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Lupe Fiasco ha tirato fuori uno dei dischi rap più belli del 2015

È una notte fredda di un freddo gennaio, e i miei amici sono parcheggiati sul mio divano. “Devi sentire il nuovo di Lupe Fiasco,” mi dice uno, specificando che, nonostante sia uscito all’inizio dell’anno, si possa già dire che Tetsuo & Youth sia uno dei dischi migliori del 2015. Ne parla sputando fuori il fumo, e io penso che abbia fumato un po’ troppo.

Non c’è motivo, per un essere umano senziente e sobrio, per entusiasmarsi così tanto per un album di Lupe Fiasco uscito nel 2015. Fiasco ci ha deluso per gli scorsi dieci anni.

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Ma nel corso dell’anno mi sono visto passare, da un rifiuto in tronco di ascoltare Tetsuo & Youth alla consapevolezza che quest’album fosse per me diventato una droga. In confronto alle altre uscite di Fiasco, da che il rapper si è disintegrato in una nebulosa di sogni infranti e promesse non mantenute ai fan, Tetsuo & Youth è una stella polare. Su Metacritic, il disco ha ottenuto un punteggio di 80, più alto del secondo disco di Fiasco, The Cool, datato 2007 e solo tre punti più sotto il suo debut Food & Liquor. A quanto pare, quindi, Fiasco ha fatto uscire un bell’album—uno che la critica ha valutato superiore a Barter 6 di Young Thug, di Rodeo di Travis Scott e del disco omonimo di Fetty Wap. Quindi perché nessuno nomina Tetsuo & Youth quando si parla di dischi rap dell’anno?



Negli ultimi dieci anni, Lupe è passato da essere “il più grande poeta del nostro tempo” (Jay-Z) e “il futuro dell’hip-hop” (Pharrell) fino al mega flop del suo terzo album Lasers a cui seguì un quarto ancora meno convincente. Il rapper diventò talmente ignominoso che anche i suoi fan più accaniti dichiararono di pentirsi di essersi tatuati i testi del suo primo album. Nel periodo tra i suoi dischi-limbo, Fiasco dichiarò più volte di voler mollare la musica, e i battibecchi con artisti, fan e scrittori su Twitter—che portarono a una sorta di ostracizzazione dal mondo dell’hip-hop, tanto che alcuni lo paragonarono ad Azealia Banks. Nel 2011, il San Francisco Weekly l’ha chiamato “Il più gran piagnone dell’hip-hop”. E l’anno scorso, a un certo punto, Fiasco ha dedicato a un fan un verso personalizzato, su un argomento e su una base a sua scelta, per cinquecento dollari.

Il risultato fu che l’opinione pubblica ora considera Fiasco un artista marginale, e questa nomea ha ostacolato, e non poco, la ricezione del suo ultimo album. Se la qualità di un disco può essere determinata dalle delusioni passate, allora non vale nemmeno la pena sentirlo. Ma noi fan vogliamo dargli una possibilità. I veri fan non guardano cos’è di moda oggi.

Tetsuo & Youth è un ulteriore e magnifico prodotto che vorrebbe equiparare—invano—i livelli di massimalismo di My Beautiful Dark Twisted Fantasy. Il disco è diviso in quattro parti tramite quelle che Lupe chiama “palette detergenti” (tracce strumentali di separazione) che separano le sessioni l’una dall’altra. Altre tre tracce sono lunghe otto minuti. Lupe si è pure disegnato l’artwork da solo. Una traccia ha perfino intro e outro entrambi suonati con il banjo. Di fatto, la costruzione di Tetsuo & Youth rappresenta tutto ciò in fondo ci ha reso detestabile Fiasco fino ad ora: di primo impatto si tratta di un disco pretenzioso, “artistico”, e poco accessibile in generale. “Le reazioni più comuni erano, ‘Oh cazzo, non sapevo che Lupe potesse parlare così. Non sapevo che Lupe conoscesse quella citazione. Non sapevo Lupe fosse affiliato con quel mondo,” ha spiegato Fiasco a Rolling Stone ancora mesi prima che uscisse. E come il terzo album di Fiasco, Lasers, Tetsuo & Youth è stato presentato come un album che la label si era tenuta in ostaggio—e infatti è stato rilasciato dopo che il gruppo di attivisti Anonymous ha minacciato di attacco il sito”. La differenza è questa: Tetsuo & Youth non ha commesso gli stessi errori.

