10 domande che hai sempre voluto fare a un investigatore privato

“Ci sono un sacco di truffatori nel settore dell’investigazione privata” afferma Patrick Kurtz, 27enne a capo di 28 agenzie investigative in Germania. “I miei dipendenti però sono tutti professionisti,” assicura mentre tiene stretta tra le labbra una pipa—vizio che non vuole essere un modo per darsi un’aria più esperta, perché “sono un fumatore di pipa da quando ho 14 anni.” Non mettiamo in discussione la sua dichiarazione, anche perché probabilmente non ci accorgeremmo di nulla, se fosse una bugia: storie inventate, scuse, pretesti e false identità fanno parte della sua quotidianità. Almeno in ufficio.

Tra la laurea triennale e il master in letteratura, Patrick si è preso un anno sabbatico. Mentre sfogliava il giornale nella sezione annunci ha trovato un’offerta come stagista in un’agenzia d’investigazione che prometteva 1.700 euro al mese. “Lì ho capito: in questo settore si può guadagnare davvero bene.” L’annuncio si è poi rivelato una truffa, ma lo stesso non si può dire della sua intuizione. “Un investigatore privato che sa fare il suo lavoro può arrivare a guadagnare anche 3.000 euro netti al mese. E come investigatore titolare di più agenzie, non mi posso lamentare del mio stipendio,” confessa.

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I privati si rivolgono a lui per quattro motivi: “Tradimento e ricerca di persone scomparse, pagamento degli alimenti all’ex partner e violazione nell’affidamento di minori.” Invece, le aziende scelgono di pagare un investigatore perché vogliono sapere se i collaboratori e dipendenti rispettano gli orari di lavoro. In questo caso, i sospetti si rivelano veritieri nel 75 per cento dei casi circa, secondo Patrick; e lo stesso vale per i singoli cittadini: tre indagini su quattro confermano l’ipotesi iniziale.

Normalmente, il lavoro di Patrick consiste nel reperire informazioni, ma per l’intervista i ruoli sono ribaltati: siamo noi a volere qualche informazione da lui.

VICE: Ti consideri uno stalker?
Patrick Kurtz: Esistono alcuni paralleli, perché entrambi seguiamo degli sconosciuti nelle loro vite private. Uno stalker però non ha limiti, mentre noi durante l’osservazione dobbiamo tenerci entro determinati confini. Se vediamo persone fare cose molto private, è solo perché succedono fuori dalla loro porta d’ingresso. Se un marito infedele fa sesso con la sua amante in un parcheggio deserto, è nostro dovere osservarlo. L’obiettivo è raccogliere prove di un reato o risolvere controversie private; a spingere uno stalker è invece l’ossessione. Una volta, uno dei miei investigatori è stato ingaggiato proprio da una stalker. Per farci credere di essere lei stessa la vittima aveva messo su una storia di tradimento credibilissima, ma subito dopo l’inizio dell’indagine ci siamo accorti di come stavano realmente le cose e ne abbiamo parlato con il diretto interessato.

Qual è stata la scena di sesso più strana che hai osservato?
Fare appostamenti o pedinamenti non è come guardare un film porno. Non si vedono i dettagli in primo piano, perché ci dobbiamo tenere a una certa distanza. Quando si tratta di osservare atti sessuali ci sono confini precisi da rispettare. Mi ricordo però di un caso in particolare: c’era un datore di lavoro che sospettava che un collaboratore esterno non rispettasse gli orari dichiarati. L’abbiamo seguito per cinque giorni. Nei primi giorni ha vagato senza meta per la città, gli appuntamenti con i clienti sembravano pantomime e passava gran parte del tempo a casa invece che a lavorare. L’auto era parcheggiata a un paio d’isolati di distanza, così che nessuno si accorgesse di lui. Poi, l’ultimo giorno è andato a prendere in macchina un giovane ragazzo, e insieme si sono appartati in una stradina di campagna e hanno fatto sesso in auto per più di due ore. Gli indizi? Finestrini appannati, auto che dondola e rumori equivoci.

Ti sei mai preso una cotta per una delle donne che hai seguito?
No, non mi è mai successo ed escludo che possa capitarmi in futuro. Ma conosco due colleghi che, al termine dell’indagine, hanno chiesto a due committenti di uscire. Ma si trattava di chi li aveva ingaggiati, non della persona oggetto delle loro osservazioni. In un caso la donna voleva scoprire se il marito la tradiva e già dopo il primo giorno il mio collega sapeva che di lì a breve lei sarebbe stata single. Hanno avuto una breve storiella. L’altra coppia invece sta ancora insieme: si tratta di una donna che lavora nel settore pubblico ed era stata minacciata più volte, credeva di avere il telefono sotto controllo. Un caso d’intercettazione. I suoi timori si sono poi rivelati infondati, ma il nostro lavoro è stato comunque utile perché lei e il mio collega si sono fidanzati poco dopo.

Scopri spesso cose che non dovresti assolutamente scoprire?
Mi succede spesso di lavorare per donne che vengono tradite dai mariti e che chiedono di trovare prove di questa infedeltà. Su 100 casi però capita che una o due volte di queste relazioni extraconiugali siano omosessuali. Non mi è mai successo di scoprire una donna lesbica, ho sempre avuto a che fare con uomini gay. Credo che per gli uomini l’orientamento sessuale crei ancora situazioni d’imbarazzo, dovute anche alla condizione familiare; spesso hanno mogli e figli, quindi vivono la loro sessualità in segreto. Non abbiamo ancora avuto una storia di doppia vita con un uomo che vive contemporaneamente in due famiglie, ma ci è successo di scoprire persone che oltre alla moglie avevano una serie di fidanzate, alle quali magari pagavano l’affitto o davano una sorta di rimborso mensile.

