Lory Del Santo mi ha spiegato la vera essenza di The Lady e dell’amore

​Purtroppo tutte le cose, anche quelle davvero belle, prima o poi finiscono. È il naturale decorso della vita, ma in alcuni casi è davvero difficile accettarlo. Lunedì sera, durante la trasmissione Quanto Manca, è andata in onda l’ultima puntata della web serie di Lory De Santo, ​​The Lady​. E sono tre giorni che non mi do pace.

Per me The Lady è stata una grande epopea formativa, un viaggio dell’anima attraverso pathos, sentimento, canottiere elasticizzate in acrilico e ogni scompenso emotivo/sessuale mai teorizzato in psicologia dinamica. Oltre che un grande compendio sui ritmi e la grande forza espressiva del linguaggio, ovviamente.

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Due mesi fa, dopo aver visto le prime tre puntate, avevo scritto ​una recension​e entusiastica della serie, ma la realtà è che non sono riuscito a comunicarne appieno il valore artistico. Nelle sette puntate successive The Lady, corroborata dal talento​​ espressivo di Costantino Vitagliano, ha ingigantito tutti i capisaldi che l’avevano resa da subito una bomba. 

Come i personaggi di Dostoevskij, anche quelli di Lory sono destinati all’immortalità: il meglio di loro, e delle loro nevrosi, vivrà dentro di noi per sempre. Lona come Nastasya Filippovna, insomma. 

Fortunatamente non sono stato l’unico ad accorgermi di The Lady: il lavoro della Del Santo ha attirato l’attenzione e l’amore di una grande schiera di fan devoti. Alle gesta di Samir, Chang e Luc sono state dedicate anche delle ​pagin​e F​acebook e l’hashtag ​#merc​olady.

Dopo aver visto questa serie non potrò più entrare in un baretto senza ordinare una bottiglia di Amarone. The Lady non doveva finire. Per cercare di tamponare la ferita lasciata dall’ultimo episodio ho deciso quindi di contattare Lory Del Santo per parlare del percorso che l’ha portata a The Lady, e valutare i possibili risvolti che i buchi della trama potrebbero implicare.​ Alla fine della nostra conversazione sono riuscito a capire davvero l’essenza di The Lady. E dell’amore.

VICE: Salve Lory. Partiamo dall’inizio: come è iniziato il progetto?
Lory Del Santo: Volevo girare un film già da molti anni, perché ho sempre voluto fare la regista e invidiavo quelli che facevano cinema. All’inizio la mia idea era quella di interpretare personalmente The Lady, però mi rendevo conto che girare un film comporta una serie di compromessi: devi utilizzare il soggetto scritto da qualcun altro, fare i conti con il produttore, avere a che fare con operatori che magari non seguono esattamente quello che gli dici di fare… 

Poi un giorno ho capito che potevo realizzare tutto da sola, e ho deciso che era il momento di farlo. Volevo girare un prodotto che avesse la mia impronta, quindi ho iniziato questo percorso: ho messo giù una sceneggiatura e poi tutto è venuto naturale.

Come ha acquisito le conoscenze necessarie a girare un film?
Ho studiato due settimane. Ok, forse detto così sembrano poche effettivamente, ma io sono una persona con… ho già una capacità, che è quella intuitiva. So cosa voglio fare.

È un istinto primordiale, e la dote più importante quando ci si butta in un progetto come questo. Secondo me chiunque abbia questa capacità può imparare velocemente: io ho imparato ad usare la telecamera, a fare il montaggio, a fare il fonico…. le luci poi sono nel mio DNA. 

Capisco. Come è nato il suo amore per il cinema e la regia?
Nasce tutto dal fatto che io da piccola non avevo la tv. Sognavo sempre di poter guardare i film dopo Carosello alle nove di sera. Sognavo, sognavo. E poi mi ricordo il dramma della prima volta che mia madre mi ha dato il permesso di andare al cinema a vedere Via col vento: siccome il film durava tantissimo, ero preoccupata che mia madre potesse credere che la mia fosse solo una bugia—perché io ne dicevo tantissime—e che avessi usato la scusa del film per andarmene in giro.

