Forse vi ricordate di Magid Magid: nel 2018 è diventato sindaco di Sheffield e ha annunciato la sua nomina in squat su una balaustra, indossando i gioielli cerimoniali. Ora, il trentenne del Green Party inglese è un europarlamentare, e ha fatto di nuovo parlare di sé la settimana scorsa, quando si è presentato al nuovo lavoro indossando un paio di Dr. Martens verdi, un polsino di Glastonbury e una maglietta con su scritto “fuck fascism,” e gli è stato chiesto di allontanarsi dalla sede del parlamento europeo.
Un portavoce del parlamento ha giustificato l’accaduto dicendo di non sapere chi abbia chiesto a Magid di andarsene, ma che non era di certo un funzionario, mentre l’European Network Against Racism—un gruppo composto da circa 160 organizzazioni anti-razziste—crede che l’incidente sia esempio di un grave problema di discriminazione: “Per avere successo nel mondo della politica europea,” hanno dichiarato, “devi essere bianco.”
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Per scoprire esattamente cosa sia successo, ho chiamato Magid.
VICE: Ehi Magid, che è successo l’altro giorno?
Magid Magid: È stato dopo la cerimonia di apertura del parlamento. Una persona mi si è avvicinata e mi ha detto, “Si è perso? Non può stare qui, deve andarsene.” Io ho risposto: “Ti sembro uno che si è perso? Che vuol dire?” Lui ha fatto una smorfia e se n’è andato. Se il suo fosse stato un errore in buona fede, avrebbe chiesto scusa. Ma il suo ghigno era pura arroganza.
Hai idea di chi fosse?
Qualcuno con addosso un completo—quasi chiunque lì indossa completi noiosi. Non so se lavorasse al parlamento o se fosse un europarlamentare a sua volta—per quel che ne so, poteva essere un fascista. Non so se è stato per il mio abbigliamento o il colore della mia pelle che questa persona si è sentita in diritto di venire da me e dirmi di andarmene. D’altronde non è che succede solo al parlamento europeo; ci sono abituato. All’inizio mi sono infastidito—una sensazione fin troppo familiare—poi ho ripreso la mia giornata.
Quanto accaduto influirà sul tuo modo di vestirti e comportarti?
No. Da sindaco di Sheffield, o anche solo quando ero un consigliere, io non sono cambiato; era il contesto a cambiare. Ma se cambia il contesto, non significa che devo farlo anche io. Io resto io e mi comporto come sempre. Ci è stato inculcato che un politico debba per forza avere un certo aspetto, per cui alcuni rimangono sconvolti o mi dicono, “è incredibile che tu possa indossare quello che vuoi.” Ma a me viene da rispondere “puoi farlo anche tu, eh.”
Cosa ti ha spinto a diventare un europarlamentare?
Le ultime elezioni europee mi hanno aperto gli occhi. Vedevo la destra estrema guadagnare terreno, e odio e divisioni aumentavano—e mi ricordo di aver pensato che se potevo fare qualcosa in un piccolo angolo di mondo come Sheffield, almeno avrei dato un contributo.
TI ho visto a Glastonbury…
Sì, un po’ di svago… Ma ero lì anche per parlare sul palco di Left Field—uno spazio dedicato a musica e politica. Ho parlato di come affrontare l’odio in tutte le sue forme. Quando vai in un posto così grande e le persone vogliono salutarti e fare foto insieme, e parlare è molto commovente.
Cosa hai imparato lavorando come sindaco? Ne stai facendo tesoro in questo nuovo ruolo?
La prima cosa è di non tradire mai il tuo personaggio—non importa quale sia la situazione. È così che ci si guadagna il rispetto. La gente è così fissata con la tradizione, ma che cosa sono le tradizioni? È essere messi sotto pressione dai morti. Perché non inventare nuove tradizioni, invece?
Cosa pensi che succederà con la Brexit?
Caro, non riesco a capire quale formula matematico-parlamentare ci permetterà di lasciare l’Europa il 31 [ottobre di quest’anno]. Ho il presentimento che ci daranno un’altra specie di proroga. Ma viviamo in un’epoca politica talmente allucinante che tutto ciò che pensi non possa mai succedere, alla fine succede. È tutto talmente imprevedibile, che chi lo sa come andrà.