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Da un po’ di tempo a Venezia esiste un Comitato No Grandi Navi che vuole impedire alle grandi navi da crociera di entrare in città e fare capolino alle finestre delle case della laguna. Se ne parla da sempre, ma a momenti alterni, prima come nota di colore—il lungo filone “No-qualcosa”, poi come disastro scampato, poi ancora come l’ultima uscita di Adriano Celentano. Oggi delle grandi navi e del movimento che non le vuole, ma anche di quello che le vuole, si è tornato a parlare perché qualcosa è cambiato, e il Sindaco, e il Governo, sembrano aver deciso che le navi da crociera non dovranno più passare da Venezia, o quantomeno non come prima. Martedì a Roma i ministri dovevano parlare e decidere qualcosa. Poi il Pdl ha deciso di non decidere più niente, l’incontro è saltato e la soluzione è andata a data da destinarsi. Intanto, in parlamento, è successo quello che è successo, ma se così non fosse stato, probabilmente, i ministri avrebbero parlato dell’introduzione di un numero chiuso di navi per l’accesso al bacino di San Marco e al canale della Giudecca, e del trasferimento a Marghera delle navi fuori lista.
Ridotti ai minimi termini, i pro e i contro non sono tanti. Il Comitato del “Sì” che vuole le grandi navi e che si chiama Cruise Venice punta tutto sui soldi: quelli che entrano nelle casse cittadine grazie alle crociere sono tantissimi. Il Comitato del “No” invece parla di eccesso, ambientalismo e decenza: le navi da crociera producono rischi per i veneziani e per la stabilità degli edifici. Tutto questo al prezzo di un piccolo ritorno economico, dicono, perché i turisti delle crociere giù dalla nave non spendono praticamente nulla. Per capire un po’ di più su questa storia ho contatto entrambe le parti.
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Comitato No Grandi Navi, Silvio Testa, portavoce.
VICE: Perché “No” al passaggio delle navi da crociera a Venezia?
Silvio Testa: Perché sono pericolose, e non parlo solo della perdita di rotta, ma di incendi a bordo, perdite di carburante, attentati, e dello Schettino di turno. Poi c’è il problema dell’inquinamento, quello crocieristico a Venezia è pari a quello del traffico automobilistico locale, e nessuno ha mai detto niente. E il dislocamento idrico: la massa d’acqua spostata dalle navi sta trasformando la laguna in un braccio di mare, non a caso lo si definisce “tsunami in laguna”. Cento anni fa la profondità della laguna era di 40 cm, oggi è un metro e mezzo e tra cinquant’anni sarà due metri e cinquanta, a quel punto la laguna non esisterà più, e spostare le navi in un altro punto della laguna non risolverebbe niente.
Quando è scoppiato il caso Carnival la lobby portuale si è difesa con la storia che a Venezia le navi seguono dei “binari”, non toccano le banchine neanche volendo e vengono trainate, non è così?
Questa è una barzelletta, basta guardare una planimetria del bacino di San Marco. Una nave da 150.000 tonnellate in movimento a sei nodi non può essere fermata da un metro di fango. Ma poi scusa, sul discorso banchine, prendi il caso della Carnival. Lì fino a due anni fa le navi attraccavano, che senso ha dichiarare che i fondali sono troppo bassi per l’avvicinamento di una crociera? Una nave potrebbe benissimo finirci contro.
Secondo uno studio dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, le navi incidono per il 12 percento sull’inquinamento di Venezia. La gran parte lo fanno energia e riscaldamento, per il 25 percento. C’è chi direbbe che non è tanto, e che tra pro e contro, almeno Venezia ci guadagna. Se le navi attraccassero a Marghera, Marghera ne guadagnerebbe in inquinamento ma non economicamente.
Be’, tanto per cominciare la gente dovrebbe smettere di basarsi sugli studi proposti dall’autorità portuale, è come chiedere all’oste se il vino è buono. I loro studi sono commissionati, e in qualche modo rispecchiano il loro parere. Danno dei numeri, ma nessuno ha visto e analizzato i loro studi, calcoli e considerazioni. Poi nessuno fa mai i conti con i costi ambientali. Quanto costa l’inquinamento? Quanto costa la devastazione della laguna? Se io mi ammalo per colpa dell’inquinamento, quanto costa alla società? Il guadagno economico non è mai sufficiente. Noi non diciamo no alle crociere, ma a un modello di crocierismo basato sul gigantismo.
A questo punto parliamo di soldi, quanti sono i crocieristi che arrivano a Venezia?
