Come mi ha spiegato Brandon Brown—un ricercatore in campo sanitario e professore associato del Center for Healthy Communities presso il dipartimento di medicina sociale dell’università di Riverside, in California—”curiosamente” la tecnologia dietro ai preservativi in epoca recente è rimasta essenzialmente la stessa. Di fatto non è cambiato quasi niente dagli anni Trenta dell’Ottocento, quando abbiamo smesso di usare gli intestini di animali per sostituirli con il lattice. L’ultimo “grande” cambiamento, se possiamo chiamarlo così, è stato l’introduzione della punta, avvenuta circa 70 anni fa.
Nemmeno l’aumentare dei tassi d’infezione delle principali MST ha provocato un rinnovamento dei preservativi, che tra l’altro non proteggono da malattie come il papilloma virus. E secondo Brown questo non è avvenuto semplicemente perché il preservativo non è nato per combattere le MST. È nato per evitare le gravidanze indesiderate, tutto lì. “E da quel punto di vista funziona perfettamente,” aggiunge, facendo notare che le aziende che producono preservativi in realtà hanno fatto continui miglioramenti—ad esempio, passando dal lattice al poliuretano, con il quale si possono fare preservativi molto più sottili ma ugualmente resistenti. “Ma il problema resta lo stesso: la gente non vuole usarli, perché con i preservativi il sesso è percepito come meno bello.”
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“Ci sono un sacco di varietà e addirittura tutta una serie di sapori diversi, ma nessuno ti direbbe mai che si tratta di cambiamenti sostanziali,” ha aggiunto Stuart Nugent, responsabile comunicazione della compagnia di sex toy Lelo. L’anno scorso Lelo è finita al centro dell’attenzione quando ha lanciato sul mercato Hex, descritto come “il primo preservativo di nuova generazione del mondo.” Il prodotto era stato pensato per risolvere diversi problem relativi al comfort e alla resistenza. Quando gli ho chiesto come mai l’unica azienda a cercare di innovare il settore dei preservativi sia un’azienda che si è sempre occupata solo di vibratori, Nugent mi ha detto che alla fin fine tutto si riduce a una sola cosa: la pigrizia.
“L’industria dei preservativi è dominata da tre giganteschi brand che ormai non competono più l’uno con l’altro per paura di perdere quote di mercato, per cui si accontentano di quello che hanno e risposano sugli allori,” mi ha spiegato. “Per un sacco di tempo queste aziende si sono letteralmente spartite il dominio sul settore della salute sessuale, acquisendo le aziende innovative emergenti oppure cercando di farle fallire. Per un’azienda piccola operare nel settore è incredibilmente difficile. Per esempio, noi sappiamo che ancora prima che rilasciassimo il prodotto sul mercato, il brevetto di Hex era già stato accuratamente studiato dalla concorrenza.”
Ci sono stati diversi altri tentativi di rivoluzionare il mondo dei preservativi. Nel 2013, Brandon Brown è stato uno dei ricercatori che hanno fatto domanda per un finanziamento della Bill and Melinda Gates Foundation per finanziare i loro sforzi tesi allo sviluppo di preservativi di nuova generazione.
Nel novembre di quell’anno—e di nuovo nel giugno 2014—la fondazione ha svelato i progetti destinatari di finanziamenti da 100mila dollari l’uno. Tra le idee che erano state ritenute valide c’erano progetti per preservativi che si inspessivano durante il sesso o che aderivano meglio al pene, oppure condom rinforzati con polimeri basati sul grafene in grado di condurre meglio il calore e migliorare il piacere sessuale. Per ora nessuna di quelle idee—sia quelle per condom fatti di nanoparticelle sia quelle per preservativi fatti col collagene estratto dai tendini bovini—è arrivata sul mercato di massa. Come ha spiegato a Mic nel 2015 Mark McGlothlin (quello dei preservativi al collagene bovino) è principalmente una questione di costo: “Probabilmente solo ottenere l’autorizzazione alla produzione ti verrebbe a costare oltre un milione di dollari.”
E questa barriera è più che sufficiente a impedire che questi preservativi di nuova generazione finiscano sugli scaffali dei supermercati. Lo scorso luglio, un gruppo di ricercatori del MIT ha annunciato di aver sviluppato un idrogel con il quale sarebbe stato possibile produrre condom di gran lunga migliori di quelli in commercio. In uno studio pubblicato sulla rivista di settore Advanced Healthcare Materials, gli studiosi hanno spiegato che i materiali ottenuti da quel gel sono flessibili, morbidi e aderenti oltre che sterili—in pratica, perfetti per farci un preservativo.
“La cosa interessante di questo materiale è che è molto simile ai tessuti umani—alla pelle, ad esempio,” mi ha spiegato German Parada, uno degli autori dello studio. Gli idrogel sintetici esistono dagli anni Sessanta, ma secondo Parada è solo negli ultimi due o tre anni che si è scoperto come farli aderire ad altri materiali come il metallo, il vetro o appunto il lattice. È un procedimento complicato perché si tratta di una sostanza molto liquida, ma la ricerca degli scienziati del MIT ha prospettive davvero rivoluzionarie. “Questo è il motivo per cui una cosa del genere non è ancora sul mercato,” ha aggiunto. “Non c’è perché è una tecnologia davvero nuova.”
E anche se lui e il suo team stanno già pensando a future applicazioni commerciali del materiale, ci vorranno anni di test—e probabilmente milioni di dollari di fondi—prima che qualcuno ci faccia dei preservativi che la gente normale possa usare nella sua vita di tutti i giorni. “Al momento è ancora un’idea,” ha concluso Parada. “Ci sono ancora un sacco di cose da fare prima che possa arrivare sul mercato.”
Questo articolo è tratto da TONIC.