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La donna che di notte dà la caccia ai pedofili fingendosi una 13enne

Online child abuse - image in red and dark blue split in two. Left: Middle aged man sitting at a desk with a keyboard and a camcorder behind him. Right: woman sitting at the same desk in the same position with police behind her.

Con un pacchetto di Marlboro rosse stretto in mano, Neila viene verso di noi con passo risoluto. È tutta vestita di nero, con alcune ciocche di capelli rossi che spuntano da sotto il cappuccio. L’appuntamento è in un quartiere residenziale nella periferia di Lione—un luogo perfettamente ordinario, che contrasta con la vita tutt’altro che normale di Neila: di giorno, fa la donna delle pulizie; di notte, dà la caccia ai pedofili su internet.

Tutto è iniziato nel 2019, quando Neila—che ci ha chiesto di non usare il suo nome completo per paura di ritorsioni—ha visto Zandvoort, le fichier de la honte [Zandvoort, il Fascicolo della Vergogna]. Si tratta di un documentario che segue un caso di pedopornografia venduta online da un uomo tedesco residente nei Paesi Bassi. Neila ne è rimasta scioccata: quella notte non ha chiuso occhio. Il giorno dopo, ha deciso di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa.

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Dopo alcune ore di ricerche sull’abuso di minori, si è imbattuta in un uomo che va a caccia di pedofili su internet. Usa il nome Steven Moore, uno pseudonimo ispirato dall’attivista e regista Michael Moore che usa per proteggere la propria privacy.

Moore è originario dell’isola francese di Réunion, al largo del Madagascar. Il suo metodo è semplice: ha creato un finto profilo Facebook con il nome di “Alicia” usando i dati di sua figlia. Lascia che i criminali lo contattino e mandino messaggi sessualmente espliciti e poi li denuncia alla polizia.

Dopo averlo scoperto, Neila ha deciso di unirsi a lui. Così è nato il Team Moore. Ora conta circa 50 membri tra Francia, Belgio, Canada, Réunion e Mauritius. Tra loro ci sono segretari, ingegneri, avvocati—persone normali che hanno contribuito a 65 arresti e 26 condanne dal 2019.

Il team ha creato decine di finti profili di minori su Facebook. Neila posta foto di sé usando un filtro che la fa sembrare 20 anni più giovane. Non manda mai il primo messaggio, perché è considerato illegale in Francia. Si limita a costruire un profilo molto credibile—completo di foto delle vacanze, hobby, sport, post pubblici—e aspettare che le persone la contattino. “Ci passo tra le 40 e le 50 ore a settimana,” dice.

Neila ci mostra il suo profilo attuale, che è stato creato di recente. Dietro la maschera di Lucie, 13 anni, ha ricevuto centinaia di messaggi pedopornografici, foto e video da uomini tra i 17 e gli 85 anni. In media, dice, sono 50enni.

Vedere da vicino di cosa si tratta è davvero traumatico. Per esempio, Pierre—di cui omettiamo il cognome per motivi legali—le ha scritto: “Sono sotto la doccia, ti vorrei qui con me. […] Ti insegnerò a provare piacere,” ha proseguito, prima di concludere che “l’amore non ha età.” Neila conosce questa frase. La legge quasi ogni giorno.

Sylvain, un altro utente, è stato ancora più esplicito: “Fammi vedere la fica, dove vivi? […] Hai già visto la banana di un uomo? Anche il tuo papà ne ha una, la mia è molto grossa.”

Neila divide le persone che la contattano in due categorie generali: quelli esplicitamente violenti che, per esempio, mandano immediatamente video in cui si masturbano; e i finti angeli custodi, il gruppo più pericoloso. “Cercano di manipolare il minore dicendo che si stanno innamorando, è un tipico tentativo di approfittarsi della loro ingenuità,” spiega.

Neila fa screenshot di ogni messaggio a sfondo sessuale che riceve. Poi mette tutte le prove in un fascicolo che contiene l’identità dei suoi interlocutori, età, professione e indirizzo. “Dò questi documenti alla polizia e loro li trasferiscono al pubblico ministero,” racconta. “Facendolo, ho imparato come si conduce una vera indagine, è interessante.”

A volte, la pressione diventa troppo forte. A maggio del 2021 ha ricevuto un video estremamente violento da un utente di nome Franck. “Si vedeva lui che stuprava un minore,” dice. “Sono rimasta sotto shock, ho iniziato a piangere…” Due giorni dopo, Neila ha contattato la polizia che ha arrestato Franck a fine novembre 2021. Oggi, l’uomo è in libertà in attesa di giudizio.

Neila stessa ha subito abusi sessuali da bambina. Sostiene di essere stata toccata in modo inappropriato da un amico di famiglia quando aveva soltanto 11 anni. “Oggi, preferisco essere la persona che deve sopportare queste foto esplicite al posto di una bambina,” dice. “Gli adolescenti usano i social media, non c’è nulla di male. Disgraziatamente, i predatori vanno ovunque ci siano delle potenziali vittime.”

“Internet non ha una costituzione, sul dark web puoi trovare qualunque cosa che non puoi vedere in giro, compreso lo stupro di un bambino,” avverte Homayra Sellier, presidente dell’organizzazione anti-abuso di minori Innocence in Danger. “Il Team Moore a volte ci segnala dei casi e non facciamo partire i procedimenti legali,” prosegue. “Il loro lavoro è essenziale. Ci fa guadagnare tempo, che è particolarmente prezioso quando sono coinvolti dei bambini.”

Secondo l’avvocata francese Nathalie Bucquet, la difficoltà più grossa risiede nel supportare i minori quando restano intrappolati nella tagliola psicologica dell’abuso. In alcuni casi, ad esempio, possono aver mandato loro stessi foto di sé e a causa di ciò credono di non poter chiedere aiuto. A quel punto, sono particolarmente vulnerabili al ricatto.

“Alcuni minori hanno enormi difficoltà a uscire da quella situazione,” dice Bucquet. “Credono di non poterne parlare con i genitori, tendono a chiudersi in se stessi.”

Nonostante l’impegno di avvocati, ONG e gruppi di attivisti, siamo ancora lontani dal trovare una soluzione al problema. “Ciò che mi colpisce è il boom di abusi sui minori su internet, specificamente di stream che mostrano bambini che vengono violentati,” riflette Bucquet. “È turismo sessuale, ma dietro uno schermo.”