Mi trovo in una anonima piazza a Zurigo, la città più ricca d’Europa, dove sono stato lasciato dalla Bentley con autista che mi ha prelevato in aeroporto. Un responsabile dell’accoglienza mi fa prendere un ascensore e mi accompagna dentro la suite di un attico dal quale si può ammirare il pittoresco lago cittadino.
Ma questo—insieme a un altro sontuoso appartamento qui a fianco, a un ufficio e a varie stanze per i trattamenti ai piani inferiori—non è un posto incredibile dove fare festa: è Paracelsus Recovery, la clinica dove si recano le persone più ricche del mondo per disintossicarsi dalle droghe.
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Sceicchi arabi, politici, oligarchi russi, magnati della finanza, figli di papà e celebrità varie si sono lavati i denti in questo bagno di marmo e dormito in questo letto rivestito di velluto, mentre affrontavano crisi di astinenza da ogni tipo di sostanza—dalla cocaina allo Xanax. Paracelsus Recovery è una delle poche cliniche che formano l’Olimpo dei rehab.
Ovviamente, costa una follia. Se pensate che le cifre che leggete sulle riviste di gossip siano alte, non avete visto nulla: una settimana di “executive detox” in Paracelsus Recovery costa circa 92 mila euro. Cinque settimane costano invece circa 375 mila euro [quasi 13 volte lo stipendio annuo medio di un italiano, per intenderci].
In cambio, con l’aiuto di una squadra di 15 specialisti (inclusi psichiatri e infermieri), i pazienti ricevono un servizio confezionato appositamente per loro. Chiunque soggiorni qui ha il trattamento VIP completo: trasporto in limousine 24 ore al giorno, chef privato, maggiordomo e concierge.
Poi c’è l’accesso esclusivo alla spa di un hotel a 5 stelle, un terapeuta privato che vive nello stesso appartamento (e dorme nella seconda stanza da letto) e un campionario completo di test di laboratorio fantascientifici e controlli medici (dal costo di 18 mila euro) per tenere sotto controllo l’equilibrio biochimico della mente e del corpo. Ogni anno ci sono solo una ventina di clienti, ma lo staff viene anche spedito all’estero per aiutare chi non ha il tempo per venire qua o ha bisogno di servizi supplementari dopo la terapia.
A differenza di molti dei più famosi rehab di lusso, in cui i pazienti vengono costretti a farsi il letto o a raccogliere le erbacce nel giardino comune, i magnati, le principesse e le stelle del cinema che vengono qui—un terzo dei clienti viene dal Medio Oriente, un terzo dagli Stati Uniti e il resto si divide tra Europa, Russia e Asia—fanno una vita molto confortevole.
Entrare in rehab con un entourage di cinquanta persone, come ha fatto un principe saudita? Nessun problema: basta prenotare un intero piano del Dolder Grand Hotel giusto a fianco, e Paracelsus Recovery farà alloggiare lì il terapeuta. Un presentatore americano di talk show ha un problema di alcolismo? Sarà negli Stati Uniti in tempo per registrare la sua puntata settimanale, e subito dopo tornerà a Zurigo.
Una delle caratteristiche più apprezzate dai clienti è senza dubbio l’alto grado di privacy della clinica, che è degno di un servizio segreto. Mentre alcune celebrità usano il rehab per ripulirsi l’immagine, chi viene qui ha troppo da perdere. I veri nomi degli ospiti non compaiono mai nelle comunicazioni della compagnia, l’indirizzo dell’appartamento non è reso pubblico, la targa della limousine è irrintracciabile, le email con i clienti sono criptate e i dipendenti devono firmare un contratto di riservatezza estremamente rigoroso.
“L’anonimato era fondamentale per me, perché avevo dei clienti molto grossi,” mi ha detto al telefono Lucaz, un ex cliente di Paracelsus. Il ricchissimo uomo d’affari di origine polacca, che guadagna 2 milioni di euro al mese, ha deciso di rivolgersi a Paracelsus nel 2015 quando il suo stile di vita è andato fuori controllo.