Cosa fai quando devi aspettare per ore in macchina e non succede niente?
Non esiste una situazione standard. Ovvio, seguire lo sviluppo di un tradimento può essere noioso, perché spesso si tratta di aspettare in macchina fuori da un condominio. È faticoso stare ore e ore lì fermi nell’attesa che qualcuno esca di casa. Io di solito ascolto un po’ di musica, oppure un audiolibro. Quando mi stanco metto qualcosa di rock, i Soundgarden o i Metallica ad esempio, perché mi tengono sveglio. Altrimenti ascolto audiolibri di ogni genere, mi piacciono molto Edgar Allan Poe e Sherlock Holmes.

Circa il 70 percento del lavoro d’osservazione è fatto di attesa.

Come fai a seguire qualcuno senza che se ne accorga?
Ci sono delle regole standard. Se i vicini si accorgono di noi, dobbiamo inventarci qualcosa, una storia. Noi le chiamiamo leggende. Ad esempio, raccontiamo di essere stati sbattuti fuori casa dalle nostre mogli; basta avere una coperta e un termos di caffè in macchina e spettinarsi i capelli. Tutti ti crederanno. Mi è capitato solo una volta di essere scoperto, ma il motivo in quel caso erano condizioni d’osservazione davvero pessime: dovevamo capire se un dipendente lavorasse meno di quanto dichiarato, ma si trovava in un paesino in cui tutti conoscono tutti. Io e il mio collega abbiamo parcheggiato le auto a più di 700 metri di distanza per non rischiare di essere notati. Ma le macchine, mai viste prima nel paese, hanno subito attirato l’attenzione di un muratore che passava di lì per caso e che è andato dritto dritto dal soggetto che stavamo osservando. Il tizio è venuto da me, è salito in macchina e mi ha detto che l’indagine era conclusa, ma nonostante questo siamo riusciti a continuare l’osservazione con successo. Funziona così: se ci accorgiamo che la persona interessata ha notato qualcosa, cambiamo immediatamente strategia.

Capita spesso che i tuoi metodi investigativi siano illegali?
Il problema è che spesso noi agiamo in una zona grigia, non regolamentata. Le leggi del settore investigativo danno spesso adito a diverse interpretazioni, e a volte proprio non esistono. Alcuni strumenti, come i localizzatori GPS, sono illegali, ma lo stesso non si può dire dell’ottenimento d’informazioni in cambio di soldi. Questa è la classica zona grigia: è legale offrire una lauta mancia a un cameriere per sapere se Tizio ha incontrato Caio nel ristorante in cui lavora? Per precauzione, nelle mie agenzie evitiamo di usare questi metodi, preferiamo usare qualcuna delle nostre leggende. Magari diciamo di essere parenti o partner del diretto interessato. Ovvio, è una bugia, ma almeno non è un’azione legalmente perseguibile.

Gli investigatori privati sono poliziotti falliti?
Molti dei miei investigatori erano poliziotti, ma sono pochissimi quelli congedati per cattiva condotta. Molti sono pensionati che vogliono guadagnare qualcosina. Oppure sono poliziotti che non vedevano molte possibilità d’avanzamento di carriera, o magari avevano problemi con il capo; cose così.
Solo una volta ho avuto davvero sfortuna: un commissario fuori servizio ha accettato di svolgere un’indagine per una delle mie agenzie. Ero in ottimi rapporti con la committente del lavoro ed è saltato fuori che il tipo aveva falsificato il protocollo d’osservazione. Si sarebbe dovuto introdurre clandestinamente in un’azienda per raccogliere prove di un caso di mobbing e abbiamo scoperto che era stato lì una mezza giornata e poi si era dato malato. Ma sulla fattura aveva dichiarato di aver lavorato otto ore al giorno per cinque giorni. L’ho denunciato per truffa e ho ricevuto un risarcimento.

Come faccio a tradire il mio partner senza che se ne accorga?
La cosa migliore è evitare chat e messaggi, cercando sempre di accordarsi a voce per il successivo incontro. Se il vostro partner improvvisamente non lascia più il cellulare in giro per la casa, questo è un chiaro indizio. E per quanto riguarda gli incontri: mai in luoghi pubblici. Anche le vostre abitudini non dovrebbero subire cambiamenti repentini, come iniziare a fare sport o andare più spesso dal parrucchiere. Sono tutti indizi che ci elencano i committenti quando vogliono sapere se il partner li tradisce.

Come si comporta invece chi vuol far perdere le sue tracce?
I cittadini europei dovrebbero rimanere in Europa, se non vogliono lasciare tracce doganali alle proprie spalle. La cosa migliore sarebbe scegliere un paese con il quale non si ha nessun collegamento diretto. Mai viaggiare in treno o in aereo, perché i dati dei passeggeri e le telecamere di sicurezza sono tracce facili da seguire. La scelta più saggia è l’auto, ma bisogna essere risoluti. Molti riescono a sparire, ma poi non sanno rinunciare ai vecchi comfort. Continuano a usare le stesse carte di credito e non si trovano un nome falso. Chi non vuole essere trovato deve dimenticare la comodità e costruirsi al più presto una nuova identità, documenti falsi compresi. Ma questo lo fanno davvero in pochi, motivo per cui solo il 15 percento delle nostre ricerche finiscono con un nulla di fatto, e spesso per motivi di budget del committente.

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