Partiamo da un presupposto, il dato proposto dalle Autorità Portuali attribuisce a ogni crocierista una spesa di 190 euro a testa nel momento in cui scende dalla nave. Il dato viene poi calcolato sulla base dei due milioni di crocieristi che arrivano complessivamente ogni anno—come se tutti visitassero la città. In realtà di questi due milioni solo 300.000 scendono in città, e l’Ente Nazionale Turistico, analizzando l’indotto delle crociere, ha calcolato che un crocierista a terra spende in media 30 euro, e non 190. Perciò il mitico indotto si riduce a nove milioni di euro. Un po’ meno non credi?
Non è tutto questo guadagno.
Proprio no! Sicuramente non è la cifra che ci propinano le Autorità portuali.
Chi ci guadagna allora?
Sicuramente il Porto e la Venezia Terminal Passeggeri, poi in parte i lavoratori. Ma noi non crediamo che il cambio di modello crocieristico attuale comporterebbe l’immediato licenziamento di tutti i lavoratori, anzi, un cambiamento potrebbe incentivare l’occupazione.
Eppure i lavoratori che protestano contro le vostre iniziative sembrano convinti del contrario.
La loro paura è legittima, sono vittime di una campagna di disinformazione portata avanti da Venezia Terminal Passeggeri, Padronato e Cruise Venice, una campagna condotta sistematicamente a suon di pagine pubblicitarie e libri pieni di bubbole. Sarebbe il caso che le autorità competenti, prima di prendere una decisione, facessero luce su queste ambiguità.
Avete fiducia che le cose cambieranno?
Be’, fiducia è una parola grossa, le lobby lavorano tantissimo, e l’impressione è quella che il Governo sceglierà la strada apparentemente più facile, quella di una portualità incentrata sulla Marittima con nuovi scavi nei canali. È difficile dirlo, noi certo la presa non la molliamo.
C’è ancora da lavorare.
Sì, a meno che la scelta del Governo non sia condivisibile, ma francamente ne dubito.
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Comitato Cruise Venice, Massimo Bernardo, presidente.
VICE: Perché “Sì” al passaggio delle navi da crociera a Venezia?
Massimo Bernardo: Perché a Venezia il settore conta due milioni di crocieristi l’anno ed è un settore importantissimo, un traffico irrinunciabile. Sono stati fatti milioni di euro di investimenti, e non si capisce perché un modello che funziona dovrebbe essere cambiato.
Quanti soldi portano le crociere a Venezia?
Gli studi che abbiamo commissionato ci dicono che ogni crocierista lascia i città dai 150 ai 200 euro al giorno. Tu moltiplica 200 euro al giorno per due milioni di crocieristi l’anno, dimmi quant’è.
Quattrocento, tondi. Però c’è chi minimizza, e di un bel po’. Se le dicessi che ogni crocierista, ogni giorno, spende in media 30 e non 200 euro, e che i crocieristi che scendono a terra sono 300.000 e non due milioni, lei cosa direbbe?
Eh no, non credo proprio. I dati sono come le statistiche, ci sono tante facce, così come le fotografie, come quella che è stata pubblicata sui giornali e in cui sembra che la nave [Carnival] entri in via Garibaldi. Adesso sono a Genova, al Salone Nautico, sono al ristorante Marina e sto guardando una nave che passa. Se le facessi una foto sembrerebbe che la nave stia entrando nel ristorante, capisci? Hanno giocato su un effetto ottico.
Insomma i dati non sono veri.
Ti dico questo, il comitato No Grandi Navi è contrario a tutto ciò che rappresenta un modello innovativo per la città.
Eppure pensano di aver ragione, e su diversi argomenti, a partire dalla sicurezza.
Il pericolo a Venezia è inesistente. Tutti i canali sono scavati come una grande ‘W’ e le navi corrono necessariamente al centro del canale, come su un binario. Capisci? È impossibile che una nave vada a destra o a sinistra; a Venezia ci sono tonnellate di fango, e non roccia come quella di Schettino.
E questo nonostante le 100-150.000 tonnellate di una nave da crociera.
Ma certo, i canali sono adeguati. Poi per ordinanza, a bordo, ci sono due piloti e due rimorchiatori, più il comandante: una nave non può andarsene per i fatti suoi, questo voglio dire.
Ok, quindi se ho capito bene la sicurezza non è un problema e i soldi si fanno, ma dell’ambiente che mi dice? Inquinamento, effetti idrodinamici, etc.
Le grandi navi non producono moto ondoso, come saprai, perché a Venezia viaggiano sotto i cinque nodi, e una velocità del genere non ne fa, al contrario dei motoscafi per il trasporto pubblico o dei taxi, che vanno velocissimi.