Ad esempio, come parte il disco siamo subito immersi in un minuto di traccia per metà strumentale, puntellinata da parti armoniche, risate di bambini, e suoni di schizzi d’acqua. La traccia sucessiva, “Mural”, lunga otto minuti e mezzo, riprende un tipo di pattern trascendentale diverso; cimbali, echi di pianoforte, e vocals che sembrano gorgheggi tirati fuori dai giardini zen giapponesi dei manga che tanto adora, tutto per oltre un minuto. Dopodiché arriva la voce di Fiasco a ricordarci che “siamo tutti minerali”. Da rimanerci scemi. Di fatto rimanda alle fresche e sbarazzine tracce del passato più glorioso di Fiasco, e lo fa al meglio; attraverso la metafora del pittore meticoloso. Direi che tutto questo basta per concludere che se Fiasco avesse fatto uscire Tetsuo & Youth come terzo album al posto di Lasers, forse avrebbe avverato all’istante la profezia del “più grande liricista dei nostri tempi”.

Come tante recensioni hanno fatto notare ai tempi, l’album racconta di un uomo che è stato liberato dal proprio passato. Se le sue ultime due uscite sono state appesantite da versi moraleggianti o dal bisogno spasmodico di contenere grandi massime di vita, Tetsuo & Youth, invece, è molto più vicino all’artista ai tempi di Food and Liquor. Invece che strigliare l’ascoltatore con continue minacce passivo-aggressive, qui l’ascolto è immediato e semplice. Lo pseudo-intellettualismo politico di Food and Liquor II è stato sostituito da paesaggi sensuali, aperti, con ampio margine di respiro e interpretazione. XXL lo definisce Fiasco’s “il più stratificato, impegnativo e compromettente album di Fiasco che possa capitare sotto mano.” thematically layered and engaging album to date”. Un altro sito lo vede come la sua “opera maggiore”. Hip Hop DX ha scritto che “merita un podio tutto suo”. Dopodiché silenzio. Pochissime news sul ritorno alla gloria di Fiasco, ancora meno le interviste. Tutto ciò può essere ricondotto alla riluttanza dell’artista ad apparire in pubblico—come quando a inizio anno finì su Sway In The Morning, programma radio in cui dichiarò bellamente che quella sarebbe stata la sua ultima intervista della vita—ma il punto è sempre lo stesso: nessuno parlava più di Lupe.

Uno dei motivi potrebbe anche essere risiedere nelle posizioni politiche di Fiasco. Quasi tutte le recensioni fanno riferimento al ruolo di perenne paladino della giustizia sociale, ormai associato a Fiasco. AV Club sostiene che l’artista “si avvale di questo ruolo e lo estrinseca attraverso la diffusione di opinioni e ideali controversi dal punto di vista socio-politico, volte quasi solo a cercare il conflitto”, e molto spesso è vero. Fiasco ha goduto di una fama ben più infelice nel corso degli ultimi anni. Nel 2011 ha chiamato Obama “un terrorista”, e un anno dopo è stato cacciato da una festa di inaugurazione presidenziale per aver cantato una canzone dai testi simili per oltre trenta minuti. Nel 2013 ha chiuso il suo account Twitter dopo il casino dei commenti al processo a George Zimmerman, dopodiché l’ha riaperto, richiuso e riaperto ancora. Lo scorso mese ha dichiarato che i producer valgono meno dei rapper, artisticamente parlando. Questa sorta di conflitto con l’opinione pubblica è onnipresente quando ci si riferisce a lui, che sia a ragione o a torto, costruttivo o solo ignorante. Alla lunga è estenuante. Confina la musica a un punto in cui, secondo la sua visione, solo in pochi sono in grado di arrivare. Forse è per provocare i media e rendersi meno appetibile nei loro confronti? Anche se fosse non sarebbe giusto, c’è una differenza sostanziale e cristallina tra Fiasco e, che ne so, i discorsi di Kanye West. Uno è una superstar tabloid-friendly in costante cerca di attenzioni e l’altro no. Sarebbe forzato credere che la politica di Fiasco abbia condizionato la sua immagine pubblica? Sì, e Fiasco sostiene pure di essere stato demonizzato e di aver perso un sacco di amici e sponsor, dopo la dichiarazione su Obama.

