Aggiornamento, gennaio 2017: in onore della recente comparsa del video completo su YouTube, riproponiamo questa intervista.
Se le plutocrazie mondiali vi ossessionano, se passate il vostro tempo cercando di riordinare e decodificare il flusso di controinformazione che si spande su internet, o se avete smesso di festeggiare la festa della Liberazione per omaggiare il giorno in cui Borghezio si è fatto pestare fuori dal Bilderberg, allora sappiate che sta arrivando il vostro giorno: il 19 febbraio, dopo una lavorazione lunga cinque anni, uscirà nelle sale italiane il film Nuovo Ordine Mondiale, prodotto e diretto dai Ferrara Brothers.
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Personalmente aspettavo questo momento da tempo, e ho sempre seguito con trepidazione lo sviluppo del progetto. Ma per i poveri ciechi sventurati che non hanno mai sentito parlare delle teorie del complotto, dei rettiliani, delle dinamiche sulfuree del signoraggio bancario, di Zeitgeist, dei video di Wolvessyster, o non hanno mai visto Raz Degan intervistare David Icke a Mistero, questo è il momento giusto per mettersi in pari.
Nuovo Ordine Mondiale, infatti, è un film pensato appositamente per divulgare al mondo la New World Order Theory, secondo la quale esiste un potere oligarchico e segreto che mira a ottenere il controllo della Terra attraverso la manipolazione della comunicazione, della politica, dell’economia, del cibo, delle menti e perfino dell’aria. Una missione che non aveva portato a termine nemmeno Povia.
Per farlo i Ferrara Brothers (i registi Fabio e Marco e il produttore Mario) si sono serviti di un action movie. E della partecipazione di Enzo Iacchetti e Silvia Orlando.
Qui potete trovare la trama. L’ultimo trailer è stato pubblicato su YouTube il 12 gennaio, e al di là degli scopi divulgativi, è palese come Nuovo Ordine Mondiale coniughi tutta una serie di attrattive: grandi interpretazioni recitative, tensione drammatica, cattivi con le cicatrici nel viso, macchine vuote che vengono sparate e svariati casi di strabismo.
I più malfidati tra voi potranno pensare che le teorie del complotto siano retaggio di invasati convinti che convogliare tutto il male del mondo verso un’unica sorgente occulta li preservi dal dover confrontarsi con una realtà complicata e in continuo mutamento. Ma io non sono di questo avviso. Per questo ho contattato Fabio Ferrara, e ho cercato di fare il punto con lui sull’imminente uscita.
VICE: Partiamo dall’inizio. Com’è nato il progetto?
Fabio Ferrara: L’idea è partita da un concetto sano: ovvero quello di fare un film che possa servire alla gente, che possa aprire le menti. L’Italia fa sempre lo stesso cinema. Quindi noi abbiamo tentato qualcosa di diverso: volevamo parlare di un problema internazionale. Un qualcosa di reale: perché purtroppo questo problema esiste. Ci sono forze oscure che muovono i fili dell’economia e della politica internazionale. Noi abbiamo avuto il coraggio di parlarne. Se non lo facevano i Ferrara Brothers non lo avrebbe fatto nessuno. Questo lo metta per inciso: noi con questo film vogliamo salvare il cinema italiano.
Come vi siete avvicinati alle teorie del complotto e alla controinformazione?
Ci siamo accostati a questo mondo dopo numerosi avvistamenti di Oggetti Non Identificati, dallo studio degli Ufo. Da lì siamo poi arrivati ad analizzare la teoria del complotto. Che poi tanto teoria non è, visto che ormai penso che per chi è un po’ più sveglio sia alquanto reale.
Questi avvistamenti Ufo li avete fatti voi di persona?Sì sì. Però questa è un cosa che non è facile comunicare, perché la gente non ci crede più di tanto. Quindi evitiamo di esporci troppo perché poi la gente pensa che siamo dei visionari.
