Immagine via Lotta Studentesca Roma.
Ieri alcuni giovani romani sono scesi in piazza con uno striscione che riproponeva le due “categorie” cui si allude nel titolo di questo articolo—non perché leggono nel futuro, ma sempre di lettura si tratta. I giovani infatti protestavano contro la decisione di alcuni insegnanti del liceo classico Giulio Cesare di far leggere in classe il romanzo di Melania Mazzucco Sei come Sei, la cui trama racconta di una ragazzina, Eva, concepita da un utero in affitto e due padri omosessuali. La storia è abbastanza drammatica: uno dei due papà, quello biologico, muore in un incidente stradale e la figlia, affidata alle cure degli zii, subisce angherie da parte dei compagni di classe fino al punto di non resistere più e lanciarne uno sui binari della metropolitana.
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Non vi racconto il finale del libro perché probabilmente ora vorrete leggerlo, vista la mia abilità nel riassumere gli intrecci(posso farlo a pagamento per ogni film o libro che non avete voglia di affrontare, scrivetemi in privato per info), ma se non avete voglia di affrontare ben 248 pagine, potreste consultare la democratica sinossi del testo ad opera di questo giornalista super partes, in un articolo intitolato “Sei come sei”, patetico manifesto lgbt dove pure i maschi (gay) aspettano ‘la sveglia biologica’ per affittare un utero.
Il libro ha talmente sconvolto la sensibilità di questi giovani che Lotta Studentesca, organizzatrice della protesta e vicina a Forza Nuova, non ha potuto fare a meno di confezionare un tenero videoclip accompagnato dalla ballata “Perché” del gruppo Hobbit.
Il testo è abbastanza eloquente. Riporto alcuni estratti: “Ragazzino sui banchi di scuola / con le menzogne ti han riscritto la storia […] mangia a McDonald e compra le Nike / tieniti pronto che c’è un nuovo Gay Pride / Nuovi sessi nuovi confini / pedofili che insidiano i nostri bambini […] Ragazzino sui banchi di scuola / il capoclasse viene dall’Angola / ragazzi italiani senza un lavoro / mentre i sindacati si riempiono d’oro / nuovi profeti si chiama Mullah / c’è un’altra moschea nella tua città / E non ti chiedi mai perché.” Certo, chiedendosi perché ci siano un nuovo Gay Pride, nuovi sessi, nuovi confini e bambini che provengono da altre parti del mondo uno potrebbe rispondersi che fortunatamente ci si evolve, altrimenti probabilmente saremmo ancora quadrumani che tentano di grattarsi il culo sugli alberi, ma forse non è la risposta che i giovani di Lotta Studentesca si aspettano.
La lotta ha preso una forma abbastanza strana, facendo leva soprattutto su una parte del libro incriminato, l’unica parte (anche secondo quella recensione neutralissima di cui parlavo poco fa) in cui è presente un atto sessuale. Questa:
“Nessuno avrebbe mai sospettato che quel muscoloso, ruvido, stopper della squadra di calcio dell’oratorio […] la notte si stancava la mano sulle foto di Jimi Hendrix, Valerij Borzov e Cassius Clay. Pure, benché sapesse che Mariani Andrea non soltanto lo avrebbe respinto ma anche tradito e sputtanato, un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l’accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l’uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita”.
Certo, riconosco che non ci troviamo davanti a un pezzo di letteratura erotica di primo livello e sicuramente questo estratto non mi fa venire una gran voglia di proseguire (poraccio il tipo che si masturba sulle foto di Borzov), ma da qui a scatenare l’inferno definendo il paragrafetto “materiale pornografico” c’è qualcosa che non mi torna. Come riporta RomaToday, i responsabili del piccolo corteo hanno dichiarato: “È assurdo che in nome del contrasto dell’omofobia si sia arrivati a distribuire materiale pornografico tra i minorenni. Questi indottrinamenti mascherati da campagne di sensibilizzazione non troveranno mai il nostro appoggio né tantomeno il nostro silenzio. Il Giulio Cesare, probabilmente tra i licei più famosi della capitale, meriterebbe di finire sui giornali per le sue eccellenze, non creare scandalo a causa di queste buffonate.”
