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Anche Noyz Narcos ha paura di morire

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Alla fine della videointervista che abbiamo girato con Noyz Narcos, il rapper di Roma parla del fatto che Enemy possa essere il suo ultimo album. Si immagina nel futuro e fatica a pensarsi tagliente e furioso come è stato in passato, com’è adesso. È un sentimento rivoluzionario per Noyz, che attorno ad aggettivi come quelli che ho appena usato ci ha costruito una carriera leggendaria. Per la prima volta nella sua carriera, una sua intera opera è pervasa da un senso di dolore che si risolve in egual misura in aggressione e autoanalisi, attacco e difesa.

Difesa, intendiamoci: da se stesso, non dai suoi colleghi. La qualità delle barre di Noyz non è mai calata lungo il corso della sua carriera ed Enemy non fa eccezione. Credo ne fossero consci anche tutti gli altri rapper presenti su questo album, ed è bello immaginarli concentrati a scrivere strofe che non sfigurassero accanto a quelle del loro anfitrione. Franco126 sembra quello di “Triste” di Ketama, tetro come non è mai quando butta fuori i suoi pezzi con Carl. Luche disegna con la voce un elettrocardiogramma impazzito con picchi alla fine di ogni verso. Rkomi unisce sacro e profano, testa e pancia, cielo e terra: Coelho, figli di puttana, stelle e sangue, baccalà, ragnatele. Salmo sembra sprizzare felicità per essere sulla traccia assieme a un suo pari e, chissà se consciamente, conclude la sua strofa con una chiave di lettura perfetta per l’intero album.

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Fino a quando il cuore non si spegne / Ricorda, queste merde sono morte da leggende

Ecco, la morte. Enemy è un album intriso del succo della fine. È mollica porosa pucciata nell’alcool, tanto dolce quanto stordente. Noyz si dipinge con il cielo stellato sulla testa e un bicchiere in mano, street apolide lontano da una casa—Roma, il quartiere—ormai cambiata per sempre, circondato da strade e geometrie urbane che non conosce. “Quaggiù al quartiere non c’è più un cane”. “Ultimamente sto per conto mio / Fumo nubi perso nell’oblio”. È sempre un mastino, Noyz, nella sua operazione di demolizione musicale. Ma è un mastino con il latte di suocera del tempo passato che, bruciante, gli scorre nel sangue.

Torna ossessivamente alle panchine, Noyz. “Perché inizia sempre tutto alle panchine / Perché è lì che trovi tutto, sulle panchine”. In the panchine, far away from problemi. “Pischelli cresciuti sopra le panchine come noi”. Ragazzini che sognano i suoi stessi sogni, assaggiano la sua stessa merda, sputano odio e amore in nuove barre che altri ragazzini renderanno eterne. “Resteremo vivi solo su ‘ste tracce audio”, dice. La fine si avvicina, l’eternità anche. “A vedè i morti stesi nelle bare / A quella roba c’ho reagito male”. L’unica speranza è entrare nella testa e nel cuore di chi è ancora lontano dal traguardo, di chi spera ancora in un futuro pieno di possibilità.

Noyz sembra tanto affascinato dalla loro purezza, e pieno di nostalgia per quella che aleggiava in lui un tempo, quanto deciso a distruggere i loro sogni descrivendo la realtà di un presente marcio e di un futuro incerto. Con una singola eccezione: la tomba. “Steso sotto i cipressi sulle colline / Vieni dove ho le rime scolpite / Come tagli e ferite sulle panchine”. Sine e Skinny portano il catafalco, Noyz grida all’universo il suo epitaffio. Ed è un capolavoro.

Noisey Meets Noyz Narcos uscirà la prossima settimana sul nostro canale YouTube, iscriviti e non perdertelo.

Enemy è uscito venerdì 13 aprile per Thaurus / Universal.

Ascolta Enemy di Noyz Narcos su Spotify:

Tracklist:

1. INRI
2. Sinnò Me Moro
3. Mic Check (feat. Salmo)
4. Casa Mia (feat. Luchè & Capo Plaza)
5. Sputapalline (feat. Coez)
6. Niente X Niente
7. R.I.P. (feat. Achille Lauro)
8. Vato Loco
9. Matanza (feat. Rkomi)
10. Borotalco (feat. Carl Brave x Franco126)
11. Mark Renton
12. Lone Star
13. Enemy
14. Training Day
15. Lobo

Elia è su Instagram: @lvslei

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