Per quale motivo il progetto ha richiesto così tanti anni di lavorazione? L’uscita del film è stata rimandata più volte, ci sono stati degli ostacoli?
Eh questa è una buona domanda. Ci sono due risposte: il primo grande problema è stato che in Italia non esiste una cultura cinematografica, tecnica e organizzativa. Si lavora in modo molto approssimativo, e quindi noi, volendo fare un film che potesse rispettare gli standard internazionali di un certo cinema americano—perché comunque loro hanno il dominio tecnico—abbiamo avuto molti problemi. Quando ti trovi a lavorare in un ambiente che è velenoso per dei registi che hanno delle competenze e delle visioni diverse ti vai a scontrare con tutta una serie di ostacoli mentali. Con una forma mentis che non avalla il tuo modo di vedere, di pensare e di evolverti.
L’altro problema è stato rappresentato dal dominio incontrastato di due società in Italia: una americana e una italiana—ma che comunque è semplicemente serva di un’altra società americana. In Italia il cinema è completamente controllato dagli americani, e questa cosa è assurda, improponibile. Noi siamo sotto attacco, sotto assedio. Il presidio americano non permette a chi vuole crescere di poter operare. Questo è un problema criminoso.
Secondo lei questi ostacoli sono stati dovuti anche ai contenuti del vostro film? Assolutamente sì. Non posso espormi troppo e non posso dirle attraverso quali mezzi però, perché stiamo affrontando delle cause penali.
Come siete riusciti a finanziare il progetto?
Attraverso i fondi privati della nostra azienda. E abbiamo intrapreso questa missione, questa crociata, per fare qualcosa di buono. Che non fosse controllato.
Ora che l’uscita del film si avvicina non temete delle censure o delle ritorsioni fisiche?
Sì. Per gli eventi pubblici, infatti, abbiamo dovuto avvalerci di una scorta. Ma andiamo avanti, fino alla fine. Non ci fermeranno mai: abbiamo anche un motto, che è sempre avanti”. Contro chiunque voglia censurare, oscurare e controllarci. Perché non se ne può più e qualcuno doveva prendere le redini di questa situazione.
Parliamo un attimo della trama: il commissario Torre è un uomo disposto a tutto dopo aver subito un grave lutto. Pur di vendicarsi mette insieme una squadra pronta a rovesciare la dittatura globale. Pensate che una sommossa armata sia l’unico mezzo per liberare il mondo dall’oppressione?
Allora, il film chiaramente ha la sua storia, e bisogna vederlo per comprenderne il significato. Non intendiamo sostenere che la sommossa armata sia l’unica soluzione, anzi. Le cose le possiamo cambiare solo nel momento in cui mutiamo il nostro modo di vedere le cose. Le persone sono schiave perché sono manipolate soprattutto mentalmente. Nel momento in cui ci fosse un risveglio globale delle menti allora sì che si potrebbero cambiare le cose. Quindi nessuna rivolta: i governi vorrebbero proprio questo per mettere nuove forze internazionali al di fuori della legge e schiavizzare ancora di più.
Quali metodi avete utilizzato, e quali stilemi vi hanno ispirato per la realizzazione di questo film?
Guardi, noi abbiamo fatto un cinema molto dinamico, che cerca di essere anche spettacolare. Ci siamo ispirati a gente come Michael Bay, il regista di Armageddon. Anche se ultimamente anche lui è diventato un po’ commerciale. Diciamo che noi privilegiamo un cinema vecchia scuola, tipo quello degli anni Ottanta. Stile Die Hard.
Il primo trailer del film.
Fra i personaggi c’è anche una ricercatrice i cui studi vertono sull’utilizzo della ghiandola pineale. Ci sono dei riferimenti a Cartesio e al potere del pensiero logico razionale?
