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Zuckerberg ha annunciato un mondo fatato in cui Facebook non è qualcosa di orribile

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Poco prima di annunciare che Facebook cambierà nome in “Meta” e illustrare il “metaverso” nel corso dell’evento Facebook Connect di giovedì 28 ottobre, Mark Zuckerberg ha detto, “Qualcuno dirà che non è il momento giusto per parlare di futuro,” riferendosi non troppo velatamente agli scandali che hanno colpito l’azienda e a tutti i modi in cui questa ha reso il mondo un luogo peggiore. “Credo che la tecnologia possa migliorare le nostre vite. Il domani verrà costruito da chi ha voglia di prendere in mano la situazione e dire che questo è il futuro che vogliamo.”

Il futuro che Zuckerberg è passato a illustrare poco dopo è più simile una visione sconclusionata a metà tra sci-fi distopica di seconda mano e vecchi progetti di realtà virtuale abbandonati ancora prima di prendere vita.

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Nel “metaverso”—un internet fatto di stanze virtuali all’interno delle quali ci si potrà muovere in prima persona attraverso un qualche dispositivo di realtà aumentata—anziché frequentare persone in carne e ossa potrebbe essere possibile incontrarle sotto forma di ologrammi alla Casper, per poi dedicarsi ad attività divertenti e stimolanti come concerti o partite di basket.

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L’atmosfera generale era quella della presentazione di un videogioco un po’ troppo pretenziosa. Nel concerto mostrato come esempio, una delle due persone è in carne e ossa, l’altra no—si presenta magicamente come un’entità blu, ritira i suoi biglietti ed entra a un “metaverse party” in cui (per non farci mancare niente) si vendono NFT. Anche le altre anticipazioni del metaverso, una successione di mondi virtuali dopo l’altro, replicavano questo schema, senza però riuscire a trasmettere la minima idea della forma che tutto ciò avrebbe assunto nella pratica.

L’astrazione e la metafora hanno preso il sopravvento, mostrando più il sogno di un metaverso che qualcosa di vagamente somigliante alla realtà. Quando Zuckerberg ha spiegato che Facebook sarebbe al lavoro su occhiali di realtà aumentata che potrebbero rendere il concerto o ogni altro evento mostrato una possibilità, al pubblico non sono stati mostrati degli occhiali—solo simulazioni di AR da una prospettiva in prima persona.

“Dovremo riuscire a far stare proiettori, batterie, chip in silicone, telecamere, altoparlanti e sensori in grado di mappare il mondo intorno a noi, e anche di più, in occhiali spessi pochi millimetri,” ha detto.

Qualunque sarà il metaverso, quindi, è piuttosto pacifico che non somiglierà a nulla di ciò che ha mostrato Facebook giovedì.

Ma nel momento in cui Zuckerberg presentava questo futuro alla Black Mirror, cosa stava succedendo su Facebook? Vediamolo.

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Mentre circa 19mila persone stavano vedendo Zuckerberg nelle vesti di James Halliday (il creatore del multiverso di Ready Player One), l’algoritmo di Facebook raccomandava—tra le varie—le dirette di una donna che lecca la pancia di un uomo (11mila spettatori) e un prank in cui la moglie “tradisce” il marito con il suo capo (4mila e 700 spettatori).

Non c’è nulla di male nel guardare queste cose, ovviamente. Peccato che l’idea di Zuckerberg di vivere, lavorare e giocare o esistere nel virtuale di Facebook (pieno di divertimento e amici, di concerti dove sei sempre in prima fila e di bellissimi NFT) non potrebbe essere più lontana dalla realtà di una piattaforma in cui dominano disinformazione, teorie del complotto, spam e spazzatura varia.

Anche qui, non esiste un universo in cui le persone non diffondono questo genere di contenuti; ed è lecito pensare che lo faranno anche nel metaverso di Facebook.

Zuckerberg ha inoltre ripetuto che Facebook non costruirà il metaverso da solo. Ma il metaverso sarà comunque realizzato da sviluppatori di Facebook, girerà sui server di Facebook che usano l’hardware di Facebook, e sarà connesso agli account di Facebook.

Intorno alla metà della presentazione del suo prodotto più ambizioso, Zuckerberg ha detto che “gli ultimi anni sono stati molto difficili per me e la nostra azienda, e ci hanno reso più umili,” riferendosi appunto agli scandali che hanno travolto il colosso.

È difficile però trovare qualcosa di “umile” in questa proposta, che in pratica punta a reinventare l’esperienza umana attraverso una tecnologia che al momento neppure esiste—e che pochi richiedono a gran voce.

I problemi di Facebook sono davvero troppi da elencare. E quindi Zuckerberg spinge prodotti che non esistono, per una realtà che non esiste, in un disperato tentativo di ripulire l’immagine della sua azienda nella realtà concreta di tutti i giorni, quella in cui viviamo tutti.