C’è chi dice che il 2019 sia l’inferno e i rapporti interpersonali i dannati che sfrigolano fra le fiamme, ma un evento che sopravvive da 170 anni nell’Ovest dell’Irlanda vorrebbe dimostrare il contrario.
Lisdoonvarna è abitata da circa 740 persone, ma a settembre accoglie circa 80 mila persone per il Lisdoonvarna Matchmaking Festival. Il festival richiama single tra i 18 e gli 80 anni da tutta l’Irlanda (e un piccolo contingente dall’estero). Ogni giorno del mese, dalle 11 di mattina alle 2 di notte, 15 diversi locali disposti sull’unica strada del paese sono aperti per ballare—perlopiù musica anni 40, jive e balli di gruppo. Nell’epoca delle app di incontri e delle “girlfriend experience“, questa sagra del rimorchio appare come un anacronismo spettacolare.
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Oggi Lisdoonvarna viene pubblicizzato come evento di incontri e anche come evento di musica country e western. Negli ultimi anni, il ballo jive è tornato di gran moda tra i giovani delle campagne irlandesi, ma le orchestre spettacolo e la musica country hanno sempre fatto parte del festival perché è il tipo di musica che si presta meglio al set dancing, una forma di danza tradizionale irlandese.
“Il ballo è un ottimo modo per legare,” dice Julie Carr, che si è occupata di marketing e PR per il festival negli ultimi sei anni. Su questo punto insistono tutti moltissimo: il ballo e il craic (una parola irlandese che indica lo stare insieme, la socialità) sono gli ingredienti base che fanno accendere i sentimenti nei cuori di migliaia di persone ogni anno. “La gente viene qui davvero per trovare l’amore,” dice Julie. “È l’eterna speranza. Lisdoonvarna è un salto indietro di decenni. È come se il tempo si fosse fermato.”
Il “matchmaker tradizionale” di terza generazione Willie Daly è il volto di Lisdoonvarna, avendo formato oltre tremila coppie. Ogni volta che ho chiamato per chiedergli dove fosse o se fosse pronto per la nostra intervista, lui mi ha assicurato di avere un uomo perfetto per me, alto, bello e con le spalle larghe.
Lungo la strada per il villaggio potete vedere il suo viso barbuto su numerosi cartelloni colorati, e la strada per casa sua nella vicina Ennistymon è tempestata dei suoi cartelli fatti a mano. Recitano tutti più o meno “Donkey Farm Matchmaking Museum” perché casa di Willie, proprio accanto a quella in cui è cresciuto, è un allevamento di asini—oltre che il suo ufficio da matchmaker. Durante il festival il suo ufficio si trasferisce in un separé al bar The Matchmaker, sulla strada principale. Il suo volto—o, meglio, il suo santino—è dipinto sul bar. Willie è ritratto di fronte a due angeli, con in mano il suo registro delle coppie allo stesso modo in cui Gesù teneva in braccio un agnello.
Vengo accolta nella cucina di Willie, che ha la stessa atmosfera bric-a-brac di un pub, dove mi viene offerta una tazza di tè. Lui ha circa 76 anni ed è una di quelle persone che si possono guardare negli occhi per ore senza imbarazzo.
La prima cosa che mi mostra Willie è il modulo che i clienti devono compilare quando si iscrivono al suo servizio, una serie di punti rivisti e corretti nel corso dei quasi due secoli di storia di questa pratica. Molti dei suoi clienti firmano di persona durante il Matchmaking Festival, e dopo lui consulta le candidature e abbozza degli abbinamenti. Nel resto dell’anno, viene raccolto materiale tramite lettere, telefonate e (poche) email. Il costo del servizio va dai 10 euro (per le donne) ai 15 (per gli uomini). Al festival, dice, le giovani donne si presentano in ufficio presto, mentre gli uomini più tardi, “dopo un po’ di whisky.”
I clienti danno la data, il nome, la data e il luogo di nascita, indirizzo, numeri di telefono, email, professione, libretto dell’auto, stato civile, numero di figli, una lista generica di hobby e interessi e, naturalmente, la propria preferenza in fatto di partner.
“Io sono una persona che bada molto all’aspetto,” spiega Willie. “Cerco i partner in modo che i corpi vadano d’accordo tra loro, più che le menti. È per questo che il modulo è così semplice. Puoi scriverci quello che vuoi, ma se ti trovi davanti una persona a cui sei attratto fisicamente nient’altro importa.”
