È stato negli anni novanta, quando i negozi di dischi erano ancora un posto decente dove passare il tempo, che mi sono imbattuto nel volto di Aphex Twin, il volto enigmatico dagli occhi incavati e sorriso fin troppo smagliante che catturò la mia attenzione nella copertina del Richard D. James Album, terzo suo lavoro con lo pseudonimo più famoso, uscito su Sire. Vedere quell’immagine macabra mi trasmise un senso di appartenenza misto a uno di distanza, visto che la scena techno era solita avere producer e dj senza volto tipo gli Underground Resistance di Detroit. Con una sola foto invece, James creò una trappola nella quale sarebbero caduti in molti, trasformandoli subito in fan devoti e ossessivi. Sono passati ormai tredici anni dall’ultima uscita a nome Aphex Twin, durante i quali quell’ossessione è stata amplificata dalla curiosità, sminuita dal tempo e ancora una volta amplificata dalla lenta anticipazione dei dettagli sul suo nuovo album chiamato Syro. Settimana scorsa con un colpo di fortuna mi sono assicurato un posto nella competitivissima estrazione per essere tra i primi ad ascoltare le note del nuovo album, e devo dire che tutto ciò mi ha trasmesso la stessa euforia di quasi due decenni fa.
Quando vidi il poster di Richard D. James, avevo già una certa familiarità con i lavori di James, grazie all’etichetta industrial Wax Trax!, che aveva da tempo un accordo di distribuzione con Warp e, da adolescente con la maglietta dei KMFDM e habitué di locali goth per minorenni quale ero, avevo già imparato a fidarmi ciecamente di alcune etichette discografiche, spendendo il mio già misero salario in suoni e perturbazioni di stampo Europeo.
Spingendo opere di producer lungimiranti come Autechre, Richie Hawtin e Speedy J, le compilation Artificial Intelligence della Warp, hanno introdotto le masse al concetto di “intelligent dance music” (IDM), un termine usato per descrivere tutto ciò che non si adatta comodamente alle categorie di elettronica convenzionale. Il contributo di James al breve ma influente programma interconinentale, uscì sotto il nome di Polygon Window, ed è rappresentato al meglio da Surfing On Sine Waves, del 1993. Il singolo estratto si chiamava “Quoth” ed è tutt’ora una perfetta fusione tra industral, ritmi da warehouse e aspri loop di suoni metallici.
Videos by VICE
Poco tempo dopo mi ritrovai al college. Abilitato di connessione ethernet del campus, Napster mi fece arrivare in dormitorio album e rarità viniliche di Aphex Twin. Qui ho avuto modo di scoprire—tra i vari MP3 rippati male—i diversi pseudonimi di James, Caustic Window, GAK, e Power-Pill. Nonostante alcuni di questi progetti fossero nati per gioco, hanno mostrato la sua ampia varietà di stili sia affini che distanti dalla musica rave di quei tempi. Una volta divenuto Aphex Twin, ha fracassato tutti quegli elementi uno contro l’altro, mantenendo regolarmente senso dell’umorismo e voglia di stupire. La sua discografia è ottima per qualsiasi mood, compresi quelli che neanche sapevi esistessero. È sempre stato facile sviluppare un’ossessione per questo ragazzo, internet e i forum hanno incoraggiato tale attitudine e dato inizio alla creazione di un vero culto attorno a lui. Lì abbiamo discusso sui suoi mille nomi apparentemente privi di senso e scansionato tutte le uscite Rephlex in cerca di indizi. Tra le tante voci ne girava una che l’avrebbe visto alla guida di un carro armato e noi credevamo a tutto, ma proprio a tutto. Ridemmo della scoperta che una delle sue tracce nascondeva un autoritratto fatto di onde sonore, individuabile solo tramite spettrografo e cercammo anche di imparare il Cornico, una lingua minoritaria riconosciuta nel sud-ovest della Gran Bretagna, usata spesso da James nelle sue composzioni. Aphex Twin è stato un po’ il Ken Kesey della nostra generazione, un Merry Prankster dei nostri tempi.
Ormai quel brivido di emozione che si cela nello svelare misteri sul significato di pseudonimi come Bradley Strider è diventato una noia. Ha importanza sapere che l’artista Chris Clark della Warp non era in realtà un altro progetto segreto di Aphex? Importa a qualcuno di chi davvero fosse The Tuss? Le mie visite a forum come We Are The Music Makers e altri forum dello stesso genere, sono sempre meno frequenti, così come il mio interesse a partecipare a discussioni di questo tipo. Già quando Rephlex pubblicò Chosen Lords, nel 2006, composto da selezioni prese dai vinili della serie Analord, avevo più o meno smesso di interessarmi ad Aphex Twin.
