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Forse la vita si nasconde nella biosfera profonda degli esopianeti

Un ritratto artistico di Kepler 62f. Immagine: NASA Ames/JPL-Caltech.

È difficile credere che il telescopio spaziale Kepler sia in orbita solo da cinque anni. In cosi poco tempo, e nonostante qualche inconveniente tecnico, l’impavida navicella spaziale ha già scoperto centinaia di possibili esopianeti—cioè quelli con caratteristiche simili alla Terra ma che non appartengono al Sistema solare. Con la sua lunga lista di scoperte ha entusiasmato gli astrofili di tutto il mondo, e ha scatenato accese dispute scientifiche sulla natura dei pianeti extrasolari.

Kepler ha individuato molti nuovi pianeti che si trovano nella “zona abitabile” della nostra galassia, ovvero l’unica regione dove potrebbe essersi sviluppata qualche forma di vita. Per essere definita abitabile deve trovarsi abbastanza vicina a una stella da consentire la presenza di acqua allo stato liquido, ma non così vicina da farla evaporare. Viene anche chiamata “zona Goldilocks,” in onore di Riccioli d’oro—Goldilocks in inglese, che nella fiaba dei tre orsi sceglie di dormire nell’unico letto adatto a lei. Dato che la Terra è l’unico pianeta che conosciamo a ospitare la vita, sembra logico considerare come possibili biosfere spaziali quei pianeti che le assomigliano almeno un po’.

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Tuttavia, molti scienziati non sono d’accordo e vogliono cercare forme di vita extraterrestri in pianeti per niente simili al nostro. È il caso di un gruppo di ricerca dell’Università di Aberdeen (in collaborazione con la St. Andrews University). Il team ha pubblicato uno studio su Planetary and Space Science, nel quale suggerisce che delle forme di vita sotterranee potrebbero sopravvivere anche molto al di fuori della cosiddetta zona abitabile.

Alcuni schemi di sistemi orbitali scoperti da Kepler. Immagine: NASA.

“La vita sulla Terra non si limita alla superficie, ma comprende una ‘biosfera di profondità’ che può trovarsi anche a diversi chilometri sotto il suolo,” spiegano i ricercatori. “Allo stesso modo, l’acqua che scorre sotto la superficie, mantenuta liquida dal calore interno del pianeta, potenzialmente potrebbe sostenere la vita ben al di fuori delle [zone abitabili] convenzionali.”

Il team ha introdotto un nuovo termine—“biosfera profonda”—per descrivere la nuova gamma di distanze orbitali che secondo loro potrebbero sostenere la vita in ambienti sotterranei. Per testare l’idea, hanno creato un modello virtuale che, in base alla dimensione e alla distanza dalla stella più vicina, simula le temperature sotterranee dei pianeti extrasolari.

“Sulla Terra, la forma di vita che vive più in profondità sta a 5,3 chilometri sotto la superficie, ma ci potrebbe essere vita anche a dieci chilometri di profondità, in zone che non sono ancora state esplorate,” dichiara Sean McMahon a Phys.org.

“Utilizzando il nostro modello virtuale, abbiamo scoperto che, includendo i primi cinque chilometri sotto la superficie, la zona abitabile di un pianeta simile alla Terra che orbita intorno a una stella simile al Sole è circa tre volte più grande di quel che si credeva… Se andiamo ancora più in profondità, e consideriamo i primi dieci chilometri sotto la superficie, la zona abitabile di quel pianeta diventa 14 volte più ampia. “In altre parole, alcuni esopianeti considerati aridi e desolati potrebbero ospitare la vita in profondità, anche sotto superfici inospitali.”

Applicare quest’idea al nostro sistema può essere divertente. La zona abitabile si estenderebbe fino a Marte, ma, triplicando i parametri, le famose lune di Giove rientrerebbero nella zona di abitabilità sotterranea. Aumentando il tutto di 14 volte si includerebbero nell’elenco anche le lune di Saturno e di Urano. Con buona pace di Riccioli d’oro e del suo lettino.

Il tardigrado, un animaletto estremofilo praticamente indistruttibile. Photo: Bob Goldstein and Vicky Madden, UNC Chapel Hill.

Le conclusioni di questo studio non dovrebbe stupire gli astrobiologi specializzati in forme di vita estremofile—cioè quelle che sopravvivono e proliferano in ambienti inadatti all’uomo. Infatti, solo nell’ultimo anno sono stati scoperti alcuni organismi che vivono nei laghi subglaciali dell’Antartide, mentre altri sono stati trovati perfino nella camera sterile dei veicoli spaziali.

Certo, queste creature non stanno costruendo radiotelescopi né razzi per andare sulla Luna. Ma dimostrano che la vita trova sempre un modo per affermarsi. Quindi, smettiamola con questo snobismo da animali di superficie e facciamocene una ragione: la vita può fiorire anche dove non batte l’eso-sole.