Più tardi scopro che alcune delle domande eliminate dal modulo sono: “Quale pensi sia la differenza più grande tra uomini e donne?” “Come pensi che gestiresti una persona che cerca la passione prima di te?” e “Incoraggi le persone a parlarti con uno sguardo, con un sorriso o con il linguaggio del corpo?” Mi sembrano tutte domande buone e senza tempo, quindi mi incuriosisce sapere quali cambiamenti ha apportato Willie al procedimento. Come matchmaker di terza generazione, quali segreti amorosi gli ha tramandato suo padre?
“Non ha mai detto una parola a tal proposito, ma le cose le ho imparate vedendole, crescendoci in mezzo,” dice Willie di Henry. Willie lo accompagnava alle fiere del bestiame che, ai tempi di Henry, erano il luogo in cui si formavano le coppie.
Parte integrante del combinare il matrimonio era il conferimento della dote, di solito sotto forma di capi di bestiame—un’usanza che nell’Irlanda rurale è proseguita fino agli anni Settanta. Il Lisdoonvarna Matchmaking Festival cade in settembre perché in quel periodo i fattori avevano appena completato il raccolto e si trovavano con grande disponibilità di denaro e bestiame, pronti per il fidanzamento. “Se una ragazza era di bell’aspetto, la dote poteva essere anche molto piccola, tipo un maiale,” dice Willie. “Ma se la ragazza non era particolarmente attraente, la dote doveva essere più consistente. Tipo tre maiali belli grossi.”
La comprensione dei rapporti uomo-donna di Willie affonda le radici in un’epoca e uno stile di vita diversi, ma la sua arte è rimasta nei decenni. Continua a lavorare con gente giovane, e dice che le questioni di cuore sono senza tempo. Forse, grazie a questa mescolanza, la sua concezione del romanticismo moderno rende un po’ perplessi.
“Ora il pendolo è tornato indietro,” dice. “È tornato a com’era circa 50 anni fa. Parlo con gente tra i 26 e i 35 anni, loro non hanno più pazienza. Vogliono farsi una famiglia.”
Willie porta ancora con sé il registro delle coppie usato dai suoi antenati. È un tomo rilegato in pelle marrone tenuto insieme da diversi elastici e pieno di fogli e foglietti extra, alcuni risalenti agli anni Cinquanta del Diciannovesimo secolo, alcuni contrassegnati dalla sigla “LOL”—che non serve per prendere in giro i pretendenti, ma per indicare “lots of land” (molta terra).
Il librone sembra funzionare più da talismano che da strumento effettivo, e Willie non usa più i metodi di suo padre e di suo nonno. I bisogni della gente hanno attraversato molti cicli e molte fasi nel corso della sua carriera. Gli abbinamenti spinti dal bisogno economico di 100 anni fa non hanno nulla a che vedere con la società odierna. La domanda, quindi, è: se il festival e la pratica del combinare matrimoni esistono ancora, fino a quale punto le condizioni tradizionali influenzano la vita amorosa attuale nelle campagne irlandesi?
Una giovane donna di Dublino che incontro più tardi al festival mi dice che gli americani le chiedono sempre come funziona la dating culture in Irlanda. “Io rispondo che non ce l’abbiamo.”
Quando Willie ha spiegato le usanze dei romantici irlandesi, è stato difficile non farsi prendere dal fascino del suo misticismo. “Vivendo su un’isola,” ha iniziato, gesticolando vistosamente, “il che ovviamente è una cosa meravigliosa, la gente ha sviluppato uno stile di vita particolare. Il popolo irlandese è molto gentile, spesso modesto e discreto. Gli irlandesi si portano dentro tanta natura. E in un certo senso finiscono per amare chiunque. Gli uomini non hanno paura del romanticismo—sono timidi. Dicono che non ci sia nessuno di più romantico di un uomo irlandese con un po’ di alcol in corpo. Metà della popolazione irlandese non sarebbe sposata se non fosse per il whiskey e la Guinness.”
A essere franchi, l’alcol fa parte dei rituali di accoppiamento più o meno in tutto il mondo, quindi il bisogno di coraggio liquido non è nulla di nuovo. La differenza è che qui sembrano usarne molto di più, e al festival ci danno proprio dentro. Da Limerick, Tipperary, Kerry e dai dintorni di Clare, gli uomini arrivano a frotte, in gruppi di anche 20 unità, stretti in camper che sfidano le leggi della fisica. Una donna americana, osservando le centinaia di camper parcheggiati lungo le pendici della collina, mi ha chiesto: “Quei cosi sono così piccoli, ma come fanno a farsi la doccia?” e nel fare la domanda, si è risposta da sola.
