Il triste mondo degli adulti che si fingono bambini per qualche Retweet

Riuscite a immaginarvi seduti al tavolo, armati di pastelli e tutti presi a ricreare il testo della verifica di un bambino di terza elementare? O impegnati a cercare di convincere migliaia di persone che vostro figlio ha preso in mano un reggiseno e se n’è uscito con una battuta sorprendentemente sagace? Se la risposta è “sì”, tranquilli: siete in buona compagnia. Anzi, potreste essere addirittura parte di quella legione di comici da Twitter che si inventa aneddoti spassosi sui bambini pur di finire in un post di Buzzfeed.

È così: su Internet, gli adulti che si inventano cose dette dal tale bambino sono i nuovi animali che fanno facce buffe. Dopotutto, i bambini non sono forse animaletti con doti comunicative leggermente più avanzate?

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Col tempo, questo tipo di tweet ha iniziato a colonizzare periodicamente le timeline e la varietà di siti dedicati ai fenomeni virali. La formula è relativamente semplice: prendete un errore fonetico vagamente divertente ma che un bambino difficilmente farebbe nella vita reale—come fare confusione tra “colazione” ed “eiaculazione”. In un mondo ideale, questo errore vi permetterà di accedere a qualche grande verità sull’umanità; e più il contenuto è sentimentale e lezioso, maggiori sono le possibilità che il vostro finto tweet venga notato da UpWorthy e fatto rimbalzare in ogni angolo dell’internet da mamme che hanno appena scoperto Facebook. Attribuite la frase al vostro inconsapevole figlio/cugino/bambino a cui fate da babysitter, pubblicatela su Twitter e sperate di essere notati dagli account giusti.

Come la maggior parte delle cose stucchevoli, è difficile individuare il motivo preciso per cui questi tweet sono così fastidiosi. In fondo, non danneggiano il mondo. Esistono cose ben più gravi di cui preoccuparsi. E non voglio certamente dire che mi piaccia fare il poliziotto di Twitter. Ci sono un sacco di altre bugie che scorrono impunemente nelle nostre timeline alle quali non però non attribuisco tutto questo peso. Ma questo fenomeno, e la disperata ricerca di attenzioni che gli sta dietro—o il cinico uso dei bambini per il fattore “tenerezza”—mi infastidiscono non poco.

Come per tutte le grandi ingiustizie del mondo, ovviamente, esistono anche account che cercano di contrastare, delle specie di whistle-blower dei bimbi-battutisti. @FaaakeTweets, per esempio, scandaglia la rete in cerca di storielle divertenti ma potenzialmente finte, linka il tweet, menziona l’autore, aggiunge un “FAKE” o “DIDN’T HAPPEN” e aspetta che chi di dovere si senta sufficientemente offeso o anche solo chiamato in causa.

Non è poi così difficile cascarci. Soprattutto quando il tweet viene ripreso da più persone, magari proprio su un sito dotato di una redazione. Dai, sarà vero. Non possono esserci cascate così tante persone. Insomma, vale davvero la pena perdere tempo a indagare sull’autenticità di una cosa del genere? No, eppure non posso fare a meno di interrogarmi sulle persone che investono il proprio tempo in operazioni del genere.

I fake assumono varie forme e stili, ma i più stucchevoli sono indubbiamente quelli su conversazioni che chi twitta avrebbe avuto coi propri figli. A volte badare a un bambino può essere difficile e a tratti alienante, quindi capisco benissimo l’esistenza di forum per mamme e il gin. Ma questi tweet sembrano partoriti nella speranza di ottenere un po’ di attenzione da un qualche comico di terz’ordine che ha fatto una comparsa in una serie tv e così facendo si è guadagnato 2.500 follower.

Qui sopra trovate alcuni degli esempi più fastidiosi. Non solo per il tono, o perché sono più finiti di una scena di Beautiful, ma per quell’insopportabile ansia di esprimere un valore culturale. Persino quando uno di questi tizi finge di sapere qualcosa del proprio figlio, lo fa decidendo che quello stesso figlio guarda i Puffi. In che epoca vivono queste persone? I tweet sono confezionati soltanto per avere senso presso quel pubbico che appartiene alla stessa generazione degli autori.

A volte c’è chi fa addirittura un passo in più, adoperandosi con tanto di carta, penna e scanner per capitalizzare sul fenomeno. Probabilmente, mettersi lì a riprodurre la grafia di un bambino con tanto di firma è ancora più triste. L’unica cosa che mi consola, e che mi offende un tantino meno, è che forse questi bambini non esistono nemmeno e mai esisteranno.

Insomma, l’avete capito: è facile prendersi gioco di queste finte conversazioni o testimonianze scritte. Ma c’è un ma.

La domanda fondamentale è una sola: perché? Perché fanno quello che fanno? Perché si ingegnano e tentano di imitare la grafia dei propri figli? Be’, la gente fa un sacco di cose senza senso per un po’ di attenzione. Mettono all’asta la propria verginità, si vestono da idioti durante la settimana della moda e decidono di mangiarsi l’anca.

In pratica, Internet è un’enorme stanza piena di segaioli starnazzanti, e forse la realtà della vostra vita non è abbastanza rumorosa per emergere dal mucchio. Stando così le cose, è normale tentare di urlare più forte degli altri. Harry Styles può parlare delle cose più ovvie della sua giornata e ottenere l’attenzione della gente. Può guadagnarsi 100mila retweet dicendo semplicemente di essersi mangiato un toast mentre era sotto la doccia. Per tutti gli altri non funziona esattamente così.

Ma non c’è da prendersela più di tanto. Non è il peggio che possa capitare. È solo una tendenza piuttosto fastidiosa. Per ora non ci resta che ringraziare account come Fake Tweets, e aspettare che questi bambini raggiungano l’età della ragione e, dopo aver fatto un po’ di ricerca genealogica, affrontino i genitori all’ora di cena.

“Pà, perché quando ero piccolo hai modificato il mio tema e l’hai messo su internet?”

Allora, e solo allora, il sapore amarognolo delle loro azioni passate inizierà a tormentarli.

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