Música

I peggiori versi dell’indie italiano

A volte sogno di essere quel mio vecchio amico che pensava che “indie” fosse un’abbreviazione di indiano. La mia vita sarebbe molto migliore, magari anche solo perché il mio vocabolario NON comprenderebbe questo annoso termine e il mio cervello forse sarebbe più puro. Chissà. Intanto però devo accettare che non è così, e che devo sucarmi le dirette conseguenze di questo fatto senza manco lamentarmi troppo.

No un attimo non è vero. Posso lamentarmi eccome. Insomma, qualche tempo fa Mattia Costioli si è svegliato, ha sentito l’urgenza di smerdare l’intero rap italiano—pure tutti noi l’anno scorso con lo scomodo Noisey Spit per cui non siamo mai più stati perdonati—e ha scritto una rassegna delle peggiori rime in circolazione da un po’ di tempo a questa parte, e io dovrei farmi venire sensi di colpa per precisare ancora un’altra volta i miei sentimenti nei confronti del brutto. Qualche settimana in un discorso con un’amica è emerso che da fuori traspare solo un diffuso senso di ossessione maniaco compulsiva, più che una volontà reale e critica di cambiamento, e che il difetto principale è essere prevedibili.

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Che dire amici, fin quando in Italia esisteranno prodotti musicali mediocri di dubbio gusto esisterà pure la prevedibilità insita in rivelazioni come quelle che stiamo per fare. Queste sono le frasi che rappresentano al meglio l’indie italiano, e quindi in fondo ci sbagliamo a definirle “peggiori”, perché non riesco a immaginarmi un genere musicale che risponda a questo nome e che sia obiettivamente non mediocre. Grazie indie ma soprattutto grazie India.

MARIA ANTONIETTA – ALLA FELICITÀ E AI LOCALI PUNK
Volevo sequestrarti al mondo intero e alla felicità,
agli amici ai diversivi ai dischi tristi e ai locali punk
volevo sequestrarti anche a Dio perchè tu fossi solamente mio

Per precauzione inserirei pure io il termine punk in una canzone, se facessi indie.


L’ORSO – AVERE VENT’ANNI

La mia vita da stagista, la mia relazione stragista
magari poi avrà pure le sue qualità
ma tra fare l’impiegato e la BR che differenza fa

Un verso che è praticamente un’arma di distruzione di massa. Più spiazzante di qualsiasi stato su Facebook in cui Casapound parla bene dell’Islam. Più annichilente della tuta arancione fluorescente che ogni tanto si mette Birsa in ufficio. Più di tutto questo.


LUMINAL – CARLO VS. IL GIOVANE HIPSTER

Io credo ancora nel potere mistico dell’arte / Vengo ancora spazzato via dalla grandezza del cosmo

Ho parlato di Birsa quindi gli cedo la parola:

Scusatemi, lo so che fa davvero male al fegato leggere questi due versi di fila e mi sarei potuto risparmiare di scriverli. Peggio ancora è ascoltarli cantati da uno con la voce da rappresentante d’istituto impasticcato su un riff tipo Gazosa. Il brano intero è una specie di betoniera post-post-post-stocazzo in cui impastare il cemento necessario a costruirsi la muraglia ironica dietro la quale poi trincerarsi per poter dire “sono meglio io che sono UN SENSIBILE ARTISTA” credendoci davvero. Se Carlo pensa che la muraglia lo metta al riparo dai miei sputi non ha proprio capito un cazzo della vita (come se ci fosse qualche dubbio). In pratica è una prosecuzione, quindici anni dopo, dell’immondo “Non saremo mai come voi, siamo diversi / puoi chiamarci se vuoi, ragazzi persi” dei Tre Allegri Ragazzi morti, intendendo i quindici anni anche come dato anagrafico di una ipotetica unica voce narrante, che nel 99 aveva quattordici anni (età a cui lo sviluppo di Davide Toffolo sembra essersi irrimediabilmente bloccato) e ora ne ha trenta. E adesca le quattordicenni su Tumblr con citazioni da Bukowski e da L’Isola Di Arturo.