La nostra percezione di Fiasco eroe del sociale lo mette a disagio. Ma pensandoci bene, è mai stato a suo agio? Quando ha esordito a metà anni Duemila, il rap era terra di gente come 50 Cent e la G-Unit. Non aveva il minimo posto per un liricista skater-quasi-straight-edge infatuato del Giappone, dei manga e che ripudiava la misoginia. Eppure ha funzionato. È iniziato a diventare popolare perché non c’era nessuno come lui in circolazione. Nel 2015 è arrivato J Cole. O Logic. O Wale. Anche se gli artisti di oggi, da Chance the Rapper (che Lupe vede come “l’unico motivo per cui fa ancora musica”) a Kendrick Lamar, sono stati ampiamente ispirati dai suoi primi due dischi, tutto quello che è venuto dopo sembra essere la prova che qui non c’è più posto per Fiasco.


Per trovargliene uno nel 2015, che rispecchi il suo spirito autodistruttivo, dobbiamo tornare dove tutte le strade del rap ci hanno condotto quest’anno: Drake. Drake se la menava che la sua traccia del 2013 “5AM In Toronto” era divertente perché “aveva ripreso tanto da Lupe.” Entrambi hanno esordito nel 2006, Drake con il primo mixtape Room for Improvement (che comprendeva un opinabile remix di “Kick Push” di Lupe Fiasco) e Fiasco con Food and Liquor. Oggi Drake ha un contratto con Apple, si dice da diciannove milioni di dollari e Fiasco è un semisconosciuto. È questo forse la più grossa discriminante che ha reso a Tetsuo & Youth meno gloria di quella che si sarebbe meritata. È difficile trovare spazio per parlare della profondità di un disco come questo, quando siamo circondati da clickbait su “Hotline Bling”. Si capisce subito cosa è più facilmente assimilabile. E il fatto che Fiasco abbia passato cinque anni a deludere i suoi fan e a creare conflitti evitabili, ha reso tutto più difficile da giustificare.

Da’ tempo a Tetsuo & Youth, però, e ne sarai ricompensato. Fiasco dipinge parole sulla tela del disco con saggezza e delicatezza. Ci sono versi visivamente impressionanti su come “i pancake si tagliano a spirale” e sul “fumo d’incenso” che crea “vortici e curve” intrecciati nel ricco arazzo dell’album. È il sogno bagnato di Rap Genius. Ci sono anche ritornelli giganti: “Blur My Hands” vola come un fuoco d’artificio caricato a colombe. Per chi invece è alla ricerca di rap più di strada, c’è la traccia posse prodotta da Dahi “Chopper”, dove sette rapper sparano 32 barre sui loro sette peccati capitali. Per me spicca chiaramente “Dots & Lines” con i suoi riferimenti alla geometria sacra; piena di immagini antiche e baciata dal miglior ritornello dell’album.

Per cui, visto che è quel periodo dell’anno in cui diciamo a tutti quali album ci sono piaciuti di più, se non hai ancora ascoltato Tetsuo & Youth prestagli orecchio. Ti assicuro che non sono fatto. Non fumo da 199 giorni.