Mentre sul fronte estetico…
Qui ci dividiamo. Io ad esempio che amo le crociere, il traffico marittimo, e ne capisco l’importanza, quando vedo una grande nave sono felice. Vedere tanta tecnologia in un posto solo, tutta assieme, mi lusinga e mi meraviglia. Mentre altri probabilmente si spaventano, ma è un problema soggettivo, dipende da persona a persona.
Claudio Messora, uno dei responsabili della comunicazione del Movimento 5 Stelle, in parlamento ha parlato delle radiazioni emesse dai radar delle navi ormeggiate.
I radar in città sono spenti, non c’è nessuna emissione. Non ho mai sentito una lamentela del genere, in nessun porto. Nessuno è mai morto di radar, capito?
Cosa ne pensano le compagnie crocieristiche di questa storia?
Questa domanda la devi fare a loro. Io come Cruise Venice ti posso dire che non ha senso. A Venezia sono stati appena spesi 508 milioni di euro, e tra qualche mese apriranno due nuove stazioni, perché dovremmo sposatre il traffico a Marghera? Sai cosa c’è a Marghera? Niente, solo container e carbone. Il Sindaco abbia pure le sue idee, pazienza, ma non capisco perché bisogna cambiare un sistema che funziona e rimpiazzarlo con fantasiosi progetti alternativi. L’area di Marghera è inquinatissima, fanghi, terreni, la pulizia della zona costerebbe miliardi e miliardi di euro, nessuno vuole tirarli fuori.
Quindi non è vero che le compagnie crocieristiche potrebbero addirittura guadagnarci da un eventuale trasferimento, e che a perderci sarebbe solo Venezia Terminal Passeggeri che affitta le banchine in città?
No, non è vero, assolutamente no. Il vero pericolo è proprio che le compagnie crocieristiche abbandonino Venezia. Per il 2014 abbiamo tutte le navi “schedulate”, capito? Hanno già fatto i loro programmi, e Venezia non è un porto di transito ma un porto di riferimento. Insomma ci vuole tutta una logistica di terra, ci vuole preparazione.
Ma perché tutto questo lavoro spostato a Marghera non esisterebbe più? È un investimento, d’accordo, ma i lavoratori potrebbero essere trasferiti, tutti, e la necessità di nuovi trasporti per i crocieristi da Marghera per Venezia potrebbe generare nuova occupazione, nuove infrastrutture, nuovi spazi, no?
Non è mica semplice spostare i lavoratori. Poi non è solo questo, pensa ai tempi che ci vorrebbero per creare un nuovo terminal crocieristico.
Sarebbe un progetto sul lungo periodo, ma almeno sarebbe un progetto.
No be’, aspetta, lascia stare il lungo periodo, il problema è che il valore aggiunto della crociera veneziana è proprio l’immagine della città.
Ma se arrivassero a Marghera dovrebbero per forza scendere dalla nave per vedere Venezia, tutti, usare i trasporti fino in città e spendere di più, no?
L’altro problema è che il canale Malamocco-Marghera, quello che da Marghera va in mare, è un canale a senso unico, si sta in convoglio: te la immagini una nave da crociera in attesa di rientrare, magari anche per sei ore?
Quindi anche lì bisognerebbe modificare il canale, scavare, ampliare, insomma, lavoro.
Non lavoro, spese! Tante spese! È quello il problema.
A proposito di lavoro, com’è andata la vostra manifestazione di venerdì scorso?
Benissimo, c’erano oltre mille persone, e tutte hanno detto al sindaco i motivi per cui bisogna mantenere il terminal a Venezia.
Qualcuno dice che avete costretto i lavoratori a partecipare, convincendoli che, nel caso le navi non entrassero più a Venezia, perderebbero il lavoro.
Non è assolutamente vero. La manifestazione è stata una scelta liberissima di chi ha interesse che questo traffico venga mantenuto a Venezia. Non c’è stata nessuna imposizione, come scrive Giuseppe Caccia, del Comune, ma è stata una libera scelta di operatori e addetti, e di quanti sostengono il traffico crocieristico, anche cittadini comuni.
Come le famiglie degli operatori?
Certo! Familiari, ristoratori, albergatori.
Avete paura che le autorità diano ragione al Comitato del No?
No. A noi di Cruise Venice non interessa il progetto, l’importante è che sia il meno costoso e il meno impattante per la città, e che non crei problemi alla continuità del traffico.
Quindi non avete paura che blocchino il traffico.
Te l’ho detto, per l’anno prossimo le compagnie di navigazione hanno già programmato tutti i viaggi. Non si può dire dall’oggi al domani “basta”, capisci?
