Gigino è stata la meta più ambita delle nostre serate, il porto sicuro in cui andarsi a rifugiare, la luce in fondo ai tunnel dei nostri hangover.
Era una vita che volevo scrivere un pezzo sui panini della scuola vesuviana, quelli sporchi, ruspanti, come si dice a Napoli “’nzevati”, quelli che trasudano olio e che al primo morso ti fanno girare gli occhi all’indietro. Da Visciano a Pomigliano d’Arco, da Pompei a Ottaviano, da Nola a Ercolano, da Portici a San Giorgio a Cremano, non manca di certo materiale foodporn da assaggiare e di cui scrivere.
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Ma cosa accomuna in realtà tutti questi panini a parte il fatto che hanno tutti la loro origine all’ombra del Vesuvio?
Il panino vesuviano è il panino street per eccellenza, è l’Eminem della gastronomia. Il panino vesuviano è il panino dei foodtruck e delle piazze, è il panino della strada, ma nel senso più profondo del termine, nel senso che è suo, che le appartiene e che non si piegherà mai né alle mode del momento, né alle leggi del mercato. E questo lo sa bene Edoardo Notizia, aka Masterchedo, chef a domicilio con cui, confesso, discutevo da mesi di questo pezzo e che mi ha spinto a realizzarlo. Originario di Torre del Greco e appassionato estimatore di panini, non potevo desiderare miglior accompagnatore per questa avventura.
Non è certo la prima volta per nessuno dei tre, ma Gigino ha il potere di non perdere mai la magia e di trasformare ogni serata in un’esperienza uguale ma diversa
E come non cominciare da chi ha fatto la storia del panino vesuviano in una delle piazze più famose di Ercolano?
“È formidabile”
“È un inventore”
“È un mito”
“È un vero maestro”
“Gigino è uno solo”
Lui è Luigi Reale, diventato famoso con l’epiteto di “Gigino a Ercolano” o anche “Gigino è sempre un amico”.
Quando si parla di panini, Gigino da queste parti è un’istituzione, è così da sempre e sarà così per sempre, non si discute. Non c’è napoletano che si rispetti che non lo conosca o che almeno non lo abbia mai sentito nominare. D’estate o d’inverno, con la pioggia o con il sole, Gigino è stata la meta più ambita delle nostre serate, il porto sicuro in cui andarsi a rifugiare, la luce in fondo ai tunnel dei nostri hangover.
Si posiziona col suo camioncino a Piazza Pugliano da circa 40 anni. E dagli anni ’70, con passione e dedizione, sfama una folla di gente d’ogni età e d’ogni genere.
Qui è sempre una sfilata di moda, si fa a gara a chi ha il vestito più griffato, l’ultimo modello di scarpe sportive, gli occhiali da sole appena usciti (si gli occhiali da sole anche di sera) o la t-shirt di tendenza. Non importa se poi mangiando ci rovescerai sopra quintali di olio o se ti macchierai con il ketchup. Sarai comunque il più figo.
Ogni sera alle 21:30 si ripete lo stesso rituale: la strada che scende sulla piazza allestita a festa si illumina di coloratissime lucine al neon e si sentono voci indistinte uscire dal megafono: “Movimento giovanile ercolanese, mal che vada c’è sempre un panino, Gigino, Gigino è sempre un amico”. Un ingresso decisamente trionfale, che quasi ricorda quello di Enrico IV a Parigi, solo che invece che a Parigi siamo ad Ercolano e invece che del consacrato re di Francia, stiamo parlando del consacrato re del panino con la porchetta completa.
Come d’accordo, l’ormai “notissima” fotografa Alessandra Mustilli, Edoardo ed io ci incontriamo in Piazza Pugliano e ci godiamo lo spettacolo. Non è certo la prima volta per nessuno dei tre, ma Gigino ha il potere di non perdere mai la magia e di trasformare ogni serata in un’esperienza uguale ma diversa. Certe cose infatti non sono cambiate, esattamente come 10 anni fa, quando io ed Edoardo ci venivamo nei nostri post serata, qui è sempre una sfilata di moda, si fa a gara a chi ha il vestito più griffato, l’ultimo modello di scarpe sportive, gli occhiali da sole appena usciti (si gli occhiali da sole anche di sera) o la t-shirt di tendenza. Non importa se poi mangiando ci rovescerai sopra quintali di olio o se ti macchierai con il ketchup. Sarai comunque il più figo, anzi forse di più.
Intanto già si forma la fila per prendere “il numero”. Si perché da Gigino conviene arrivare presto, si può aspettare anche ore per vedere una sola porzione di patatine fritte. A questo punto, direte voi, ma cosa ha di speciale questo Gigino? Perché aspettare ore in fila per mangiare quando puoi andare qualche km più in là e avere tutto quello che vuoi nella metà del tempo?
