Una dozzina di persone chiuse in una stanza, ognuna con un computer fisso o portatile collegato alla rete dell’azienda attraverso un fitto intrico di cavi che occupa il centro del tavolo. Sulla lavagna appesa a un muro c’è un piano d’azione con tutti gli orari della giornata. Ore 11: test di carico. Ore 14: test di carico. Ore 14:40: spegnere i telefoni. Ore 14:55: link definitivo. Ore 15: ora X. In cima alla lavagna c’è il nome dell’evento che merita questa pianificazione da heist movie (uno di quei film sulle rapine tipo Ocean’s Eleven): “Click Day 2019”.
Il Click Day dell’INAIL è uno dei più assurdi eventi della burocrazia italiana. Milioni di euro di finanziamenti a fondo perduto del Bando Isi (nel 2019 vengono distribuiti 370 milioni di euro) dedicati alla sicurezza sul lavoro sono assegnati alle aziende in base a una procedura delirante: i soldi vengono distribuiti in base a chi clicca più veloce.
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Le aziende presentano i loro progetti e—dopo una prima scrematura—ricevono un codice da inviare al momento del Click Day. La successiva procedura è telematica e brevissima: a partire da un certo orario di un certo giorno (le 15 del 14 giugno nel 2019) viene abilitata una pagina dell’INAIL dove inserire il codice della pratica, risolvere un captcha e inviare la domanda.
Poiché i soldi vengono distribuiti partendo da chi ha mandato la pratica per primo sino all’esaurimento dei fondi, “chi prima clicca meglio alloggia.” E siccome i fondi vengono esauriti dopo circa dieci secondi dall’inizio del Click Day (nel 2018 solo il 12% delle ventimila aziende richiedenti ha ottenuto il denaro) servono cliccatori, mercenari del mouse addestrati nella spedizione di pratiche su internet.
Io sono uno di loro, arrivato a dare una mano ai dipendenti di un’azienda che—in occasione del Click Day—ha preso le pratiche da un’altra azienda e ha offerto la sua rete e i suoi lavoratori per farle giungere rapidamente a destinazione in cambio di un premio in denaro. Sono molte le società che offrono simili servizi.
Il Click Day dell’INAIL nasce nel 2011, ma all’epoca le aziende dovevano compilare tutta la modulistica durante il Click Day stesso e il carico di richieste ha mandato in tilt i server. Un successone. C’è stata naturalmente una lunga coda di proteste, e la formula del primo Click Day è stata dichiarata illegittima dal Tar del Lazio nel 2013 (almeno per quanto riguarda la Campania), quando si era ormai già evoluta diventando simile a quella attuale; il captcha è stato però introdotto in un momento ancora successivo.
I captcha sono quelle piccole richieste che vediamo nei vari form online e che ci chiedono di fare cose come riscrivere un codice contenuto in un’immagine o riconoscere oggetti in foto; il loro scopo è evitare che le domande vengano completate in pochi millesimi di secondo da software invece che da persone reali. La cosa bizzarra è che il captcha usato dall’INAIL… non è davvero un captcha. Non è casuale come un vero captcha—non cambia ogni volta che viene caricata la pagina—e non è contenuto in un’immagine che renda difficile per un software leggerlo. È semplicemente una normale scritta uguale per tutti i cliccatori. Comunque, il captcha è la vera perdita di tempo nel Click Day, ed è il motivo per cui servono cliccatori addestrati a risolverlo nel minor tempo possibile. Letteralmente addestrati: esiste un simulatore di Click Day.