Cosa ne pensa dei movimenti “No” in Italia? I No TAV, i No MUOS…
Sono scelte individuali, poi sai, non si sa mai, potrebbero essere anche ispirate da… Non dimenticare che tra un anno e mezzo a Venezia ci saranno le elezioni, ecco.
Se non sono le crociere, qual è il vero problema di Venezia?
Quello residenziale, bisogna che la città dia la possibilità ai veneziani di vivere a Venezia, con attività economiche e tutto il resto. Perché se non c’è lavoro non c’è economia. Ecco, se investissero tutte le energie che mettono contro le crociere in queste cose, forse le cose andrebbero meglio.
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Come dicevamo, a Venezia non tutti si sono trovati d’accordo con la protesta di Cruise Venice, e qualcuno, prove alla mano, ha insinuato che l’adunanza di impiegati e operatori sia stata pilotata dalle aziende crocieristiche interessate a mantenere il business in laguna. Uno di questi è Giuseppe Caccia della lista In Comune.
VICE: Cos’è successo venerdì scorso a Venezia?
Giuseppe Caccia: Una cosa mai vista, una serie di aziende e società che operano in ambito portuale hanno indetto uno sciopero—a casa mia uno sciopero indetto dai padroni si chiama serrata, non sciopero, tant’è che la partecipazione dei lavoratori è stata sollecitata direttamente dalle aziende, un po’ con minacce, un po’ con aperti ricatti. Ne abbiamo testimonianza diretta.
Che tipo di ricatti?
Una campagna mirate e personale di mail e sms, in cui si garantiva la giornata pagata, si invitava a essere presenti con le proprie famiglie e, soprattutto, si chiedeva di confermare la propria presenza direttamente al datore di lavoro. Qui la responsabilità è anche sindacale, perché nessuna delle confederazioni sindacali ha detto niente, nessuna, eppure sapevano tutto.
Poi com’è andata la manifestazione?
Be’ dal punto di vista della partecipazione è stata un flop. A Venezia nel settore portuale ci saranno tra i 4.000 e i 6.000 lavoratori. Venerdì in piazza ci saranno stati meno di 500 partecipanti. Quelli che c’erano hanno partecipato sulla base di una menzogna della lobby portuale, e purtroppo si sono fatti male da soli.
Che menzogna?
Il rischio dei licenziamenti di massa. Le società portuali hanno raccontato ai loro lavoratori che l’applicazione del decreto Clini-Passera per individuare nuove rotte a Venezia comporterebbe l’abbandono da parte delle compagnie crocieristiche del porto della città, e di conseguenza, licenziamenti di massa. Non è vero.
Perché?
Si è parlato di diverse alternative, come Marghera. Il trasferimento nella zona portuale di Marghera non comporterebbe alcun disagio dal punto di vista occupazionale, anzi, spostare là le attività del terminal passeggeri significherebbe creare nuova occupazione. Chi mette veramente a rischio il lavoro è chi si sta ostinando a difendere l’indifendibile.
La lobby.
Esatto. Chi non vuole fare i conti con la realtà, chi, quando succederà qualcosa e il divieto verrà applicato, non sarà pronto, non avrà sviluppato infrastrutture adeguate, e metterà a rischio molti posti di lavoro.
E tutto perché non vogliono metterci un soldo.
Non tutti, solo uno. Sono diverse le compagnie che vorrebbero già trasferirsi a Marghera, come la MSC.
Chi è che non vuole?
Venezia Terminal Passeggeri, perché se si va a Marghera e le compagnie investono direttamente in un nuovo terminal passeggeri, Venezia Terminal, che è una società mista pubblico-privata, perderebbe gli enormi ricavi che derivano dall’affitto delle banchine di Venezia.
Quanto ne sono consapevoli i dipendenti?
Molto poco, c’è molta disinformazione. Pensa che lunedì il Presidente della Regione, Zaia, è riuscito a raccontare balle anche alla Commissione Trasporti della Camera.
Cioè?
Ha raccontato che non si può abbandonare la Marittima, quella che sta in centro a Venezia, al termine del canale della Giudecca, perché è stata attrezzata per consentire alle grandi navi di spegnere i motori e di rimanere ormeggiate alle banchine senza inquinare, attaccandosi a un sistema di rifornimento energetico da terra. Questa è una balla, Zaia ha parlato di quello che per ora è un progetto né approvato né finanziato.
Eppure gli hanno dato retta.
C’è molta confusione.
Cosa succederà?
Be’, martedì doveva essere il giorno dell’incontro, poi la crisi di Governo e la tensione che c’è a Roma hanno fatto saltare tutto, noi aspettiamo. Speriamo che chiunque governi a Roma un domani prenda in mano la questione e decida qualcosa.
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