No… noi abbiamo inserito questo riferimento alla ghiandola pineale perché volevamo parlare dei danni del fluoro. Che mettono ancora oggi nel dentifricio appunto per inibire la ghiandola pineale e creare danni all’apparato cerebrale. Questi contaminanti rappresentano il 300 percento di quelli che sono i tumori in espansione. Però nessuno dirà mai “il fluoro vi calcifica la ghiandola pineale e vi fa venire i tumori”. I contaminanti come il fluoro sono messi lì per ridurre la popolazione.
Le teorie del complotto sono sconfinate, e toccano tematiche infinite. Secondo voi qual è il limite fra quelle informazioni che possiamo ritenere vere e l’isteria del complottismo forzato?
Allora: non sono state riportate nel film cose che non siano successe realmente. Quello che il film farà vedere ha un riscontro reale. Io poi non voglio andare oltre a quello che è il film perché è un discorso troppo ampio.
La scelta di Enzo Iacchetti per uno dei ruoli principali mi ha colpito, visto che per anni ha lavorato per una rete televisiva come Mediaset ed è stato parte integrante del sistema della comunicazione. Dietro il suo ingaggio c’è un controsimbolismo, oppure nella scelta degli attori vi siete basati solo sulla loro bravura?
La scelta degli attori si è svolta solo pensando alla loro professionalità. Non ci sono riferimenti al passato di Iacchetti.
I membri del cast e della troupe condividevano i vostri scopi?
Soltanto il dieci percento del cast, diciamo. Per personaggi come Iacchetti e la Orlando è stata dura, perché non erano abituati a lavorare tante ore e non l’hanno presa bene. Credo in una certa misura che nessuno di loro si sia reso veramente conto di cosa rappresenti questo progetto.
In un post sulla vostra pagina Facebook ho letto che “ogni forma di indipendenza è sotto attacco, compresa la famiglia.” Cosa intendevate? Ci sono dei riferimenti alle teorie del gender e al presunto piano “crescita zero” dell’Onu?
Noi ci riferivamo principalmente alla questione imminente di impiantare sotto la pelle dei microchip. O qualsiasi sistema che renderà gli esseri umani monitorabili. È una perdita di libertà totale, e toccheremo davvero il fondo. Anche chi è poco informato ne avrà sentito parlare almeno una volta. Per quanto riguarda le teorie di cui parla, ci stiamo riferendo alla famosa questione della reazione-soluzione, quindi sì c’è anche un riferimento a questo, ma non in modo specifico. Sono tutti problemi reali, e cospirazioni estreme.
Quali sono i personaggi appartenenti al mondo della controinformazione che hanno influito di più sul vostro lavoro?
David Icke, l’autore del libro E la verità vi renderà liberi.
l progetto è partito molti anni fa, e nel frattempo il mondo ha subito molti cambiamenti. Come valutate il decorso del Nuovo Ordine Mondiale? I vostri presagi si stanno avverando?
Sì assolutamente. Infatti nel film c’è un riferimento chiaro agli attentati pilotati. Anche un bambino si renderebbe conto del fatto che sono completamente fasulli e messi lì per creare il pretesto per degli scopi oscuri. Anche l’ultimo attentato in Francia è finto quanto una sceneggiatura di serie B. Il terrorista che si dimentica la carta d’identità in macchina: neanche uno sceneggiatore di basso livello penserebbe ad una cosa del genere.
Come vi immaginate che risponderà il pubblico?
Per molti sarà solo un film. Ma per molti altri sarà un modo per iniziare a riflettere su quello che sta succedendo nel mondo. Pensiamo di poter aiutare a cambiare la realtà.
Personalmente ho visto molti parallelismi con Matrix, a partire dal fatto che alla base del progetto ci sono dei fratelli. Vi sentite un po’ i Wachowski italiani?
No no no no! Noi stiamo dicendo le cose in modo molto più chiaro. In Matrix è stato fatto un lavoro che dà un messaggio interessante, ma non concreto. Matrix non l’ha mai capito realmente nessuno, perché è stato fatto in modo molto fantascientifico. Nuovo Ordine Mondiale sarà un film 100 volte più comunicativo di Matrix.
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