Otto anni dopo, mi sono ritrovato ad essere il terzo della fila, fuori dal club Verboten a Williamsburg, sotto la pioggia battente in un pomeriggio di fine estate, aspettando con ansia di ascoltarmi Syro. Nelle settimane precedenti, il suo ritorno è stato annunciato nella maniera più modaiola possibile, vale a dire un dirigibile con il suo logo stampato, che volteggiava misteriosamente nei cieli di Londra. Anche se provocatorio e un tantino appariscente, è stato sicuramente il modo migliore per annunciare il colossale evento. Da allora, graffiti, link sul deep web, e infine la pubblicazione di una traccia su YouTube hanno continuato ad alimentare l’interesse generale attorno alla realizzazione dell’album. Sono stati anche organizzati party esclusivi per il pre-ascolto in otto città diverse, tra il Nord America e l’Europa.
L’uomo dietro di me, con baffetti stilosi e capelli bianchi laccati, ha viaggiato dalla Florida dopo aver vinto due biglietti in due città diverse a distanza di un giorno. Ride del costo del volo, dicendo di fregarsene totalmente almeno fino al momento dell’arrivo di bollette e conti da pagare a casa. Il personale del locale ha controllato i nostri nomi sulla lista degli invitati e, poco prima che si aprano le porte, uno del Verboten ci avverte che qualsiasi utilizzo del telefono cellulare sarebbe stato motivo di rimozione dello stesso. Io il mio l’avevo lasciato a casa.
Una volta dentro al Verboten, mi è s subito chiaro come la fascia media di età dei fan di Aphex si sia alzata. La maggior parte dei cento partecipanti sembra la parodia di un luogo comune sui giovani utenti di forum, divenuti ormai adulti: brizzolati e panciuti, girano attorno senza parlare con nessuno. Cercando il punto migliore dove ascoltare il live, noto che tutti non fanno altro che commentare come se fossero su Internet. Alcuni chiacchierano da veri nerd, ma la maggior parte non dice nulla, come se al giorno d’oggi fosse ormai un reato comunicare di persona. Un quarantenne con la camicia di Aphex Twin si intromette in un discorso con “Voglio un po’ di swag” e non viene cagato da nessuno. A show iniziato era come se nessuno avesse il coraggio di avvicinarsi al palco, siamo quasi smarriti, il che è ridicolo viste le dimensioni del Verboten—un’unica, intima, sala.
L’atmosfera in sé è già abbastanza austera, con luci lasciate accese e un odore pungente di legno umido che mi trapassa le narici. Sopra di me ondeggia precariamente una palla da discoteca, a un certo punto si accende una macchina per il fumo per errore. Le guardie di sicurezza, in completo nero e cravatta rossa, sbadigliano. Su una parete è proiettato il logo in verde di Aphex Twin, che è la ragione per cui tutti eravamo lì. Tutto lo staff armeggia in tutta tranquillità con i propri smartphone, anche il tipo che all’ingresso ci aveva vietato rigorosamente di usarli. Stanno lì in piedi, come i personaggi di The Sims, sembrava quasi che l’uso degli arti abbia perso di significato se non abbinato ai prolungamenti digitali. Almeno c’è un bar.
Dopo quarantacinque minuti di inattività e mormorii, sono finalmente calate le luci e parte “Minipops 67” di Syro. Nel corso di un’ora, James sembra essere tornato indietro nel passato, anche se non necessariamente il suo. L’astrattismo di Syro somiglia un po’ a …I Care Because You Do quanto a ciò che una volta era posto sotto la categoria rave. Acid, electro, techno e jungle sono punto in comune in quasi ogni traccia, lo spettro della drill ‘n’ bass riappare in tracce come “CIRCLONT14 (Shrymoming mix)” e “PAPAT4 (Pineal mix),” mentre “4 bit 9d api + e + 6” raccoglie basi meno frenetiche. Almeno due delle tracce di Syro sono già state identificate dai demoni da forum, visto che erano già state suonate in dei DJ set rispettivamente a Manchester e Metz. La DJ e producer Christina Empress, anche lei presente, sgama pure un campione da “Roll The Beats” di DJ Hype del 1994 su “s950tx16wasr10 (Earth portal mix).” Anche se per gran parte privo di movimento, il pubblico applaudiva e urlava dopo ogni canzone, soddisfatto e grato per quello che stava ascoltando.
Già in precedenza, Aphex Twin aveva realizzato musica che sembrava provenire dal futuro, ovvero da oggi, se ci riferiamo al 1996. Syro, in effetti, anche dopo quasi due decadi, continua a funzionare nello spazio tempo: il presente è alquanto insoddisfacente per James, ma lui riesce sempre a uscire dai canoni e ad entrare in un’altra dimensione, infrangendo qualsivoglia legge della fisica. Trasmette da un universo alternativo dove l’EDM non rappresenta per forza un’evoluzione dei rave, e questa sua visione è in grado di sollecitare e stuzzicare i suoi fan, ricordandoci sempre il perché ci siamo innamorati del suo personaggio. La nostra esasperazione e lo sconcerto non cambieranno il risultato. Aphex Twin non ha mai seguito regole, e non ha di certo intenzione di farlo ora.