‘Il più grande errore della mia vita’: Mia Khalifa ha finalmente spiegato perché ha lasciato il porno

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Aggiornamento del 26 giugno 2020: dopo le dichiarazioni dello scorso agosto, in questi giorni Mia Khalifa ha nuovamente affrontato pubblicamente il tema della sua carriera nel porno, ribadendo come quella breve esperienza le abbia sconvolto la vita e ricordando che “non ne vale la pena.”

Mia Khalifa è uno dei più grandi ‘misteri’ dell’industria pornografica degli ultimi anni. È stata nel settore soltanto per tre mesi, alla fine del 2014, e ha girato soltanto 12 scene, ma nonostante questo ancora oggi rimane una delle performer più cercate sui principali aggregatori. Da cinque anni ha completamente abbandonato il porno, e da allora si è sempre mostrata restia a rilasciare dichiarazioni sul suo passato. Almeno fino allo scorso 4 agosto, quando sul canale YouTube della sua life coach, Megan Abbott, è stata caricata una lunga intervista in cui Khalifa sviscera ogni aspetto di quella decisione.

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“La scelta di non parlare del mio passato ha danneggiato il mio futuro più che se avessi raccontato tutta quanta la verità. Ora sono pronta a fare luce su ogni singolo momento discutibile del mio passato, perché se lo faccio mio, non potrà essere usato contro di me”: rilanciata da Khalifa attraverso snippet come questo pubblicati sui suoi social network, l’intervista è diventata virale, e ha fatto molto discutere.

In parte per la notorietà di quella che ancora oggi è una delle attrici più cercate sugli aggregatori nonostante la fugacità della sua carriera, e in parte per la descrizione piuttosto negativa che l’ex pornostar dà della sua esperienza nel settore, e del modo in cui la pornografia le ha complicato la vita e distrutto l’autostima. “Il più grande errore della mia vita“: è così che Khalifa descrive quel periodo, per poi aggiungere: “In realtà, l’errore più grande è stato sfuggire a quella parte della mia vita anziché raccontarla per come è stata.”

È stato proprio per farle vincere il senso di vergogna e di frustrazione che Abbott ha convinto Khalifa a raccontare la sua storia. “Quando abbiamo cominciato a lavorare insieme,” le dice introducendo l’intervista, “mi hai detto che il tuo più grande obiettivo era quello di non essere più riconosciuta come pornostar.”

Molte delle testate che hanno coperto la notizia si sono concentrate sull’aspetto economico delle dichiarazioni di Khalifa—che ha rivelato di aver guadagnato soltanto 12.000 dollari nonostante tutti la credano milionaria—ma le questioni esaminate sono più ampie e vanno al di là del suo personaggio.

Dopo aver ripercorso l’infanzia e l’adolescenza—le discriminazioni subite dopo l’11 settembre per le origini libanesi, la voglia di ribellarsi a una famiglia che non si adattava allo stile di vita americano, i problemi nell’accettare il proprio fisico—Khalifa racconta del modo inconsapevole e rapido con cui è entrata in contatto con l’industria del porno. Nel 2014 si era trasferita a Miami, e un talent scout l’aveva notata per strada, lasciandole l’indirizzo di un’agenzia che gestiva pornostar. “I suoi apprezzamenti mi avevano colpita, e decisi di vedere cosa mi proponevano. Mi ripetevano tutti quanto fossi carina, e in quel momento sentivo un gran bisogno di attenzione maschile. Mi sono detta ‘sarà il mio piccolo segreto indecente’.”

Dopo un paio di mesi, Mia girò la scena che l’ha resa iconica nel mondo del porno: un video in cui fa sesso indossando un hijab. Khalifa proviene da una famiglia cattolica, ma per i produttori aveva poca importanza: i suoi lineamenti erano una rarità per l’industria, e volevano capitalizzarli. “Già prima di quella scena ero preoccupata del modo in cui stava cambiando la mia vita , perché alcuni amici avevano scoperto che facevo porno, ma dopo quel video le cose sono degenerate. Tutti i media nazionali e internazionali ne parlavano, sono stata ricoperta di critiche, alcuni paesi musulmani mi hanno messo nella lista delle persone non gradite, e l’ISIS ha pubblicato un mio fotomontaggio con la testa mozzata.”

L’ex attrice parla di quel periodo con grande rammarico: nonostante avesse abbandonato il porno subito dopo quella scena, l’attenzione attorno a lei cresceva continuamente. Racconta di quanto sia stato difficile trovare un nuovo impiego—”per alcuni mesi ho lavorato in uno studio di consulenza assicurativa, e tutti gli uomini dell’ufficio mi conoscevano. È stato umiliante”— e di quanto fosse difficile avere una vita sociale normale. Non poteva uscire di casa senza essere riconosciuta, e il modo in cui gli uomini la guardavano e si prendevano confidenze, anche fisiche, la faceva sentire mortificata. “Per anni mi sono rinchiusa in casa. Pensavo: ‘questa persona sconosciuta mi ha visto nuda, e adesso si aspetta di avere un contatto con me solo perché ho fatto la pornostar’. Col tempo la mia più grande paura è diventata quella di non riuscire ad essere altro se non l’ex pornostar.”

L’intervista prosegue spiegando come Mia stia cercando di venire fuori da questa situazione, con la terapia e il lavoro (da anni si occupa di commento sportivo), ma le sue dichiarazioni hanno scatenato diverse polemiche. Molte gratuite ed inutili—alcuni ritengono che stia mentendo sui guadagni ottenuti grazie al porno—e altre riguardanti il modo in cui ha parlato della pornografia come qualcosa di cui “pentirsi”.

Al di là del fatto che Khalifa ha specificato che il suo non vuole essere un giudizio sull’industria o sul sex work in generale, ma semplicemente il racconto del modo in cui lei ha vissuto quella fase, l’intervista è interessante perché fornisce alcuni spunti di riflessione. Uno su tutti, quanto lavorare anche per breve tempo nell’industria pornografica sia un evento da cui una persona fa fatica a distaccare la propria immagine—quanti altri lavori conoscete che ti marchiano così tanto?—anche quando questa fa di tutto per sottrarvisi.

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