Nel 2013 sono state centinaia le persone che in Pakistan, Yemen e Somalia hanno perso la vita in attacchi americani mezzo droni, nell’ambito di quell’infinita lotta al terrorismo apparentemente basata sul bombardamento continuo di paesi lontani da parte dell’unica superpotenza al mondo.
I governi occidentali citano i casi di Hakimullah Mehsud, il leader dei Talebani pakistani, e di Abu Yahya al-Libi, il vice di al Qaeda, come prove del loro successo. Eppure, meno del 2 percento degli attacchi droni avvenuti in Pakistan ha colpito obiettivi rilevanti, mentre molte altre operazioni hanno ucciso bambini, civili e sospetti combattenti.
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Tenendo a mente queste operazioni più simili a un tiro al bersaglio che ad attacchi militari, Ruben Pater, un designer dei Paesi Bassi, ha recentemente scritto il Manuale di sopravvivenza ai droni, un libro che può essere scaricato in 27 lingue diverse e che include le figure dei droni più usati, dal Reaper al Killer Bee, insieme a informazioni su come dirottarli, manometterli e contrastarli.
“In molti sono intrigati dai droni,” mi ha detto Ruben, “ma non sanno davvero quali siano le capacità e le debolezze di queste tecnologie. Una volta capito cosa può fare un drone, finiamo per esserne spaventati e iniziamo a pensare a modi per proteggerci.”
Il Manuale di sopravvivenza ai droni ha due sezioni principali: una in cui si spiega come manomettere i droni e l’altra in cui si spiega come nascondersi. “Spargere pezzetti di vetro riflettente o materiale specchiato sui tetti è utile a confondere l’obiettivo video dei droni,” si consiglia nel libro. “Se si trasmette su diverse frequenze… il collegamento tra il pilota e il drone può risultare disconnesso.” Anche se Ruben insiste sul fatto che il Manuale sia più un progetto artistico che mira a sensibilizzare, e non una vera guida per abbattere i droni Predator, è stato molto cauto nella redazione per paura che potesse essere utilizzato per altri fini. “Sono stato molto attento nell’utilizzare solo informazioni già pubbliche su alcuni siti di notizie,” ha detto. “Le tecniche che ho scelto riguardano la capacità di eludere la sorveglianza e manomettere i sensori dei droni, ma non mi riferisco mai all’abbatterli fisicamente”
La cosa è buona a sapersi, anche perché Ruben mi ha riferito di aver notato che sui social network alcuni jihadisti si sono scambiati il link al suo Manuale di sopravvivenza. È improbabile che abbiano imparato qualcosa di nuovo, posto che alcune delle istruzioni contenute nel libro sono ricavate da documenti trovati all’interno di un edificio di al Qaeda in Mali documenti che contenevano informazioni tecniche molto più dettagliate di quelle presenti nel manuale. In ogni caso, ho fatto notare a Ruben come nel testo si dica che alcune delle tecniche “possono essere usate… per indirizzare i droni in manovre aeree che li facciano schiantare, o addirittura dirottare.”
“Bella osservazione,” mi ha detto ridendo. “La tecnica in questione è una manomissione del GPS, una tecnica piuttosto difficile con la quale è possibile dirottare un drone. Alcuni dicono che il governo iraniano l’abbia usata per dirottare il drone americano che hanno catturato [nel 2011], ma è più probabile che finora nessuno ci sia mai riuscito. Ecco perché l’ho lasciato nel libro, perché è quasi impossibile. Ma l’idea in sé è molto interessante, il fatto che manomettendo il sistema GPS del drone si possa prenderne il controllo.”
La Federal Aviation Administration ha calcolato che entro il 2020 ci potrebbero essere più di 30.000 droni domestici in funzione sullo spazio aereo americano. A quel punto i droni saranno comuni robot volanti più che esotiche armi da guerra. Perciò il Manuale di sopravvivenza ai droni viene distribuito come un aiuto al “birdwatching del 21esimo secolo” anche se, è vero, alcuni di questi “uccelli” possono far saltare in aria persone da 15.000 metri di altezza usando delle bombe guidate da laser.
“Un mio amico,” continua Ruben “lavorava nell’azienda che produce il sistema frenante del Barracuda. Mi ha raccontato che è progettato per fare tutto da solo, dal decollo alla distruzione degli obiettivi, senza alcun intervento umano. Non devi far altro che dirgli cosa uccidere, e si metterà in moto e lo farà al posto tuo. Piuttosto spaventoso.” Secondo l’azienda che produce i droni Barracuda, è possibile caricare delle nuove missioni da terra e dare istruzioni che il drone “metterà subito in pratica.”
Uno dei problemi del manuale è che l’industria dei droni si sta sviluppando così rapidamente da rendere molte delle informazioni obsolete. “Il gigante della difesa americana Lockheed Martin ha recentemente annunciato un nuovo modello” che non è incluso nel libro, mi ha raccontato Ruben. “Il SR-72 è un drone ipersonico, la cosa più veloce che possa volare nei nostri cieli al momento, sei volte la velocità del suono.” Sul sito dell’azienda, Lockheed fa notare che “il velivolo sarebbe così veloce da impedire a un obiettivo di reagire o di nascondersi.”
“Immagina se si perdesse il controllo di un drone mentre vola a velocità mach sei,” mi ha detto Ruben. “Se perdessimo il controllo di un robot così veloce, non potremmo nemmeno fermarlo. Grande idea.” (Che poi è più o meno la trama del film d’azione Stealth.)
Ruben spera che il suo Manuale di sopravvivenza ai droni possa almeno far partire una conversazione sul tema. “L’obiettivo è sensibilizzare su ciò di cui sono capaci i droni,” ha detto, “e magari far partire un dibattito su quanto sia lecito permetterne l’utilizzo per fini militari e di sorveglianza. Molti di noi sono rappresentati da governi che già li usano a questi fini, droni pagati con le nostre tasse. Abbiamo il diritto di sapere di cosa è capace questa tecnologia, così da poter giudicare se viene usata correttamente o meno.”
Potete trovare qui l’intero Manuale per la sopravvivenza ai droni.
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