Insieme a un gruppo di colleghi, Lucaz intervallava il lavoro con feste interminabili per tre giorni alla settimana, a volte su uno yacht a largo della Costa Azzurra. Circondati da escort, Lucaz e suoi amici pippavano dai 4 ai 6 grammi di cocaina a testa ogni sera, e se la facevano scendere con i vini più costosi del mondo. “Se si fosse sparsa la voce che ero dipendente dalla cocaina e dall’alcol, e delle mie avventure con le donne, i miei clienti mi avrebbero abbandonato. Avrei perso una montagna di soldi.”
Passata la soglia dei trent’anni, questo andazzo ha cominciato a creargli parecchi problemi. Alcuni accordi commerciali sono andati in fumo perché non c’era con la testa; ha avuto un’incidente d’auto; e la sua ragazza lo ha lasciato. Lucaz ha cercato aiuto in un rehab affiliato agli Alcolisti Anonimi in Florida, ma è ricascato poco dopo. Così, su consiglio di un amico, ha prenotato un soggiorno di cinque settimane al Paracelsus Recovery.
Per lui, ha funzionato. Per altri, no. Ma una cosa è certa: chi viene qua sarà trattato con tutta la competenza che il denaro può garantirgli.
“Quando si parla di dipendenze, non esiste un trattamento unico che vada bene per tutti,” dice Jan Gerber, il presidente di Paracelsus Recovery, che nel 2012 ha fondato la clinica con i suoi genitori dopo aver aiutato un amministratore delegato a disintossicarsi in casa loro. Gerber crede che i suoi clienti abbiano più possibilità di altri grazie alle cure personalizzate, una terapia che gran parte degli altri rehab non si possono permettere.
“I motivi alla base della dipendenza sono diversi per ogni persona, vanno identificati e curati. Dobbiamo tenere presente sia i fattori medici che quelli emotivi,” continua Gerber. “Queste cause possono essere psicologiche, come il trauma, l’abbandono durante l’infanzia o disturbi della personalità; ma anche fisiche, come deficienze biochimiche, problemi all’apparato digerente, sbilanci ormonali e dolore cronico. Possono anche essere spirituali, per esempio la mancanza di uno scopo nella vita.”
La relazione tra dipendenza e povertà è antica e conosciuta; quando si alza il tasso di povertà, si alza pure quello dei decessi da droghe. Ma avere un botto di soldi non basta a proteggerti dalla dipendenza e anzi, alcune ricerche sostengono che può renderti ancora più vulnerabile.
A Zurigo ho incontrato Michael [nome di fantasia], dirigente di una società che aiuta alcune delle famiglie più ricche del mondo a spendere i propri soldi. La sua azienda ha un portfolio di 42 famiglie per un totale di 4,5 miliardi di dollari da investire. Michael mi dice che il rehab è quasi una “spesa fissa” per questo gruppo di individui di fascia altissima: “È stupefacente vedere quanti ricchi abbiano problemi di droga. Abbiamo aiutato il 40 percento delle famiglie con cui lavoriamo a uscire da qualche dipendenza.”
Alla conferenza internazionale sulle dipendenze tenutasi a Londra nell’aprile del 2019, Chris Coplans della Narcotici Anonimi ha detto a un giornalista di Tatler che “i rehab hanno capito che i soldi stanno nel lusso, nelle celebrità e nei ricchi.” Non a caso, l’industria dei rehab di lusso è iper-competitiva—così tanto che alcune cliniche hanno usato dei trucchetti per aumentare il giro d’affari. L’anno scorso, ad esempio, un’indagine del Times ha scoperto che alcune cliniche avevano pagato delle tangenti da sei o sette zeri agli psichiatri perché le consigliassero ai loro pazienti.
Ma allora, perché l’1 percento del mondo è così incline alla tossicodipendenza?
