3MSC, Mean Girls e gli altri: vecchi film adolescenziali recensiti dagli adolescenti di oggi

lista film adolescenziali 2000

Se sei nato tra gli anni Ottanta e Novanta, e ti sei sorbito un sacco di film ritenuti ‘culto’ (nel bene o nel male) come American Pie, Tre metri sopra il cielo, Thirteen, probabilmente ora un po’ te ne vergogni. In ogni caso, pupparsi prodotti adolescenziali quando si è adolescenti sembra una parte del rito di passaggio all’età adulta, e non è detto che non si continui a farlo quando si è abbondantemente fuori target, con o senza imbarazzo annesso.

Lo dimostra il successo negli ultimi anni di questa nuova ondata di prodotti teen—soprattutto nei servizi streaming che prima non c’erano—sulla Generazione Z, che sono più equilibrati in termini di inclusione, ma se non rientrano nel young adult e si è un po’ più grandi, possono apparire ad alcuni respingenti.

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Ma cosa penserebbero, invece, i teenager di oggi dei teen movie che guardavano i millennials? Abbiamo scelto alcuni dei più famosi usciti intorno agli inizi del Duemila, e glieli abbiamo fatti guardare per scoprirlo.

MEAN GIRLS, 2004

https://www.youtube.com/watch?v=FJEH3Bils08

“Non avevo mai visto Mean Girls, ma volevo farlo da tempo, perché è famoso e ancora oggi circolano un sacco di meme al riguardo, come ‘Dio Karen, quanto sei scema’ o ‘Il 3 Ottobre mi chiese che giorno fosse’ che viene postato da un sacco di gente proprio il tre ottobre di ogni anno. Inoltre, sapevo che è stato scritto da Tina Fey, che oltre ad avere un ruolo come attrice nel film, è anche una delle mie comiche preferite.

Il film descrive proprio quello a cui uno pensa quando immagina le High School americane. In Italia le cose sono un po’ diverse, però ne riconosci alcuni aspetti: le voci che tutti prendono subito per vere, l’esaltazione della popolarità, soprattutto da parte dei più giovani, che vedono i più grandi come Gesù sceso in terra.

Mi è piaciuto perché, messi in conto alcuni stereotipi, il film è pura satira su come ragiona l’adolescente medio che un giorno pensa una cosa, il giorno dopo gli viene fatto credere che ne pensa un’altra e in generale ha idee un po’ confuse su cosa voglia dire, ad esempio, femminismo.

Non è certo un capolavoro, ma credo di aver capito perché questo film sia diventato iconico: che tu lo veda nel 2004 o nel 2020, ci trovi descrizioni ed elementi legati all’adolescenza sempre validi. Poi ovviamente indossano vestiti che non si usano più e i social network sono sostituiti dal cellulare, ma non disturba.

Per essere un film degli anni Duemila è molto attento alla diversità: ci sono personaggi di diverse etnie la cui rappresentazione non si limita “a far presenza”, l’amica alternativa non è semplicemente alternativa, e il personaggio gay che non è definito dalla sua sessualità—e questo non è scontato, nemmeno nei prodotti di oggi.

Mean Girls mi è molto leggero, mi ha fatto ridere, e se non sbaglio è anche l’unico film davvero di successo in cui Lindsay Lohan è protagonista. C’è ovviamente anche un lieto fine, ma è comunque un lieto fine in cui ti viene da dire che la protagonista è un po’ una rincoglionita, come te-adolescente-medio, però in maniera simpatica”—Filippo Soccini, 18 anni

10 COSE CHE ODIO DI TE, 1999

“Ho visto per la prima volta questo film perché avevo una cotta pazzesca per Heath Ledger ed ero curiosa di vedere Joseph Gordon Levitt prima di Don Jon. Essendo in fissa col cinema, ho imparato che bisogna contestualizzare: negli anni Novanta le teen comedy mostravano ai giovani ciò che probabilmente non sarebbero mai stati, i protagonisti erano alquanto stereotipati, e i giovani spettatori potevano rispecchiarsi, ma non empatizzare del tutto. Quindi, anche in questo film si riscontrano elementi didascalici come il rosa per le fighette, il nero per le dark, i dread per i cannaroli e canottiere e polsini per i bad boy—ma sono semplificazioni portate all’estremo apposta, non sbrigative.