Ok. Sicuramente i giovani del liceo Giulio Cesare non sanno cos’è la pornografia e non sono MAI stati su un sito porno, e meriterebbero di finire sui giornali per le loro eccellenze di castità quasi seminaristica e ardore selvatico per la Patria. Infatti la selvaggina di questi ragazzi, quella a cui si riferiscono, non è il reperto ornitologico abilmente catturato a mani nude da Giose, ma questa cosa qui: www.maschiselvatici.it, un tiaso per soli uomini affiliato alla nostra vecchia conoscenza Manif Pour Tous in cui si celebra la mascolinità e che—peccato non averlo scoperto prima—per la prima volta, lo scorso novembre, ha organizzato la GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’UOMO.
In quell’occasione, da manifesto, si proponevano di “Parlare delle discriminazioni contro gli uomini nei pubblici servizi, nell’educazione, sulla salute, nella legge e nei tribunali, in famiglia, sui media e nelle aspettative sociali.” Quante volte siete stati discriminati in quanto uomini? Tante; probabilmente è difficile vivere sapendo che comprare i tampax sarà sempre off-limits o che, poverini, siete gli unici destinati a soffrire di problemi alla prostata. Anche la calvizie di solito vi discrimina. Poveri uomini.
Quindi, insomma, il contorno intellettuale di questa manifestazione è costituito dai Maschi Selvatici, che parlano di lotta alla discriminazione mascolina ma ritengono assurdo parlare di altre discriminazioni, e dall’avvocato Gianfranco Amato, presidente dell’Associazione Giuristi per la vita e firmatario del comunicato “Letture pornografiche a scuola: denunciati gli insegnanti del liceo Classico Giulio Cesare di Roma.” Amato è lo stesso che, da quando è nato l’OSCAD (l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, composto da polizia e carabinieri) si è auto-proclamato difensore della libertà di pensiero/espressione e si è detto disposto a subire conseguenze penali pur di ribellarsi al “progetto alla Goebbels gestito da gay, lesbiche e trans.”
L’intervista all’avvocato rivela alcune contraddizioni logiche abbastanza evidenti, soprattutto se si affiancano le due lotte in una semplice equazione:
manif pour tous : maschi selvatici = gay pride : Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti discriminatori
In pratica il legale, stando alle sue stesse parole, si farebbe immolare piuttosto di veder agire in libertà un organo come l’OSCAD, istituito a insaputa di tutti i maschi selvatici dall’U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale), perché è discriminatorio e razzista. Sulla stessa onda di supercazzola si muove anche il suddetto comunicato:
“In attuazione del documento dell’U.N.A.R. […] che va sotto il nome di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), il quale prevede, tra l’altro, l’’arricchimento delle offerte di formazione con la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari,’ […] gli allievi sono stati obbligati a leggere un romanzo, a forte impronta omosessualista, dal titolo ‘Sei come sei’ della scrittrice Melania Mazzucco (Edizioni Einaudi), alcuni passi del quale rivelano, in realtà, un chiaro contenuto pornografico… Si tratta di divulgazione di materiale dichiaratamente osceno, che non può non urtare la a sensibilità dell’uomo medio, specie se si considera che tale divulgazione era diretta ad un pubblico composto da minorenni.”
Devo ammettere che è la prima volta in vita mia che leggo la parola omosessualista e credo che ora la utilizzerò per descrivere alcuni pantaloni proibitivi chiaramente concepiti da stilisti omosessualisti che non hanno idea del diametro delle cosce femministe, ma questa protesta e questi riassunti pretestuosi del libro dato da leggere agli studenti danno più da pensare di quanto in realtà gli atti stessi di protesta o le lagne dell’avvocato possano fare.
Dal nostro documentario Giovani e gay nella Russia di Putin.
Io credo innanzitutto che l’educazione sia il mestiere più nobile del mondo, e che il ruolo dell’insegnante sia il più delicato e complesso che esista, soprattutto al Liceo, quando gli anni beceri dell’adolescenza, con le loro tempeste ormonali e dicotomie sociopolitiche, soverchiano la personalità ancora deforme dei ragazzi.
Non c’è da prendersela tanto se questo gruppo di ragazzi, probabilmente autoalimentatosi, ha ritenuto di dover addirittura protestare perché—Dio mio—dei liceali sono stati costretti a leggere quattro righe di letteratura omoerotica e un intero libro che racconta una situazione diversa da quella descritta dalla maggior parte dei libri che suppongo leggano—e che parleranno di famiglie perfettamente strutturate, dove il maschio selvatico ha il proprio ruolo rispettabile ben determinato in rapporto con una moglie che lo rispetta, con quattro o cinque figli non problematici, eterosessuali, educati ai valori di Patria, lavoro e Chiesa. E io che mi lamentavo dei Promessi Sposi.