Gerber dice che chi ha una vita facile, in cui i suoi desideri sono facilmente esauditi, alla fine si annoia. Si tratta anche di persone impreparate ad affrontare la realtà. Per alcuni, venire catapultati da un contesto modesto ad uno di potere e grande ricchezza può essere molto destabilizzante.
Essere ricchi e potenti, dice Gerber, può rendere più difficoltoso il recupero. A causa di tutte queste comodità, sono protetti dalle conseguenze della dipendenza più a lungo di altri. “Se sei il proprietario dell’azienda,” fa notare, “non puoi venire licenziato perché ti droghi sul lavoro. ”
Quindi per loro è più difficile “toccare il fondo”—quel momento di pura disperazione che per molti utilizzatori di droga è il primo passo verso la ricerca di aiuto. Gerber ha inoltre visto molte persone ricorrere alla droga dopo aver venduto l’azienda che hanno impiegato anni a costruire, per poi trovarsi improvvisamente inoccupati e circondati da enormi somme di denaro.
A finire nei guai non è soltanto chi crea ricchezza, ma anche chi riceve grandi fortune. “Abbiamo aiutato persone che hanno ereditato molti soldi ma non hanno un lavoro o uno scopo,” dice Gerber, “in molti riempiono quel vuoto con droghe e alcol.”
Gerber dice che alcuni figli di famiglie ricche soffrono di una sorta di sindrome dell’abbandono “da benestanti,” che consiste nel venire ignorati dai propri genitori e spediti in collegio da giovanissimi. “Una delle nostre clienti ha ricevuto uno yacht dai suoi genitori per il suo 40esimo compleanno: il che di per sé è fantastico, ma lei non ha mai avuto un vero rapporto con loro,” dice Gerber. “È figlia unica ed è stata cresciuta dalla tata. La sua relazione sentimentale più lunga è durata tre mesi, perché non si fida di nessuno—pensa che tutti vogliano i suoi soldi. Per riempire questo vuoto, ha sviluppato una dipendenza da Xanax e chirurgia estetica.”
In base alla sua esperienza, la repressione sessuale è una evidente causa di dipendenza tra le persone che vengono da famiglie ricche. “Per esempio, l’anno scorso è venuta da noi una principessa che è lesbica, ed è stato difficile per lei ammetterlo, perché temeva di essere punita e rinchiusa da qualche parte. Questo genere di trauma ha alimentato la sua dipendenza da farmaci.”
Si può avere la tentazione di vedere i ricchi come immeritevoli di pietà, ma Gerber non è d’accordo: “Noi non li identifichiamo come viziati, accettiamo la loro realtà. Ogni essere umano merita empatia, a prescindere dalla sua provenienza. Quello che il pubblico spesso vede come un ‘comportamento da diva’ è in realtà un serio ostacolo alla riuscita di una terapia. Possono smettere di farsi curare ogni volta che si sentono frustrati. Fa parte della patologia e non possiamo giudicare una persona malata per il suo comportamento, anche se è considerato viziato e arrogante da molti.”
La la dottoressa Christine Merzeder—coordinatrice clinica al Paracelsus e madre di Gerber—dice tuttavia che il narcisismo è un problema diffuso tra i suoi pazienti. “Tendiamo a vedere molti clienti con tratti narcisisti o addirittura un vero disturbo narcisistico della personalità. Hanno una curva dell’attenzione molto corta. Un vuoto interiore gigantesco. Non sanno chi sono. Allo stesso tempo possono anche non provare alcun rimorso. Spesso sono completamente inaffidabili e non si prendono la responsabilità delle proprie azioni.”
