Sin dalla Rivoluzione Industriale l’uomo ha cercato di meccanizzare la fatica, dal telaio elettrico all’assistente robot nei negozi. Il lavoro umano può essere economico, ma le macchine sono comunque più economiche – specialmente perché non chiedono cose come l’assicurazione sanitaria o le ferie pagate. Una delle industrie che è stata più trasformata dalla meccanizzazione è l’agricoltura, dove innovazioni come i trattori o le macchine per la mungitura hanno velocizzato la produzione e ne hanno aumentato i volumi.
Non sorprende quindi che l’uso di robot nelle fattorie sia una tecnologia sempre più ricercata, mentre gli agricoltori affrontano eventi come la costosa imprevedibilità del cambiamento climatico o il crescente disinteresse, da parte delle nuove generazioni, nel continuare il mestiere di contadino.
Videos by VICE
L’ultimo robot ad apparire sulla scena è questa macchina pulisci-lattuga e, anche se non è sapiente come la sua controparte umana, preannuncia una svolta che un giorno potrebbe significare più robot e meno umani nei campi. Presentato la scorsa settimana dagli ingegneri della University of Cambridge, il robot pulisci-lattuga è un tentativo di velocizzare il lungo lavoro di raccogliere la lattuga iceberg, che cresce vicino al suolo, deve essere tagliata dalle radici a mano, e poi ripulita dalle sporche, poco ‘attraenti’ foglie esterne prima di finire sul mercato.
“La manipolazione del prodotto post-raccolto è qualcosa che viene fatto a mano in molti campi,” dice a MUNCHIES Luca Scimeca, uno dei ricercatori che ha lavorato al progetto “L’operazione manuale richiede personale specializzato, è costosa e difficile da mettere su scala. Nel nostro laboratorio, puntiamo a risolvere problemi del mondo reale, a sviluppare tecniche utili alla coltivazione e al post-raccolto e ad affrontare le sfide dell’agri-robotica. Le soluzioni potrebbero essere davvero molto utili all’industria del futuro”.
Storicamente è sempre stato difficile meccanizzare il raccolto e il processo di produzione: la frutta e la verdura sono delicate, è facile provocar loro un danno che potrebbe spedirle nella spazzatura invece che al supermercato. Ma il robot dell’università, sviluppato da un team guidato dal professore di meccatronica Fumiya Iida, utilizza nuove tecnologie come una webcam in 2D che si comporta come ‘un occhio’, un ugello circolare realizzato con la stampante 3D, e un sistema di suzione che permette di afferrare e pelare la lattuga in modo efficiente.
“In un compito delicato di manipolazione, come pelare le foglie esterne di una lattuga, sei incoraggiato a trovare soluzioni affidabili per affrontare una tale diversità” dice Scimeca “Questo lo rende una sfida che vale la pena esplorare”. La tecnologia, fa notare il ricercatore, potrebbe un giorno essere applicata a coltivazioni similari, come il cavolfiore, che ha ugualmente bisogno di essere pulito prima dell’imballaggio.
Ma mentre i robot di Cambridge rappresentano un avanzamento nella tecnologia, ancora non tengono il passo con la velocità e l’accuratezza di un lavoro umano. Un robot ci mette una media di 27 secondi a completare un compito, il quale porta a termine correttamente solo il 50% circa delle volte; un risultato patetico rispetto a quello di un umano, che può pulire una lattuga in pochi secondi e con precisione totale.
Per questa ragione, robot come questi avranno bisogno di più sperimentazione prima anche solo di arrivare vicino a rimpiazzare i lavoratori umani. Più probabilmente, prima prenderanno il loro posto a fianco delle persone, rendendo le loro mansioni più veloci e più facili, finché la tecnologia non avanzerà fino al punto in cui la macchina sarà comparabile all’uomo.
“A mio parere, l’agri-robotica del futuro non rimpiazzerà interamente il lavoro umano, o almeno non per molto tempo,” dice Scimeca. “Queste tecnologie danno il loro contributo nelle fattorie, o nelle aziende di imballaggio, a fianco degli operatori umani. Vedo il potenziale per rendere il lavoro nelle aziende meno faticoso dal punto di vista fisico, migliorando le condizioni di salute dei lavoratori che potrebbero così sorvegliare, invece che eseguire, i compiti più usurant.”
Il dottor Philip Martin è un professore emerito alla UC Davis’ School of Agricultural and Resource Economics il cui lavoro ha esaminato l’impatto delle macchine sull’agricoltura negli Stati Uniti. Sostiene che sì, la la robotica continuerà ad avere un effetto trasformativo sul lavoro nelle azienda, ma sarà una maratona, non uno sprint.
“La meccanizzazione sarà evolutiva piuttosto che rivoluzionaria,” spiega a MUNCHIES. “Non è che adesso si passerà da 10.000 lavoratori nelle aziende agricole a zero. Potrebbe essere che il prossimo anno ce ne saranno 9.500, e quello dopo 9.300. In dieci anni, forse, potrebbe essere una minaccia.” Martin fa notare che, a causa dei loro costi alti di operatività e della dipendenza su molti lavoratori, le aziende hanno sempre cercato di integrare le macchine e, dove possibile, di tagliare i costi.
“La storia dell’agricoltura è la storia di innovazioni risparmia-fatica,” dice.
Per le fattorie, dice Martin, l’aspetto più attraente della tecnologia è il costo fisso. Mentre le paghe, e le richieste dei lavoratori, crescono nel tempo, una macchina lavora gratis, escludendo l’investimento iniziale e la necessaria manutenzione. “Nella maggior parte dei paesi la fase di meccanizzazione è avvenuta negli anni Sessanta, quando i salari sono nettamente cresciuti – negli Stati Uniti del 40%”, dice. “Poi, quando negli anni Settanta l’immigrazione dal Messico è iniziata, la meccanizzazione si è fermata”.
In questo momento, con il salario minimo che, in molti stati americani, è ai massimi storici – in California, il paniere della nazione, arriva a 11 dollari all’ora e salirà a 15 dollari all’oora nel 2022, mentre a Washington è a 11.50 dollari e promette di salire a 13.50 dollari entro il 2020 – “c’è una nuova spinta verso la meccanizzazione,” dice Martin.
È vero che, specialmente negli stati occidentali, con il massiccio affidamento che fanno sul lavoro poco costoso dei Latino-Americani clandestini, i proprietari di aziende agricole potrebbero resistere più a lungo e continuare ad affidarsi ai lavoratori tradizionali. “Alcuni imprenditori potrebbero in qualche modo rallentare il processo, potrebbero dire ‘Non meccanizziamo’”, dice Martini. Ma, conclude, alla fine anche loro dovrebbero soccombere alla realtà dei costi in crescita. “Non diventerà più economico. Diventerà più costoso”.
Nel frattempo, scienziati e ingegneri lavoreranno sicuramente alla velocità e all’accuratezza del goffi, impacciati che al momento rappresentano il più alto rango della tecnologia.
Segui MUNCHIES su Facebook e Instagram
Vuoi restare sempre aggiornato sulle cose più belle pubblicate da MUNCHIES e gli altri canali? Iscriviti alla nostra newsletter settimanali.
Questo articolo è originariamente apparso su Munchies US.