Música

Noisey Chart: Broken English Club

Le stagioni chiudono per tutti. BUKA, il non-club-non-luogo di Milano in cui passano regolarmente molte delle cose più interessanti in città ha deciso di chiudere la sua senza abbassare minimamente il tiro: il 1 giugno ci sono Black Zone Myth Chant, Valerio Cosi, un bello showcase di MinimalRome e soprattutto Broken English Club, progetto del britanico Oliver Ho, che ha esordito un annetto fa su Jealous God con un’elettronica post-punk minacciosa, tossica come una suburbia delle midlands dopo un bombardamento chimico, satura di ritardi metallici in stile Cabaret Voltaire, etnografie senza territorio e tempi proto-techno. Una figata, insomma. Dato che il nostro pare molto legato all’incrocio di sottoculture che lo ha prodotto, gli abbiamo chiesto di compilarci e commentarci una lista di pezzi che raccontassero le sue influenze.

NAPALM DEATH – PEEL SESSIONS

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Queste sono le Peel Session che fecero per la BBC Radio 1. Sono una delle mie cose preferite. La densità e il reverbero aggiungono ancora più alone attorno alla band. Qui suonano davvero apocalittici. Avevo quattordici anni quando li ho visti dal vivo per la prima volta e mi hanno spaccato il cervello.

BUTTHOLE SURFERS – USSA

Uno dei miei album preferiti di questa band, forse il migliore. È così incasinato e impregnato di acidi. È musica per viaggi oscuri e tesi, un tempo mi piacevano esperienze del genere. Oltretutto penso che questo sound non sia classificabile temporalmente.

KEITH LEBLANC “GET THIS”

Era il batterista dei Tackhead, che erano ok, ma la sua roba da solista è più interessante, secondo me. C’è un ottimo lavoro di programmazione e i sample funzionano alla grande, roba pesa!

LYDIA LUNCH “THE CLOSET”

I Teenage Jesus And the Jerks sono una delle mie band no wave preferite, hanno questo suono sporco e tetro che secondo me è potentissimo.

PSYCHIC TV “JUMP THEE GUN”

Dall’album Jack the Tab, mi sono ascoltato tantissimo sta roba quando ero più giovane, quando ero alla scoperta di nuovi mondi. L’album, tutto quanto, è come una specie di portale per un’altra realtà. È la colonna sonora della mia giovinezza, e l’inizio di un amore incondizionato, di riflesso, per i Throbbing Gristle.

SWANS “COP”

La musica qui è così elementale, così grezza, come una sorta di blues industriale. Ci riconosco la fonte di ispirazione di parecchie cose dei Godflesh. Super ipnotico.

WHITEHOUSE “YOU DONT HAVE TO SAY PLEASE”

I Whitehouse sono la band noise definitiva. Prendono il noise e lo elevano all’ennesima potenza. Ho sempre pensato che i loro testi fossero estremamente poetici, mi ricordano Samuel Beckett. La loro cifra narrativa è davvero potente.

AFRICAN HEADCHARGE “ STONE CHARGE”

Uno strano dub africano portato nello spazio, mi fanno impazzire le percussioni di questa traccia, e il suono dei corni. Questa band mi ha influenzato parecchio, in particolare nelle produzioni come Raudive. C’è una trama sonora e un’atmosfera che lo differenziano dal “dub” in senso stretto.

SCOTT WALKER “CLARA”

Questa traccia sta in The Drift. Scott è un artista a sé, non esiste nessuno lontanamente paragonabile a lui. Ha la sua visione, crea luoghi sonori da cui è difficile scappare. Adoro la maniera in cui la sua musica si racconta, come in un film o in un libro. Anche l’uso degli strumenti è molto particolare, crea trame più che melodie.

JOHN ZORN NAKED CITY ­ BLOOD IS THIN

John Zorn è uno degli artisti che più mi hanno influenzato, adoro come sia aperto alla sperimentazione, come si apra a nuovi progetti. Ha composto talmente tanta musica, questa è del suo profetto abstract jazz-thrashcore, e mi fa impazzire come usa il sassofono. Qui c’è anche il vocalist giapponese Yamatsuka Eye, dei Boredoms.

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