Così dopo metà film sono tornata a casa e mi sono persa il finale. E questo trauma—perché è stato un trauma—mi ha fatto capire cosa è un film. Cosa è una storia. Su questa emozione ho creato The Lady: uno deve sapere come va a finire una storia. Ma comunque questo shock ha gettato il seme dell’amore per il cinema.

Quali sono i registi che l’hanno più influenzata?
Guarda, a me è sempre piaciuto Buñuel. Non so se ti dice qualcosa. È stato uno dei primi registi che mi ha colpito quando sono stata in grado di andare finalmente al cinema. Mi piaceva perché mi lasciava sempre un senso di mistero… è stato il primo che mi ha influenzato.

Infatti anche in The Lady c’è questo persistente senso di mistero…
Esatto. Lui era un grande regista. Mi ricordo che andavo di pomeriggio a vedere i suoi film, e uscivo con questa oscurità… con questo senso dell’angoscia. Insomma, è stato il primo regista che mi ha influenzato. Amo il cinema, e ci vado spesso. Ma capita quasi sempre che per un motivo o per l’altro i film mi lascino insoddisfatta.

Io sono una che non si accontenta mai: In questo film ho messo tutto quello che mi manca di solito nei film… cioè magari vado a vedere Batman: bellissimo, immagini stupende, cose meravigliose, però emozione zero! 

Quindi ha cercato soprattutto di valorizzare le emozioni…
Ho cercato di mettere insieme tante cose che mi stimolano, come la bellezza! Io non posso farne a meno, vivo così. È chiaro che se avessi avuto più esperienza e più tempo avrei potuto essere anche tecnicamente raffinata. Ma era la mia prima cosa, e quindi sperimentavo. Poi però ho capito di aver comunque colto nel segno.

Si aspettava tanto successo?
Ci speravo! Sicuramente però non mi aspettavo un riscontro così grande. Speravo più che altro che ci fosse qualche persona che amasse le stesse cose che amo io: mi dicevo, ‘Ma è possibile che nessuno nel mondo veda le cose come me?’ E posso dire che sul web l’ho trovato: ho trovato chi ama, chi ha delle raffinatezze come le mie, chi ha una sensibilità simile alla mia. Esistono, ci sono. Sono persone super colte, super intelligenti e ironiche. Leggo i messaggi che mi mandano questi fan e schianto dalle risate. Anche l’hasthag #Mercolady ad esempio: bellissimo.

Sì, #mercolady è bellissimo. Senta, una cosa che mi ha particolarmente colpito sono i dialoghi. Che stile ha utilizzato scrivendoli? Perché alcuni li hanno trovati un po’ astrusi.
​Astrusi? Ma quale astrusi? Io fotografo la realtà: questi sono i dialoghi che ascolto tutti i giorni. Anzi, se dovessi veramente renderli reali al 100 percento verrebbe fuori una fotografia assurda! Io rimango a bocca aperta tutti i giorni quando esco di casa, rimango sconvolta dalla gente. Cosa dicono, cosa fanno. Non faccio altro che riportare quello che vedo.

Quindi ha voluto esaltare il reale?
Certo. Io attingo dalla realtà: i dialoghi che vediamo in altre fiction sono falsi. Non i miei. Quella non è la vita vera.

Approfondiamo un attimo il tema della bellezza all’interno di The Lady. Tutti i ragazzi sono belli, e sempre mezzi nudi. Cosa voleva comunicare con questo?
Innanzitutto molta gente che ci circonda effettivamente è molto bella. Va detto. Cioè io sono circondata da gente bellissima… difficilmente vedo gente brutta. E poi perché forse la bellezza a volte distrae. Quindi ho pensato che chi non voleva seguire quello che avevo da dire poteva guardare questi ragazzi! Non ti interessa quello che dico? Almeno guarda!