“L’idea è nata dalla partecipazione al Click Day del 2016 come cliccatore per un’azienda.” Mi ha detto qualche giorno dopo Alessio Salines, uno dei creatori di Simulatore Click Day, parlando al telefono. “La prima volta lo abbiamo affrontato a bruciapelo. Ci avevano spiegato cosa fosse, ma non avevamo mai visto una schermata, non avevamo mai fatto prove. Solo in pochi sono riusciti a far passare la loro pratica. Io ho una preparazione in informatica, e l’azienda mi ha chiesto allora se fosse possibile creare un qualche sistema per preparare le persone facendole partecipare a un finto Click Day.” Oggi Simulatore Click Day addestra diecimila cliccatori ed è difficile capire quanto la diffusione del simulatore abbia contribuito a rendere ancora più aspra la competizione, ma i numeri suggeriscono che i cliccatori stiano diventando sempre più veloci.
Ci sono persone che vantano tempi inferiori ai tre secondi ed esistono cliccatori capaci di scendere anche sotto i due secondi
Anche io mi sono allenato sul Simulatore Click Day, un’esperienza surreale di perfezionamento di piccole, inutili azioni svolte a ripetizione, di captcha risolti sempre più rapidamente nel tentativo di battere un tempo impostato sulla base dei risultati del Click Day dell’anno precedente. Nell’azienda dove mi trovo hanno impiegato parte della mattina a fare simulazioni su simulazioni per riscaldarsi. Il mio tempo migliore è di poco inferiore ai cinque secondi, ma qua ci sono persone che vantano tempi inferiori ai tre secondi ed esistono cliccatori capaci di scendere anche sotto i due secondi. La competizione è tale che sento storie di aziende e cliccatori che—accordandosi sottobanco con tecnici dei servizi telefonici—hanno guadagnato l’accesso a reti HDSL a bassa latenza per far arrivare la loro richiesta più rapidamente e con maggiore affidabilità di quello che potrebbero fare reti ADSL o a fibra ottica.
L’ora X si sta intanto avvicinando. Cinque minuti prima arriva il link alla pagina internet che—all’inizio del Click Day—mi avrebbe permesso di spedire la pratica. I cellulari sono stati spenti per evitare che si colleghino al Wi-Fi o che disturbino, il silenzio è interrotto solo dal conto dei minuti che mancano alle 15. Ripeto la combinazione di tasti imparata sulle simulazioni. Alle 15 premo F5, per aggiornare la pagina fin quando non compaiono le caselle di testo. Poi Tab, per passare alla prima casella di testo. Ctrl + V, per incollare al suo interno il codice della pratica. Di nuovo Tab, per passare alla seconda casella di testo e risolvere il captcha e… e qua mi blocco tragicamente perché—invece della casella di testo che ho trovato nelle varie simulazioni—c’è un menù a scelta multipla.
“Non avevo mai visto il captcha a scelta multipla,” mi ha detto Salines. “Ma dall’anno prossimo lo implementeremo anche nel simulatore.”
Vado nel panico, ma raggiungo il mouse e riesco a mandare la richiesta con solo qualche secondo di ritardo. E qui c’è il colpo di scena finale, degno di un vero heist movie: quando invio la pratica l’INAIL mi avvisa che un altro cliccatore, altrove, l’ha già inviata. L’azienda ha dato lo stesso incarico a cliccatori diversi per aumentare le sue possibilità e non stavo quindi gareggiando solo con tutte le altre aziende per riuscire a registrare la pratica che mi era stata assegnata il prima possibile, ma stavo anche inconsapevolmente gareggiando con altri cliccatori che avevano la stessa pratica.
Ho chiesto a Salines se è vero che—come ho sentito dire—questo è stato l’ultimo anno del Click Day. “Dicono di eliminarlo da due o tre anni, ma sinora è rimasto. Il bando INAIL è uno dei più importanti in Italia e dà un grande impulso economico. La modalità Click Day è stata contestata nel tempo, ma l’INAIL non avrebbe la capacità di selezionare questo quantitativo di domande, e una selezione si porterebbe dietro problematiche come la possibilità di corruzione. Il Click Day ha il vantaggio di essere almeno molto democratico.”
Se questo è il meglio che riusciamo a fare per distribuire finanziamenti per la sicurezza sul lavoro in modo democratico, siamo davvero fritti.