La questione è più spinosa di così e il punto focale non è nemmeno quanto il Ministero delle Pari Opportunità possa fare per rendere obiettivo comune che nelle scuole venga affrontato l’argomento discriminazione, che ha una matrice più familiare che scolastica, più privata che istituzionale. Si tratta di apprendere il modo di affermare se stessi e la propria opinione, qualunque essa sia, senza violare quella altrui. Una questione, oserei dire, di sensibilità.
Ma così come le proteste sono assolutamente oscurantiste e parziali, esiste davvero anche dall’altra parte un metodo di comunicazione, in primis l’istituzione stessa del Gay Pride, che ha, come succede anche per le proteste animaliste, il difetto di utilizzare ancora schemi accusatori nei confronti di chi non si schiera immediatamente dalla parte della minoranza, e di lasciare quindi spazio a contro-proteste agghiaccianti (come questa o come l’Etero Pride), solo per il fatto che si afferma un’uguaglianza tramite lo schema binario “io sì/tu no.”
Così si crea ancora più distacco, anziché colmare una distanza. Il Gay Pride e la letteratura LGBT sono molto spesso colorati di momenti, vedi quel passo del testo della Mazzucco, cui l’ignoranza di gregari e movimenti politici si può appigliare per urlare allo scandalo. Tanto che il Pride stesso può essere rispettato perché necessario faro per chi vive in situazioni in cui davvero si rischia la vita a causa della propria inclinazione sessuale, in Italia come in Russia o in molte altre parti del mondo, ma che a volte lascia perplessa buona parte delle persone gay proprio per le modalità in cui si svolge.
La verità, però, è che essere omosessuali non ha niente di anormale, per questo le recriminazioni che rimarcano le differenze sono molto spesso controproducenti. C’è poca differenza tra essere cresciuti da un genitore single, due genitori gay, due genitori etero, almeno idealmente, e un pensiero lineare e pulito da pregiudizi sull’argomento porta alla logica conclusione che siano i casi singoli a presentare variazioni non classificabili. Una persona è capace o meno di educare i propri figli, o di amare il proprio compagno in maniera rispettosa qualunque sia il suo orientamento sessuale—non c’è alcuna dicotomia, a meno di non volerla vedere seguendo diktat destrorsi o testi sacri vecchi qualche millennio. È un ragionamento abbastanza semplice, ma che a forza di battaglie compiute in maniera troppo provocatoria viene travisato.
Al di là dell’inettitudine degli organi statali nell’istituire un programma in grado di portare dibattiti e realtà che facciano reale chiarezza sulla situazione nelle scuole, ci sarebbe bisogno da parte (userò un termine assurdo, concedetemelo) degli intellettuali di creare un dialogo costruttivo a tale riguardo, cosa che, almeno in questo caso, non ho visto avvenire da nessuna parte: le testate giornalistiche di qualsiasi schieramento ideologico si sono limitate a riportare l’accaduto e nessuno ha commentato, come se fosse responsabilità di ognuno crearsi le linee guida per una gestione sensata dell’argomento.
Il che sarebbe molto nobile se fosse fatto apposta e se, soprattutto, vivessimo realmente in una democrazia in cui si sia in grado di argomentare il proprio punto di vista e vederlo rispettato. Ma dato che siamo ancora qui, nel migliore dei casi, a dibattere le tesi di un avvocato che tira fuori i nazisti, e nel peggiore dei casi ad assistere ad aggressioni ad omosessuali passate come fatti di cronaca e dimenticate presto, probabilmente le responsabilità devono essere più sentite.
In ogni caso, cari studenti del liceo classico Giulio Cesare, sappiate che se la vostra formazione scolastica vuole ritenersi completa, dovrete, vostro malgrado, passare per un sacco di autori letterari, filosofi, storici e scienziati che sono stati indubbiamente delle checche isteriche. Vi auguro di avere un ruolo nel mondo decisivo come il loro, che i qualunquisti se la sono sempre beccata nel culo. No homo.
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