Qualche settimana fa abbiamo pubblicato un articolo che analizzava l’effetto delle droghe sullo sperma. La situazione che vi veniva descritta era relativamente tetra, ma a quel punto ci è sorto spontaneo porci un’altra domanda: come funziona per le donne?
L’uso di droghe incide in maniera permanente sul nostro apparato riproduttivo? E una volta che si rimane incinte, che succede a chi fa uso di sostanze? Potranno sembrare delle domande stupide, ma secondo un sondaggio condotto negli Stati Uniti su un campione di donne in gravidanza, quasi il cinque percento delle intervistate ha ammesso di aver fatto uso di sostanze stupefacenti nei 30 giorni precedenti, mentre da un test antidroga condotto su donne in gravidanza a New Orleans è emerso che il 19 percento dei soggetti è risultato positivo ad almeno una sostanza.
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Per scoprire quali sostanze potrebbero far male se assunte in gravidanza e quali invece fanno davvero male, ho parlato con il dott. Ricardo Yazigi, uno specialista della fertilità dello Shady Grove Fertility Center, nel Maryland; con il dott. Gillian Lockwood, direttore del Midland Fertility Center, in Inghilterra; e con il dott. Dimitrios Mastrogiannis, futuro direttore del dipartimento di medicina prenatale all’università dell’Illinois—che ha in preparazione un libro che affronterà il tema del rapporto tra tossicodipendenza e gravidanza.
Marijuana
“C’è uno studio molto vecchio, pubblicato nel 1990 sul Journal of Epistemology, che afferma che le donne che fumano marijuana hanno un elevato rischio di sterilità per mancata ovulazione,” mi ha detto il dottor Yazigi. Non è ancora chiaro cosa blocchi l’ovulazione, ma sembra si tratti di un’interferenza della sostanza con l’asse HPA, che regola i livelli di ormoni tra l’ipotalamo, la ghiandola pituitaria e le ovaie. L’uso di marijuana può abbassare i livelli dell’ormone luteinizzante, che è necessario per ovulare.
Il dott. Yazigi mi ha spiegato che “il rischio apparirebbe maggiore nei casi di donne che hanno fumato marijuana nel corso dell’anno in cui hanno cercato la gravidanza, rispetto a quelle che l’hanno fumata in passato. Ma non esiste un chiaro collegamento tra frequenza e durata dell’uso da una parte ed effetti dall’altra.” Detto questo, si è anche scoperto che l’effetto veniva attenuato nei casi di donne che facevano uso regolare di marijuana rispetto a chi ne faceva uso occasionale, forse a causa della tolleranza sviluppata dai consumatori regolari.
La marijuana può anche rallentare il movimento dell’ovulo attraverso l’ovidotto e può impedirne l’impianto nell’utero. “L’annidamento dell’embrione avviene in un arco di tempo ristretto,” ha spiegato il dott. Yazigi. “Un embrione che tenta di annidarsi troppo presto o troppo tardi può non riuscirci, e quindi la gravidanza potrebbe non verificarsi.”
Detto questo, dalle ricerche condotte su donne già in gravidanza non emerge una conclusione univoca; alcuni studi hanno messo in correlazione il consumo di marijuana in gravidanza a un calo delle capacità mnemoniche del bambino. Altri studi affermano che tale consumo non ha alcun effetto. Ma, come ha sottolineato il dott. Mastrogiannis, “L’Accademia Americana dei Pediatri ha esaminato i dati e ha concluso che non ci sono conseguenze negative legate all’uso di marijuana in gravidanza.” Ha aggiunto però che non si è davvero sicuri che non ci siano conseguenze negative, perché non sono state condotte molte ricerche su questo argomento. Ma in definitiva la marijuana non sembra essere particolarmente pericolosa. È una buona notizia, visto che al Temple University Hospital di Philadelphia, dove Mastrogiannis era il direttore del dipartimento di medicina prenatale, il 17,5 percento delle pazienti in gravidanza risultava positivo al test per la marijuana.
Cocaina
Avendo più o meno tutti un’idea del funzionamento della cocaina, non è difficile capire perché risulti complicato misurarne l’effetto sulla fertilità: il consumo si accompagna spesso a quello di alcol e al basso peso corporeo; fattori che, già da soli, possono compromettere la fertilità.
Ma, se li si isola, gli effetti della sola cocaina sulla fertilità sottoposti a osservazione risultano meno “allarmanti”. Il dott. Lockwood ha spiegato che, proprio come la marijuana, l’uso di cocaina può sopprimere l’ovulazione interferendo con il ciclo ovarico.” Yazigi ha aggiunto che la cocaina può anche aumentare la produzione dell’ormone della ‘prolattina’, che sconvolge l’equilibrio ormonale e il ciclo mestruale, e che alcuni studi hanno mostrato che l’uso di cocaina aumenta la possibilità di riportare danni alle tube di Falloppio.