GLI EBREI – MIO AMICO MIO

Amico mio abbracciami che ti abbraccio anch’io

Ma se vuoi non abbracciarmi così non ti abbraccio nemmeno io.


THEGIORNALISTI – MARE BALOTELLI

Dove hai messo il gusto, uomo del nuovo millennio?
mi sa che l’hai lasciato nel secchiello sulla spiaggia in riva al mare

Una canzone che praticamente ruota attorno alla rima tornare-mare, che infatti alla fine viene ripetuta fino a quando sfuma via dolcemente. Mi è venuto in mente quando il mio amico Claudio l’altro giorno ha detto Sentirebirsare e Birsa ha risposto Soniareascoltare.


GIOVANNI TRUPPI – SUPERMAN

Ho sognato che facevo l’amore con superman, era molto meglio di te, era grande, era forte, era superman

O forse era Hulk.


IL RE TARANTOLA – I NIPOTI DEI FIORI

Siamo i figli dei figli dei fiori, siamo i nipoti dei fiori

Noi quindi probabilmente nonni dei fiori? Sì.


NICOLÒ CARNESI – HO UNA GALASSIA NELL’ARMADIO

Lasciamo le idee giù in cantina
meglio la democrazia del vivere
e lo credo bene
siamo andati a male
siamo solo cellule in continua collisione

VOGLIO PICCHIARE MOTHERBOARD (cit. Virgi)


CALCUTTA – COSA MI MANCHI A FARE

Allora dimmi che cosa mi manchi a fare? Tanto mi mancheresti lo stesso, che cosa mi manchi a fare?

Chi cazzo è Calcutta? Perché piace pure agli insospettabili? Perché i suoi versi sembrano frasi estratti da film con Margherita Buy in lacrime che spacca piatti contro i muri?


ETTORE GIURADEI – CULO SULLA LAVATRICE

Culo
sulla lavatrice
Sudo a dorso nudo
I sandali per terra
Parte la centrifuga

Ok.


EX OTAGO – AMATO THE GREENGROCER

I give you melody melody melody
I give you sympathy sympathy sympathy

do you wanna potatoes and veggies
and I give you harmony

Menzione di riguardo a questi tizi che facevano quanto elencato fino a ora già dieci anni fa. Però mi hanno fatto venire fame.


BACHI DA PIETRA – FESSURA

Fammi fesso, fesso come fessura, lascia entrar frescura in questa testa dura e chiusa.
Lascia entrar frescura in questa stanza chiusa e buia. Fammi fesso fessura, lascia un’apertura.

Vai Birsa:

Ora, io non so bene che sia successo a Giovanni Succi. Fino a Tarlo Terzo era tipo uno dei pochi parolieri cantanti degni di questo nome rimasti nell’Italico Stivale. Poi boh, in Quarzo dava già segni di cedimento, ma da Quintale in poi pare avere subito una radicale riduzione del vocabolario e un aumento di pose da maledetto a dir poco inguardabili. Il che va di pari passo col fatto che ha smesso di usare la chitarra in maniera tonale-materica per darci giù con riff RUOCK uno più patetico dell’altro. Ecco, per venire ai versi in questione: ero piuttosto indeciso su quali pescare in un album i cui testi fanno tutti sganasciare da ridere (nell’ultimo Necroide, invece, fanno proprio venire voglia di menarlo), e alla fine ho optato per gli snervanti giochi di parole di “Fessura”. Davvero, Giovanni, quanto cazzo ti sembrerà di essere brillante? Hai lasciato che un testo si scrivesse da solo sulla base di supposte concatenazioni semantiche derivanti da affinità fonetiche. È un trick da rapper sfigato, già di per sé intollerabile, figuriamoci da parte di uno che si spara tutte ste pose da letterato.

L’OFFICINA DELLA CAMOMILLA – DAI GRAFFITI DEL MERCATO COMUNALE

Cecilia oggi sul presto ti và di dar fuoco alla scuola?
a cavallo del mio mostro d’armadio scatteremo polaroid pop a tutti gli studenti morti nel falò

È davvero successo. ¯\_(ツ)_/¯

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