“Quando magari finiscono nei guai con la giustizia, o il loro partner li lascia, o l’amante è depresso/a, o i loro figli gli fanno causa, il loro mondo va in pezzi e finiscono in rehab,” prosegue Merzeder. “Dobbiamo aiutare le persone in quelle cose che non possono comprare con i soldi: l’amore per se stessi, i rapporti sentimentali, la responsabilità, e così via”
Quando chiedo a Gerber quanto il Paracelsus sia efficace, lui è molto cauto: “Ogni rehab sventola un’alta percentuale di successi, ma in realtà è difficile da misurare.” Perché quando la gente esce dalla clinica, molti non si fanno più sentire e ci ricascano. Nonostante ciò, Gerber trova che la tecnica dei “12 passi” usata in molte cliniche—attraverso la quale i clienti sono spinti verso un “risveglio spirituale” lavorando in gruppo—sia vecchio e limitato.
L’uomo che lavora più da vicino e più intimamente con i tossicodipendenti super-ricchi è lo psicologo Louis Fitzmaurice, il cui lavoro consiste nel dormire in una stanza dello stesso appartamento in cui stanno i clienti. Spesso mangia con loro.
Gli chiedo com’è vivere con un completo sconosciuto, che per di più è incredibilmente ricco e cerca di uscire da una dipendenza. “Non è una passeggiata, e di solito la terapia in un rehab dura poche ore a settimana,” risponde Louis, che sta al Paracelsus Recovery da quattro anni. “Per qualcuno è davvero dura. I nervi possono saltare. Ci sono state un po’ di sedie spaccate. Ma c’è un motivo per cui sto con loro tutto il tempo: non puoi mai sapere quando qualcuno vuole parlare—potrebbe essere alle 4 del mattino, quando si svegliano e hanno bisogno di aiuto.”
Prima del Paracelsus, Fitzmaurice ha lavoato sei anni nei servizi per le tossicodipendenze di persone senza casa e detenuti a Liverpool, Glasgow e Dublino. Ora, invece, cura le persone più ricche del mondo. Ha notato delle similutidini? “Al Paracelsius ho visto lo stesso dolore, tormento, abbandono e disperazione che ci sono nelle prigioni e nelle case popolari. Alla fin fine, i clienti di Paracelsus non sono diversi dagli altri”.
Le loro probabilità di farcela, tuttavia, sono molto più alte. Il Paracelsus Recovery è davvero un mondo a parte rispetto alla cliniche normali e agli abituali servizi di recupero.
Nel Regno Unito, per esempio, i tagli ai fondi per la lotta alla droga e all’alcol hanno drasticamente ridotto l’accesso ai trattamenti pubblici. Un recente studio del Kings College di Londra ha rilevato che dal 2011 o oggi si è tagliato di oltre il 50 percento il supporto per chi ha problemi di alcool. In totale, poi, il numero di centri di disintossicazione è sceso di un terzo in sei anni.
Negli Stati Uniti, uno studio ha scoperto che ad accedere a programmi di riabilitazione è soltanto un americano su dieci di quelli che ne avrebbero bisogno. Ryan Hampton, attivista e scrittore di libri sulle dipendenze, dice: “Esistono ostacoli enormi. Quindi, ovviamente, le cure negli USA sono fuori dalla portata di chi ne ha più bisogno. Anche se hai le risorse rischi di pagare fino a 50mila dollari per un mese, e senza garanzie di successo.”
Tornando al Paracelsus Recovery, chiedo a Fitzmaurice quali siano le droghe più utilizzate dai ricchi.
“Gira ancora un sacco di cocaina, ma vediamo che sempre più persone hanno gravi problemi con il GBL, gli oppioidi farmaceutici e lo Xanax. La cosa peggiore è che queste persone vivono in una bolla che non per forza si sono creati da soli,” mi dice.
“Una popstar mi ha detto che quando la gente lo guarda è come se ‘guardassero un alieno… come se avessi qualcosa in più, ma non è vero: ho qualcosa in meno’. Ha detto che riempiva questa lacuna con le droghe,” conclude Fitzmaurice. “È una grande bugia quella per cui i soldi fanno la felicità. È una grande truffa, e la gente non vuole sentirselo dire. Dopo quello che ho visto, non augurerei la fama a nessuno.”
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