“Ma la domanda è: di che genere di danni stiamo parlando? Non lo sappiamo,” mi ha spiegato Yazigi. “Sappiamo che la cocaina riduce la fertilità, quello che non sappiamo è quali siano i meccanismi dietro a questa riduzione.”
Gli studi al riguardo sono un po’ confusi perché, come ha spiegato in modo chiaro il dott. Mastrogiannis, “Non è etico prendere una donna incinta e somministrarle della cocaina.”
Quello che sappiamo dagli studi esistenti è che la cocaina non fa bene alla fertilità femminile e nemmeno alla gravidanza. “Gli studi al riguardo hanno riscontrato casi di parto prematuro, di rottura delle membrane e di distacco della placenta,” mi ha detto Mastrogiannis. Ciò avviene perché la cocaina è in grado di attraversare facilmente la barriera placentare e di essere immagazzinata nelle membrane della placenta, con conseguenze molto gravi. Secondo quanto emerso dal National Birth Defects Prevention Study, esiste anche una correlazione tra l’uso di cocaina e il rischio di palatoschisi.
Naturalmente, come per l’alcol, molto dipende da quanta cocaina si assume. In ogni caso, se siete incinte conviene semplicemente rinunciare del tutto.
Oppiacei
In gravidanza la dipendenza dagli oppiacei è molto pericolosa, perché essenzialmente devi farti per due persone. “Dato che il feto condivide il sangue con la madre, queste droghe vengono assorbite in dosi che possono essere per lui letali o che possono portarlo a sviluppare gravi sintomi di astinenza alla nascita,” mi ha detto il dott. Lockwood. Quando rimangono incinte, le donne dipendenti dagli oppiacei si ritrovano in una brutta situazione: se si fanno troppo, i loro bambini potrebbero morire di overdose; se smettono drasticamente da un giorno all’altro, potrebbero morire per i sintomi dell’astinenza.
La soluzione più utilizzata, in questi casi, è una terapia a base di metadone, visto che in gravidanza assumere metadone fa meno male che assumere eroina. Ma anche in questo caso, mi ha detto Mastrogiannis, il metadone può causare complicazioni dopo il parto: bambini prematuri, con basso peso corporeo alla nascita e con ritardi di sviluppo fisico e mentale—e questo nel caso in cui si riesca a portare a termine la gravidanza. “L’uso di oppiacei può provocare il distacco anticipato della membrana, parti prematuri e bambini nati morti,” ha aggiunto Mastrogiannis.
Inoltre, anche rimanere incinta è complicato se si fa uso di oppiacei. Secondo uno studio, sia nelle donne che negli uomini l’uso di oppiacei può provocare l’ipogonadismo (una disfunzione delle gonadi), causando tutta una sfilza di problemi ormonali. Tra questi ci sono, nelle donne, l’amenorrea e l’infertilità. Gli oppiacei, inoltre, diminuiscono la libido, riducendo così anche la possibilità di avere rapporti sessuali.
Anfetamine
Qui si parla di tutte le anfetamine—comprese MDMA/ecstasy, metanfetamina e speed—perché la ricerca non fa distinzioni precise tra i vari tipi di anfetamine. Ovviamente, questo rende difficile stabilire se durante la gravidanza sia peggio consumare una sostanza o un’altra, quindi la faremo semplice: meglio dedicarsi ad altro.
Il dott. Yazigi mi ha detto che non esiste alcuna ricerca affidabile su come le anfetamine compromettano la fertilità nelle donne, probabilmente perché la maggior parte dei consumatori di anfetamine sono soggetti che abusano anche di altre sostanze. Detto questo, rimanere incinta e continuare a usare anfetamine non è consigliabile né per la madre, né per il feto: il consumo di metanfetamine in gravidanza può causare aritmia, ipotermia, convulsioni e ictus.
Uno studio condotto su 65 donne svedesi che facevano uso di anfetamine in gravidanza ha mostrato come i loro bambini fossero più minuti, di peso inferiore, e con la testa più piccola rispetto alla media. Ma nel 2005, un gruppo di esperti ha affermato che non vi sono “prove sufficienti” per dimostrare che l’uso di anfetamine in gravidanza abbia conseguenze negative, perché quelle emerse dagli studi esistenti potrebbero avere cause più generali. Il che insomma ci dice solo che se sei dipendente dalle anfetamine non dovresti avere un bambino.
LSD
Non ci sono prove che l’LSD influenzi negativamente le vostre possibilità di concepire un figlio o provochi effetti negativi se assunto in gravidanza. Questo non significa per forza che farsi i trip di acido in gravidanza sia innocuo, ma solo che, per ora, la giuria non ha ancora deciso se questa sostanza abbia gravi conseguenze sulla fertilità.
“Abbiamo fatto molti studi e osservato molti pazienti, ma non ci siamo mai imbattuti in casi di donne incinte che facessero uso di LSD,” mi ha raccontato il dott. Mastrogiannis. Va ricordato che nessuno dei medici con cui ho parlato ha dato il “via libera” all’uso di una qualsiasi di queste droghe durante la gravidanza.
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