si sono fatti un’idea della meccanica filosofica della nonchalance, tutto nella stessa quantità di tempo che è servita a Kevin per accendere i suoi pedali.
45: Mettiamo strategicamente l’album di A$AP Ferg qualche posizione più su di quello di A$AP Rocky (perché sappiamo il fatto nostro).
44: Un mixtape pubblicato da un blog. Questo dimostra che il nostro staff ha aperto un blog e ascoltato un mixtape, anche se poi ha dovuto masterizzarlo su un cd per ascoltarlo nello stereo in redazione.
43: TORRES.
42: Album pubblicato da un idiota presenzialista di internet, la cui mera presenza su questa lista invalida tutte le altre posizioni perché rende palese che il curatore sia una scimmia che invece di ascoltare i dischi usciti nell’anno era occupato a spalare concime con una vanga.
41: Questa in teoria è la posizione del disco di David Bowie se l’avesse fatto uscire due anni dopo Reality invece che dieci—ovvero, quando tutti ancora speravano che facesse uscire qualcosa di buono.
40: Un disco talmente importante e noioso che nemmeno James Blake riuscirebbe a reggerlo.
39: Band che al terzo tentativo è finalmente riuscita a farsi bannare un video da YouTube.
38: Un’artista che ha collaborato con Danny Brown e poi ha dovuto far uscire un comunicato stampa in difesa dei suoi testi, dato che i commentatori pop-femministi di Twitter l’avevano linciata. Chi avrebbe mai immaginato che la successiva reazione anti-pop-femminista l’avrebbe catapultata nel cuore della coscienza critica e quindi in questa top 50?
37: Un disco che se non fosse stato scritto da qualche band scandinava sarebbe etichettato come una cazzata sdolcinata. Ma siccome la band viene da Malmö allora sì, sono solo quegli adorabili mattacchioni degli svedesi.
36: Band che cerca di essere la band che gli Arcade Fire cercavano di essere quattro anni fa.
35: Band che cerca di essere la band che gli Arcade Fire cercavano di essere otto anni fa.
34: Band elettronica spinta da the Quietus che gli Arcade Fire vorrebbero essere adesso, ora che finalmente hanno capito che le chitarre non vanno più “di moda” da almeno sei anni.
33: Album registrato da una storica band alternativa per giustificare il tour internazionale, tour segretamente organizzato per allontanare il cantante dal suo triste matrimonio, che a sua volta serviva come tentativo per allontanarsi dalla droga.
32: Quell’album un po’ loffio di Jay Z, perché avevamo mezzo criticato l’ultimo e non potevamo demolirne due di fila senza rischiare di vederci rifiutata ogni intervista da qui al 2040.
31: Musicista “etnico” proveniente da un posto sfortunato dove grazie a Dio non dovrà tornare finché i giornalisti musicali continueranno a chiedergli com’è la situazione nel suo paese natale.
30: Prima band della sinistra ondata di artisti degli anni zero che tenteranno una reunion.
29: Un rapper che fa alle ragazze cose che Robin Thicke non si sognerebbe di fare nemmeno tra un milione di anni, ma che nonostante tutto è diventato famoso perché tutta la nudità nei suoi video è talmente piena di volgarità random da rendere inutile qualsiasi sbrodolamento editoriale.
28: Band che ha idee politiche piuttosto radicali che in nessun modo sono compromesse dal fatto che in passato cercasse in tutti modi di entrare in classifica con i mezzi più ridicoli.
27: Oh sì certo. Loro.
26: Almeno una persona in redazione esce con un/una musicista sconosciuto da due soldi. Questo è il suo album.
25: Miley Cyrus. Ovviamente nessuno l’ascolta sul serio, ma la redazione deve far finta di averla ascoltata fino allo sfinimento per giustificare a) quella foto gigante di Cyrus che si masturba con un martello e b) quegli articoli d’opinione dai titoli pretenziosi tipo “Il 2013 è stato l’anno in cui il pop è diventato punk?” oppure “Il ritorno dello spettacolo” o altre cose del genere.
