In teoria alla fine di quest’anno nella Repubblica Democratica del Congo dovrebbero tenersi delle elezioni piuttosto importanti da cui uscirà il successore del presidente Joseph Kabila—salito al potere nel 2001 al termine della guerra civile e che ha raggiunto il limite di due mandati previsti dalla costituzione. In teoria, perché in realtà si sarebbero dovute tenere già nel 2016 e nel 2017.
Il principale avversario politico di Kabila è Moise Katumbi, ovvero una specie di Berlusconi congolese: un imprenditore milionario che si è fatto da solo, ex governatore del Katanga e proprietario della squadra di calcio più forte d’Africa, il TP Mazembe. Katumbi è il leader dell’opposizione congolese ed è in testa nei sondaggi—soltanto che, a quanto pare, non potrà candidarsi. Per via dei suoi trascorsi italiani. O meglio, pugliesi.
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La notizia è uscita qualche giorno fa sul magazine Jeune Afrique ed è stata ripresa e confermata da Reuters oggi: dal 2000 al 2017 Katumbi—che è figlio di un ebreo greco-italiano fuggito da Rodi con l’ascesa del fascismo—ha vissuto a San Vito dei Normanni e, secondo il comune, in quel periodo avrebbe posseduto la cittadinanza italiana, a cui avrebbe poi rinunciato il 13 gennaio 2017.
La costituzione congolese, in teoria, non consente di possedere la doppia cittadinanza e fa perdere automaticamente il passaporto a chi ne ottiene un secondo—con la possibilità di rivolgersi al governo per riottenerlo in un secondo momento. A quanto pare Katumbi non avrebbe mai fatto questa procedura, per cui di fatto in questo momento non potrebbe candidarsi alle elezioni.
Il governo congolese ha aperto un’inchiesta sulla questione (che, secondo Jeune Afrique, era da tempo nota e oggetto di voci). Ieri, in un video, Katumbi ha detto che nessuno può contestare il suo essere cittadino congolese ma non ha smentito di aver posseduto la cittadinanza italiana. Secondo Katumbi e il suo entourage tutta questa storia sarebbe solo l’ennesimo tentativo di Kabila di rinviare ancora le elezioni, così da guadagnare abbastanza tempo per modificare la costituzione, rimuovere il limite di due mandati e restare al potere.
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