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La crew tedesca 1UP ha ridefinito il concetto di writing

La 1UP è una delle crew di writer più conosciute di Berlino, ma la loro fama si è spinta oltre i confini della loro città. Probabilmente buona parte del motivo sta nei loro video, che propongono una serie di imprese spettacolari girate in maniera professionale: forse vi è capitato di vedere quello in cui taggavano un intero vagone di metropolitana in qualche minuto per poi scappare lungo i binari. Al momento, ha più di un milione di visualizzazioni. La loro nuova opera, “Graffiti Olympics”, al momento ne ha circa 200.000 ma avrebbe senso se ne avesse molte di più: è un video girato con un drone ad Atene che segue i membri della crew mentre taggano i muri della capitale greca in pieno giorno.

Il video è simbolo di una volontà di alzare l’asticella del loro lavoro, sia per quanto riguarda la qualità della loro arte che l’audacia dei loro gesti. Che vi piacciano o no, è innegabile che le azioni dei ragazzi e delle ragazze di 1UP siano perfetti per far parlare di sé. Ma dietro al loro successo c’è in realtà qualcosa di molto più genuino, e soprattutto un grande senso di solidarietà. È grazie a uno stretto rapporto con la loro partner crew Berlin Kidz, alla regista Selina Miles e a quell’opera d’arte vivente che è il writer Good Guy Boris che nascono la maggior parte delle azioni e dei video del gruppo.

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Dato che le loro azioni sono comunque illegali, i membri di 1UP hanno deciso di continuare a lavorare dietro a un velo di anonimità—il che rende piuttosto difficile provare a parlargli. Ma i nostri colleghi di Noisey Germania sono riusciti a incontrarsi con loro e con la regista, Selina, per parlare del loro lavoro e del loro ruolo nella scena della street art internazionale.

Noisey: Come è nato il progetto “Graffiti Olympics”?
1UP: È da quando abbiamo scoperto che i droni erano i nostri nuovi giocattoli preferiti che volevamo spiccare il volo per filmare opere in diversi luoghi. Selina aveva la nostra stessa idea, quindi l’abbiamo invitata a venire con noi ad Atene per capodanno. Il titolo è un richiamo alle Olimpiadi Invernali che ci è venuto naturale.
Selina: Li ho conosciuti un anno fa a Berlino e gli ho parlato di un video che ho girato in Australia con un drone. Mi hanno chiesto di fare ancora meglio, se avessi voluto lavorare con loro. E lì ho capito che volevo farlo.

Quale può essere il motto della vostra crew?
1UP: Vogliamo sempre alzare l’asticella di ciò che facciamo—ribaltare le cose in giro per il mondo, idealmente. È come se stessimo tutti vivendo una seconda vita da writer dato che abbiamo tutti anche lavori e vite normali. Solo alcuni di noi hanno capi e conoscenti che sanno ciò che facciamo veramente, dei tunnel sporchi in cui strisciamo di notte, dei cespugli in cui ci nascondiamo. Il mattino dopo, tanto, dobbiamo andare a lavorare come se nulla fosse, come se avessimo dormito bene.

Foto via 1UP.
I ragazzi della crew, foto via 1UP.

Ci sono state persone che hanno messo in dubbio l’autenticità del video? Come avete pianificato gli spostamenti del drone?
1UP: Non ci eravamo mai impegnati in modo così intenso prima d’ora. Abbiamo passato giorni in cerca di location, a organizzarci e a preparare il lavoro di diversi team, mentre Selina si allenava ripetendo il percorso ideale del volo. Quando poi si è trattato di cominciare a fare sul serio, tutto il quartiere che avevamo scelto sembrava quasi nel mezzo di un’operazione delle forze speciali—c’erano gruppi a ogni angolo di strada con auricolari e borsoni, roba del genere.

Abbiamo fatto otto tag, alla fine. Il drone è stato fatto volare in maniera coordinata allo svolgimento delle nostre opere, in tempo reale. E abbiamo fatto tutto alla luce del giorno! In una location alcuni membri della crew si sono calati con delle corde mentre, all’angolo di strada successivo, altri stavano dipingendo su un muro. Nel frattempo un altro di noi stava facendo un enorme tag usando un estintore, mentre dall’altro lato della strada un gruppo ha scavalcato un muro e taggato un intero vagone di un treno di fronte agli sguardi delle persone sedute al bar lì davanti. All’entrata della metro abbiamo fatto dei tag super-larghi e un massiccio street bombing [hanno cioè dipinto tante superfici in un’area limitata, ndt]. Alla fine, su un tetto, abbiamo acceso la nostra fiamma olimpica. I passanti non credevano ai loro occhi.

Ma qualcosa deve essere andato storto, no?
1UP: Ovviamente non è andato tutto perfettamente liscio. A un certo punto il drone non voleva proprio volare dove sarebbe dovuto andare. Poi alcuni di noi hanno visto dei poliziotti in borghese per le strade. Nel momento in cui avremmo dovuto cominciare a girare, uno dei nostri stava dormendo nel letto di un senzatetto per farsi passare la sbronza della sera prima. L’abbiamo risolta in modo semplice, dandogli un bello scossone e dicendogli che stavamo cominciando.
Selina: La cosa che più mi ha colpito dei 1UP che è sono molto più organizzati rispetto alle solite crew. Sono qualcosa di diverso. Sono estremamente professionali e mettono il cuore in tutto quello che fanno. Trovo sia molto motivante lavorare in un’atmosfera simile.