“Vengo qui da 40 anni e se non mangio il panino da Gigino non vado a dormire, è la verità”
Beh, perché andare da lui non significa soltanto andare a mangiare un buon panino, Gigino oltre ad essere il paninaro per antonomasia, è uno showman. Lo dimostrano il suo modo di fare allegro, concitato, i suoi slogan che ripete a loop, l’atmosfera confidenziale, il dialetto napoletano e le battute continue che non esita a fare con i clienti (astenersi ipersensibili, irritabili e permalosi).
Intanto è già partito a battere gli arnesi sulla piastra rovente: volano hamburger, wurstel, salsicce e si sente sfriccicare la provola sulla piastra. Come in una vera catena di montaggio, Gigino cuoce la carne e all’occorrenza anche le uova e le mischia al formaggio che fa squagliare sulla piastra, mentre Romolo aggiunge al panino il contorno/i contorni che preferisci: friarielli, parmigiana di melanzane, melanzane a fungetiello (a funghetto), peperoni in padella, zucchine alla scapece, scarole e chi più ne ha più ne metta.
Ma il vero re della serata è uno solo: il panino con la porchetta completa.
Gigino è il vero pioniere del food porn
Tra i vari clienti, io e Edoardo riconosciamo un paio di fedelissimi, tra cui Maurizio, appassionato di musica neomelodica e del Real’s Pub 77 (è così che si chiama il foodtruck) e lo intervistiamo: “Da quanto tempo vieni qui da Gigino?” gli chiedo “Vengo qui da 40 anni e se non mangio il panino da Gigino non vado a dormire, è la verità”. Edo invece gli chiede del suo panino preferito che altro non può essere che il panino con la porchetta completa: “porchetta, provola e prosciutto cotto, il contorno lo scelgo sul momento”.
Dopodichè comincia a intonare un pezzo neomelodico, da vero e proprio teatrante, e d’un tratto ci sentiamo immersi in un’atmosfera surreale. Ci sembra quasi di rivivere la scena di un film o di una serie tv che sottolinea l’aspetto più grottesco, ma anche più vero della napoletanità.
Finalmente riusciamo anche noi a ottenere un paio di birre gelate con cui innaffiamo il consueto e coloritissimo antipasto con i salamini su cui io e Edo ci avventiamo tipo avvoltoi. Qui parla la foto, non c’è molto da dire se non che Gigino è il vero pioniere del foodporn, è lui che ha gettato solide basi per tutti quelli che sono venuti dopo.
“C’è la gente in fila che vuole mangiare signurì, non mi posso fermare” mi dice “mo che viene Pasquale, mio fratello, mi dà una mano e io mi sposto dall’altro lato dove stanno le birre”.
Ci rendiamo conto che fargli qualche domanda è un’impresa piuttosto ardua, così a un certo punto ci sbracciamo tra la folla e – io da un lato, Edo e Alessandra dall’altro – saliamo direttamente sul camioncino.
A questo punto ci racconta del movimento giovanile ercolanese, di cui invece è promotore da circa 10 anni e con il quale cerca di sensibilizzare la clientela alla raccolta differenziata, posizionando i bidoni davanti alla sua paninoteca a due ruote.
Enzo, il figlio di Gigino, è invece l’addetto alla patata o anche “il re della patata”. Le patatine fritte si possono avere sia assolute, sia con sale, pepe e limone, sia con wurstel, salsiccia, prosciutto e con ogni sorta di formaggio (provola, sottiletta, etc.) e di condimento (ketchup, maionese, tabasco). Le ricordavo buone, ma mi sbagliavo, sono superlative.
Io le prendo semplici, senza troppi inguacchi: patatine fritte artigianali, ketchup, maionese. Edo invece ne prende una porzione con la sottiletta per non farsi mancare nulla.
E poi finalmente arriva la parte interessante e succosa: per me e Alessandra due panini con porchetta completa (cioè, ripeto, con provola e prosciutto cotto), con contorno di patatine fritte e uno per l’impavido Masterchedo con porchetta completa, patatine fritte e melanzane a funghetto.
Pasquale, dopo aver inserito i contorni, fa fare al panino un altro giro di giostra sulla piastra così da renderlo più “arruscato” e croccante.
Prendiamo un ultimo panino in condivisione con salsiccia, patatine e fonduta di parmigiano. Tutto è di una bontà così sincera e senza fronzoli, che mi sento conquistata ad ogni morso. Ipercalorico, eccessivo, ma io e Edo siamo d’accordo, è tutto buonissimo.
Ah, e non dimentichiamo di menzionare i suoi dolcetti: tiramisù guarniti con nutella, panna e mini cialde da cono. Una roba da svenire.
Io non lo so se a far leva su me e Edoardo sono i ricordi di due adolescenti gettati qui fuori con gli amici a mangiare sul portabagagli di una macchina, se è il fatto che siamo cresciuti con l’idea che “se mi dai da mangiare di notte ti vorrò bene per sempre” o se è l’abbondanza che ci mette di buon umore; ma credo di parlare per entrambi quando dico che il piacere di venire qui resta sempre uguale.
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