24: Musicista che 12 mesi prima è stato/a incoronato/a “Il suono del 2013”. Non c’è bisogno che vi dica che non è vero, perché quel titolo spetta solo ad Emeli Sande.
23 – 20: Album pubblicati da artisti conosciuti e rispettati che non sapevi nemmeno fossero usciti perché sei stato inondato da una marea di nuovi dischi carini usciti uno dopo l’altro e che hai ascoltato con una disperata sete di novità—a stessa che ti ha spinto a buttarli nel cestino qualche tempo dopo.
19: Oneohtrix Point Never.
18: Una donna che sa cantare abbastanza bene. Ha le carte giuste per diventare la nuova regina del nu-soul/future RnB, e il suo successo dipende largamente dal fatto che nessuno ha capito che in realtà è un tipico archetipo inglese, un incrocio tra Jessie J e Dev Hynes.
17: Qualcosa con un featuring di Kendrick Lamar.
16: Laurel Halo.
15: Disco che fa gridare tutti al ritorno della musica dance e che ispira ogni giornalista musicale over 30 a lasciarsi andare raccontando aneddoti su com’era “ai tempi”. Evidentemente ignorano tutti che la musica dance non va di moda da almeno vent’anni.
14: Band che ha iniziato l’anno sghignazzando e prendendo in giro le altre band più commerciali di loro, e che ora sogna di poter pagare l’affitto con tutte le belle recensioni che ha ricevuto il suo disco.
13: Ragazzino/a diciottenne con stile iper sexy e dalle influenze nipponizzanti, ovvero l’esatta immagine di quello che hanno in testa giornalisti vecchio stampo quando pensano alla vita di un adolescente moderno.
12: Quando vedrai questo gruppo su uno dei palchi piccoli di un festival estivo ti renderai conto di aver letto decine di articoli su di loro su almeno cinque siti e riviste diverse, ma nonostante ciò non ti sei mai degnato di ascoltarli.
11: Momento infausto nella storia dell’umanità in cui la gente che ha votato Drake con ironia si unisce alla gente che ha votato Drake prendendosi terribilmente sul serio. In pratica è così che i nazisti hanno preso il potere.
10: Kanye West [vai a pagina 30 per leggere le 10 frasi più matte dette da Kanye nel 2013 e per vedere una foto di lui in moto mentre lo appoggia alla moglie].
9: Jon Hopkins o Daniel Avery.
8: John Grant o i Pet Shop Boys.
7: La vera posizione del disco di David Bowie, dato che è uscito così tanti anni dopo Reality che tutti hanno dimentato qualsiasi cosa pubblicata da Let’s Dance in poi e quindi sono caduti ossequiosamente ai suoi piedi.
6: Il disco dei Daft Punk, perché tutti sanno che comincia a diventare figo dopo un po’ che l’ascolti, e quindi se ora ti sembra una noia senza fine è colpa tua che non l’hai ascoltato abbastanza bene.
Numeri 5 – 2: Dischi ok: nessuno ci è andato in fissa ma allo stesso tempo a nessuno hanno fatto veramente schifo, quindi sono arrivati nelle posizioni più alte. Per lo stesso ragionamento, dischi che hanno fatto impazzire qualcuno e che altri hanno odiato non sono nemmeno arrivati in classifica.
NUMERO 1: Arcade Fire (Q), Arctic Monkeys (NME), Sven Vath (Mixmag), Neil Young (Uncut), Neil Young (Mojo), Neil Young (Classic Rock), Neil Young (Home & Garden), un tipo che mugugna trascendentalmente su loop distorti che riproducono il suono del cemento quando viene spalmato (The Wire).
Per altra musica, vai su Noisey.
L’anno scorso: I migliori dischi del 2012 secondo VICE