Capisco, e per quanto riguarda l’altro tema portante della serie invece, la ricchezza?
Sì. Lona è ricca e giustamente il mondo che ha di fronte è quello lì. Io amo la ricchezza e il lusso: amo tutto quello che ti fa sognare. Ma comunque in The Lady c’è anche la povertà… Diciamo che io volevo colpire tutti i campi.

Per quanto riguarda la trama invece, ho notato che molti intrecci non si concludono—come la storia del tizio con le cicatrici che si nasconde dietro le colonne dei supermercati o i ragazzi che sono a Miami ma non si capisce a fare cosa. Per quale motivo?
Lo so. È stata un’esigenza di tempi. Probabilmente tutti quelli che hanno visto The Lady sono rimasti delusi dal fatto che la storia non finisce, ma alla fine infatti dico che per chi ama continua…

Quindi ci sarà una seconda parte?
La storia c’è: The Lady 2, esiste. Era previsto che il film fosse più lungo, ma poi visto che dovevo chiudere in dieci puntate non ce l’ho fatta a mettere tutto il materiale. Ma ho già tutto pronto. È chiaro però che rappresenterebbe un investimento molto pesante per me, perché purtroppo non sono ricca come Lona… quindi devo pensarci un attimo. 

Quanto è costato in tutto il progetto, compresi i compensi degli attori?
​Ventimila euro. Gli attori però hanno partecipato gratis.

Si è fatto avanti qualche produttore?
No. The Lady è stato notato solo dalla gente, per ora. I produttori secondo me dormono. Sono già in vacanza. È incredibile la cecità di queste persone.

Come è stato dirigere Costantino?
Lui è stato bravissimo: super professionale. Non ha mai mollato, fino alla fine. Un grande professionista. Ma sono stati tutti eccezionali! Gloria Contreras poi è una grande attrice: ti da sempre quello che vuoi.

I mie personaggi preferiti di The Lady sono Samir e Chang: ha mai pensato di ampliare il loro ruolo o girare uno spin off solo su di loro?
Ma certo! Solo che, come ho detto, non c’è stato il tempo… il film dura un’ora e 50 ma non ho potuto dare spazio a tutti i personaggi. Samir e Chang rappresentano quelle persone che lavorano ma non capiscono niente. Quindi vivono in un mondo astruso dove gli vengono dette delle cose che loro non sono mai in grado di fare. Io sono circondata da questa gente!

Domanda trita e banale: quanto c’è effettivamente di Lona in lei?
C’è molto. Io sono così: come lei. Ovviamente poi le nostre storie non sono uguali, ma la nostra essenza è la stessa.

Come vede la sua carriera di regista dopo The Lady?
Guardi io vorrei davvero continuare The Lady, perché penso che abbia anche un certo respiro internazionale. Ho anche altri due soggetti però… ma uno potrò realizzarlo solo quando sarò in grado di concorrere per l’Oscar. Perché è una specie di Grande Bellezza, molto difficile da realizzare. Ci vogliono i soldi. È un film difficile e lo tengo per ultimo.

È molto ambiziosa quindi. Si sente al livello dei registi che concorrono per gli Oscar…
Sì assolutamente. Io scrivo, e ho delle storie molto forti. Anche molto profonde.

Perfetto. Una curiosità: sotto il primo articolo che avevo scritto su The Lady, lei aveva commentato che, alla fine della serie, sarebbe stato possibile comprendere la vera esistenza dell’amore. Sarò sincero, io non sono riuscito a coglierla. Me la potrebbe spiegare?
L’amore è una serie di cose incontrollabili, incomprensibili e irrazionali. Tutti nella vita ti dicono “ti amo”… ma poi alla fine non si conclude niente.

Mi pare coerente. Grazie!

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