Foto via 1UP.
Foto via 1UP.

Quindi che cosa distingue i 1UP dalle altre crew, a parte questo senso di organizzazione?
Selina: Tradizionalmente, il lavoro del writer è molto individualista. Si tratta di far vedere il tuo nome al numero maggiore di persone possibili e nel trovare i luoghi migliori perché questo accada. La crew a cui appartieni è qualcosa di secondario. Nei 1UP invece l’individualità si perde. Tutti mettono da parte i propri ego. Hanno ottenuto grandi risultati perché sono un’unità che lavora per un obiettivo comune, e un modello simile ha molti benefici. Inoltre, mi piace come lavorano: hanno tanto da fare ma lo fanno velocemente e in ogni location possibile. Si fanno venire in mente idee che non vengono a nessuno. Non mi stanco mai quando giro con loro; anzi, vanno così difficile che è veloce filmare tutto quello che succede.

Perché girare ad Atene? Certo, c’è il discorso delle Olimpiadi, ma ci sono stati altri motivi?
Selina: È la città perfetta per un progetto simile—ci sono un sacco di location fantastiche, e la gente ha una mentalità piuttosto aperta. La Grecia sta passando un periodo difficile e quindi la popolazione ha un’idea più chiara di quelli che sono i veri problemi che le società devono affrontare.
1UP: Esatto. Essere beccati in Grecia non è così tragico. Detto questo, ci sono poliziotti quasi ovunque—tranne che ad Exarchia, il quartiere di Atene in cui i poliziotti vanno solo se vogliono prendersi una Molotov addosso. Anche in altre parti della città la street art è trattata in maniera piuttosto rilassata, però. La gente del luogo ha un atteggiamento positivo nei confronti dei graffiti, mentre vedono la polizia in maniera negativa. La notte prima delle riprese siamo stati beccati mentre preparavamo un tag e ci hanno portati in una cella, dove hanno finto di avere una pistola per minacciarci. Per un momento non ci è sembrato poi così divertente. Ma alla fine tutto si è risolto.

Foto via 1UP.
Foto via 1UP.

Nel video compare un’altra crew di writer, i Berlin Kidz. Proprio come voi, lavorano prendendosi grossi rischi. Camminando sui vagoni, si calano dai tetti per raggiungere muri. Ma agendo in maniera più visibile si è anche maggiormente a rischio di essere sotto l’occhio delle autorità. Voi avete paura di dover rispondere legalmente di ciò che fate?
1UP: La paura è qualcosa di molto soggettivo e casuale. Ci sono persone che taggano super rilassate, mentre altri si devono fare uno shot per calmarsi. E di solito è chi beve di più a taggare su superfici su cui è meno ragionevole lavorare. Un po’ di paura c’è sempre. Almeno nei luoghi in cui sai che la pagherai a caro prezzo se verrai beccato—che si tratti di farti male fisicamente o di dover pagare una multa e un’eventuale pulizia. Ma ci sono modi per difenderti, in base alla location e alle circostanze. Devi stare attento a quanto tempo passi a taggare e dove, devi prepararti una via di fuga, devi indossare guanti, devi nascondere il viso in modo appropriato, e così via.

I graffiti hanno ormai un’influenza enorme sulla pubblicità e sulla cultura pop. Voi che cosa ne pensate? Qual è, secondo voi, lo stato dei graffiti come forme d’arte contemporanea?
1UP: Le mode vanno e vengono, ma i graffiti ci saranno sempre. Almeno per il prossimo futuro. Esistono paesi in cui i graffiti sono stati eliminati completamente dagli spazi pubblici attraverso l’applicazione di leggi severe, punizioni draconiane e un approccio generale alla sorveglianza. Ma molti altri hanno ancora molta strada da fare per arrivare a quel punto, e non ci sembra che molto possa cambiare a breve. E anche se dovesse succedere, la gente troverà sempre buchi nel sistema. I graffiti sono un gesto sovversivo che porta un po’ di caos e creatività in un mondo altrimenti sterile e grigio.

La 1UP è quasi diventata un brand con il passare del tempo. Avete pubblicato libri, DVD e collaborato con Comme des Garçons. More and more adults outside of the scene are familiar with the name 1UP. Why are everyday people taking notice of 1UP as opposed to other graffiti artists?
1UP: Ci sono diversi motivi. Fin dall’inizio ci siamo prefissati di fare bombing leggibili in luoghi centrali e inusuali, così che la gente non potesse non vedere il nostro logo. Tutto questo, a Berlino—una delle città più importanti a livello mondiale per i graffiti. Inoltre abbiamo documentato il nostro lavoro in maniera professionale sin dall’inizio, e grazie ai nostri video siamo arrivati anche a persone esterne alla scena. Infine, continuiamo sempre a viaggiare per il mondo. È quasi impossibile non vedere il nostro nome in giro. State attenti a dove andremo per la prossima opera, potrebbe essere nella vostra città.

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