La seconda volta che sono andata al festival mi sono portata un’amica, Reyna.
Il sabato sera il bar Matchmaker si scalda tantissimo e si riempie di persone. I pochi centimetri di pavimento liberi sono coperti di bevande rovesciate. L’aumento del tasso di umidità è palpabile quando attraversiamo la pista da ballo. Un uomo mi dà quattro calci in un ginocchio, contentissimo. La band, Outta Diesel, ha portato il pubblico al delirio e quando parte l’intro di “Proud Mary” e si leva un grido di gioia, io e Reyna ci gettiamo in ritirata strisciando tra le ruote di carro delle ballerine e la pioggia di alcolici che cade dai bicchieri.
Entriamo nell’hotel Ritz (non quello famoso) e, illuminato da fatate luci lilla, un gruppo di persone tra i 50 e gli 80 anni sta interpretando un ballo coordinatissimo, mano nella mano. Ce ne andiamo anche da lì e ci rintaniamo nel vicino pub Meg Maguire’s.
Lì incontriamo Liam, appoggiato al bancone con un maglione granata. Gli dico che sto scrivendo un articolo sul festival. Mi chiede per chi e alza gli occhi con accondiscendenza quando gli dico che è per VICE. Liam viene da Limerick, è venuto qua con un gruppo ed è fidanzato, quindi no, dice con un sorriso che sembra suggerire altrimenti, non è qui per fare incontri.
“La gente non viene davvero per conoscere qualcuno,” dice. “E Lisdoonvarna non è l’Irlanda.”
Sembra convinto che io voglia scrivere uno di quegli articoli da giornaletto turistico su quanto sia tutto caratteristico. Dice che i giovani vengono qua per divertirsi, per bere, sì, anche per conoscere gente—ma non una moglie o un marito. Insomma, qua si pratica il “una botta e via” come dappertutto. L’Irlanda non è quel paese tutto tradizione e semplicità che fanno vedere nei film.
“Ok,” dico io, “ma se la gente può fare queste cose dappertutto, perché venire fin qua?”
Perché, dice Liam, il tasso di successi a Lisdoonvarna è considerevolmente più alto. Perché qui gli uomini possono approcciare le ragazze—le ragazze sono qui apposta.
Ripenso alla timidezza che Willie ha associato agli uomini irlandesi sobri. Liam ha ovviamente ragione. Ciò detto, la sua descrizione cinica lo fa sembrare solo un festival in cui gli uomini hanno il permesso di sbronzarsi di brutto e provarci con le donne. Non ha tutti i torti. Ma non è tutto qui.
“Lisdoonvarna ha un piede nel passato e uno piantato nel mondo che guarda al futuro,” dice Patricia Killeen, che ha scritto una tesi sul festival per un master della Sorbona di Parigi. La sua tesi racconta l’evoluzione del matchmaking in Irlanda, da oltre 170 anni fa quando c’erano tre o quattro matchmaker in ogni paese a oggi, parlando anche del festival LGBTQ di Lisdoonvarna, The Outing, fondato nel 2013. Sono documentate anche le origini termali del festival: nel Diciannovesimo e all’inizio del Ventesimo secolo, il rituale degli incontri si svolgeva quando i borghesi e i contadini si recavano a Lisdoonvarna per un soggiorno termale, “fare i bagni” e magari trovare una buona moglie. “I matchmaker si riversavano nel villaggio e prosperavano in quel periodo,” scrive. La musica che oggi attrae i giovani, nota, è un sottogenere unico di country-western perché implementa influenze celtiche.
Quando incontriamo Patricia lei parla senza prendere fiato di Lisdoonvarna con una particolare mescolanza di realismo sfacciato e romanticismo: “Il festival e il lavoro di Willie hanno dovuto affrontare drammatici cambi socio-economici in Irlanda. Willie è stato furbo. Durante il periodo di boom chiamato Celtic Tiger ha venduto gli agricoltori scapoli come uomini ricchi e alla moda. Durante la crisi, erano forti uomini di una volta con un terreno sicuro. Da quando è diventato più accettabile che le donne escano con uomini più giovani di loro, si è buttato sul mercato delle cougar”.
