Illustrazione di Ratigher
Chi ha visto Prison Break penserà che il carcere è un continuo cercare di evadere e di evitare di essere stuprati. Ecco, è tutto molto più noioso di così. È come una vacanza al mare in un posto molto affollato, ma senza mare, senza tipe in costume, e senza possibilità di tornare a casa. Però puoi recuperare tutti i libri che non hai mai letto nella vita. Renato Mele, uno dei responsabili delle biblioteche delle carceri di Opera e Bollate, ci ha raccontato le abitudini letterarie dei detenuti, che ormai frequenta da più di dieci anni. Subito Mele fa una premessa: l’80 percento dei carcerati non ha mai letto un libro prima del carcere, “Per questo i grandi classici non vengono letti: mancano le basi per capirli,” spiega. E il libro più letto in assoluto è il Codice di Procedura Penale, “perché il loro primo interesse è sapere per quanto tempo dovranno starsene in galera.” I romanzi più richiesti sono i thriller di Grisham, Smith e ultimamente anche Larsson, seguono le poesie d’amore di chiunque, da Shakespeare a Prévert. “Molti le usano nelle lettere per le mogli e i mariti rimasti fuori,” racconta Mele, anche se il sacro fuoco della poesia non si ferma a qualche dedica, “in molte carceri esistono scuole di poesia, e vengono stampate spesso raccolte di versi scritte dai carcerati.” Proprio come le ragazzine di buona famiglia che leggono la Austen perché si sentono “molto rappresentate”, la tipologia di storie che da sempre piace di più ai detenuti sono i racconti biografici di criminali, con una menzione speciale per tutti i personaggi che hanno a che fare con la mafia: “All’interno di quei libri ci sono i codici che i detenuti utilizzano abitualmente tra loro. Nel carcere di Opera, in particolare, è molto richiesta l’autobiografia di Vallanzasca uscita l’anno scorso, proprio perché stava in quel carcere.” Le scelte riguardanti la narrativa contemporanea sono comunque dettate dalla televisione—in carcere hai due modi per passare il tempo: leggere o guardare la TV—“con la differenza che qui i libri appena usciti arrivano con un anno, anche due, di ritardo.” Mele smentisce la notizia di qualche anno fa secondo cui il libro più letto in carcere è il Corano, che però per molte persone è l’unico libro leggibile: il problema attuale nelle biblioteche delle carceri è l’assenza di libri in lingua araba e nelle lingue del ceppo slavo. Tenetene conto se volete donare dei libri, invece di rifilare l’ennesima copia di Va’ dove ti porta il cuore—il libro più donato di sempre, come se la galera non fosse già abbastanza dura.