Le rivoluzionarie pesanti con la sindrome del controllo come me, poi, non smetteranno mai di innamorarsi della protagonista, interpretata da Julia Stiles: quella considerata maschiaccia e a tratti scorbutica, pesante perché pensante, innamorata della verità nella letteratura, femminista ma senza urlarlo, una colta che lo sbatte in faccia a chi purtroppo non ci arriva.

Se per un periodo ho avuto l’illusione di poter cambiare i bad boy, la colpa è di questo film. Mi ha fatto credere che fosse possibile prendere dei casi umani e renderli socialmente accettabili: ragazze, questa è un’utopia. Mai fidarsi delle teen comedy, mentono. Anche quelle più veritiere, con la trap e le parolacce. Soprattutto quando ora, nel 2020, vi fanno vedere che il geloso incazzoso è figo (per esempio in After). No, non è figo. Odio che si veda nei film e passi come una roba avvincente, perché ora le mie sorelline di 15 anni vogliono trovare quello che fa a botte per loro. Anche no”—Nicole Rossi, 19 anni

AMERICAN PIE, 1999

Prima di guardare il film non ho cercato informazioni, ma credo che il titolo si riferisca proprio alla scena del ragazzo che si masturba con la torta. MI è piaciuto che il gruppo dei quattro ragazzi protagonisti sia molto eterogeneo, comprende dallo sportivo a quello che studia, quindi molti ragazzi ci si possono rispecchiare.

Certo io non ne conosco del genere che si promettono di scopare entro la fine dell’anno scolastico, ma sicuramente che parlano di sesso sì. Nella mia cerchia di amici non siamo così espliciti e sguaiati, più da battutine. Ma probabilmente il pregio maggiore del film è che parla di temi sesso, autoerotismo e simili come prima nessuno aveva fatto.

Inoltre, secondo me è figo che racconti molto delle insicurezze legate alla “grande scoperta.” Mi ci rispecchio in questa difficoltà di interfacciarsi con l’altro sesso a una festa, di capire se una ragazza ti sta guardando. Mi ricorda quella volta in cui due ragazzi che non conoscevo in discoteca mi hanno chiesto, “Oh, ma sei qui per rimorchiare?”

Il film mi ha fatto ridere, riflettere, perché parla di argomenti che sono il chiodo fiso degli adolescenti facendoti morire dalle risate. Ho scoperto che ci sono anche i sequel, ora mi guardo pure quelli—Christian Candela, 19 anni

TRE METRI SOPRA IL CIELO, 2004

“È la storia d’amore tra Babi, una ragazza borghese dal futuro già scritto, e Step, un ragazzo che vive alla giornata, tra gare di corse in moto, piccoli crimini e compagnie ‘poco raccomandabili’, ma che in realtà è ricco.

Questo delinea per estensione un po’ gli altri personaggi giovani, che sono chiaramente divisi in sole due categorie: ‘figli di papà’ e ‘teppisti’. I personaggi adulti, invece, sono sintetizzabili in ‘quelli che non capiscono cosa passi per la testa dei giovani, come se non ci fossero mai passati prima.’ Tutto questo non è credibilissimo, una persona non è solo bianca o nera—però, dai, funziona. Alcuni personaggi, per completezza, una piccola evoluzione alla fine ce l’hanno pure.

Quindi come mai questo film è entrato tra quelli generazionali? Credo perché, indipendentemente dal fatto che piaccia o meno, come Dirty dancing e Grease può aver fatto sognare persone simili alla sorellina di Babi, che all’età di 14 anni racconta alle amiche tutte le avventure della sorella maggiore, e potrebbe annotarsi volentieri le ‘massime’ dello speaker di Radio Kaos.

Ovviamente si vede che dall’uscita di 3MSC sono passati più di 15 anni, dalle grafiche, i telefonini, l’abbigliamento e infine per il linguaggio. Ma per concludere, posso dire che alla fine è stato piacevole vedere questo film, di cui conoscevo già la storia avendo letto circa sei anni fa il libro da cui è tratto. Oggi i film adolescenziali sono tendenzialmente più attenti alle sfumature e alla cura dei personaggi, ma se dovesse capitare di rivederle 3MSC credo che non mi peserebbe, lo apprezzerei, mettendo in conto i suoi limiti”—Susanna El Taher, 19 anni

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Le recensioni sono state editate e accorciate per questioni di spazio.