Poi aggiunge: “Willie è un uomo fantastico. Vive una vita d’amore ogni giorno nella sua testa. Lisdoonvarna non è un posto come gli altri. È come Las Vegas, ma invece del gioco d’azzardo c’è l’amore.”
La gente arriva da tutto il mondo, ma questo si manifesta in un numero sproporzionato di donne americane, al contrario degli uomini americani o della gente di altre nazionalità. Ci sono quasi solo persone bianche. Ho parlato con tre donne dello Zimbabwe che si mantenevano a una certa distanza di sicurezza dalla folla che sgorgava dai pub, ma si trattava di tre richiedenti asilo che erano arrivate a Lisdoonvarna per un provvedimento del governo irlandese.
Prima del festival mi sono messa in contatto con una donna americana di nome Trina, dall’Alabama, tramite il gruppo Facebook ufficiale di Lisdoonvarna. Lei e una sua amica avevano deciso di passare un weekend al festival durante una vacanza irlandese di una settimana.
“Sono single. Mi divertirò davvero un sacco,” ha detto Trina. “Quando hai qualche anno in più, divertirsi diventa difficile.” Trina si descrive come “una giovane cinquantenne.” Ha usato le app per appuntamenti, ma non le sono piaciute: “Quando la gente non paga per una cosa, si mette in testa di poter ottenere tutto gratis.”
Lei non sapeva molto del festival, a parte che c’era un matchmaker e che era frequentato da agricoltori. “Non so quanti fattori ci vadano in realtà. Penso sia una cosa carina, comunque, diretta,” mi ha detto. “Quel tipo di musica attirerà un tipo diverso di persona.” Quando incontro Trina al festival, la sua impressione degli uomini irlandesi è che siano “più educati”.
Durante il mio ultimo giorno a Lisdoonvarna ricevo un’email da Julie che mi dice che la figlia di Willie Elsha Daly prenderà il posto di matchmaker ufficiale nei prossimi anni—e se mi può interessare incontrarla.
Elsha si presenta all’intervista in blazer e jeans, con una sciarpa di seta di colore pastello. Mi dice che il suo programma è diverso da quello di Willie. Vuole che il suo servizio di matchmaking, che è ancora in fase embrionale, sia più contemporaneo. Suo padre opera primariamente su carta (il sito di Willie è andato offline a settembre). Il servizio di Elsha, che costa 250 euro all’anno, inizia con un modulo di due pagine in cui i clienti possono inserire interessi, occupazione, valori, segno zodiacale, numero di figli, che cosa cercano in un partner e descrivere il loro piano quinquennale e la storia delle loro relazioni fino a quel punto. A quel punto lei comincia a indagare tramite conversazioni telefoniche o, se possibile, di persona. Ai clienti sono garantiti tre primi appuntamenti, ed Elsha non fornisce a nessuno fotografie prima dell’incontro. Può metterli in contatto diretto perché si organizzino al meglio, oppure, se ne hanno bisogno, organizza tutto lei.
È poco dopo mezzogiorno dell’ultima domenica del festival e martedì, mi dice Elsha, Lisdoonvarna sarà un paese fantasma.
Ci sono varie narrazioni di Lisdoonvarna e ognuna è vera. C’è il posto genuino e sincero dove venire per ballare la quadriglia e conoscere la persona che sposerai. C’è la sbronza lunga un mese. Ci sono, ancora, i giovani dalle campagne dell’Ovest. Ci sono le persone di città che non ne possono più di Tinder. C’è quella che il gestore del mio Airbnb chiama “gente di settembre”, ovverosia i divorziati e i separati. Ci sono gli uomini, giovani e vecchi, resi temerari dal bere, e le donne, giovani e vecchie, che si godono il rapporto 10:1 tra uomini e donne e l’opportunità di essere predatrici. Trina, la donna dell’Alabama, mi ha detto: “Se questo festival si svolgesse in America, qualcuno si beccherebbe una pallottola.”
“Il festival diventa più grande ogni anno,” dice Elsha, giocherellando con la sciarpa e chinandosi in avanti verso di me. “Questo è un evento che può crescere. Si possono fare dei soldi qui. Lisdoonvarna può diventare più grande. Più bello. E lo farà.”
Una versione di questo articolo è stata pubblicata da VICE UK.