Tecnología

Com’è navigare il web degli anni Novanta quando non l’hai mai vissuto

Per colpa di una triste combinazione di eventi — tipo essere giunto in questo mondo nel 1990 ed essere cresciuto in una famiglia che non ha avuto una connessione a internet fino all’anno 2000 circa —, ho spesso l’impressione di essermi perso quintalate di fondamentale cultura di internet.

Di recente, però, sono riuscito a vedere il neonato che balla per la prima volta, e il mio animo è finalmente in pace con se stesso.

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Appena superate l’orrore e il raccapriccio all’idea che uno come me possa lavorare per Motherboard — un sito di news che racconta anche la tecnologia che ha permesso lo sviluppo della cultura del web 2.0 —, rilassatevi e permettetemi di raccontarvi la giornata che ho passato visitando 64 Bits, ‘An Exhibition of the Web’s Lost Past’, in mostra alla Here East di Londra.

La creazione dell’ “Archeologo Digitale” Jim Boulton, che lavora come direttore digitale per l’agenzia creativa Aesop Agency, 64 Bits è un viaggio che parte dal primissimo sito web del 1991 fino a raggiungere la morte del web 1.0 intorno al 2005, con un carosello di tutta la roba assurda successa nel mezzo.

Uno dei primissimi siti di e-commerce. Pizza Hut. Ordina la tua pizza online. Immagine: Ben Sullivan

Allestite all’interno di computer originali degli anni Novanta, le opere presentano i bizzarri e meravigliosi eventi online del primo web. Che ci crediate o no, non avevo mai visto la hit virale del 1990 di Deirdre LaCarte, intitolata ‘The Hampster Dance‘ (poi pubblicata come singolo musicale, che avevo invece già sentito).

Carl Franz, editor di Motherboard, mi parla di criceti sul canale Slack della redazione. Immagine: Ben Sullivan

Oltre a mettere in mostra tutta una serie di strepitosi progetti del web degli albori, tra cui un gioco di pianificazione urbana risalente al 2002, anni e anni prima dell’arrivo di Minecraft, le macchine stesse sono uno spettacolo totale. Tanto per cominciare, non ne avevo mai viste così tante tutte insieme dal vivo prima d’ora.

Emanuel Maiberg, editor di Motherboard, ricorda con affetto l’apogeo di Apple. Immagine: Ben Sullivan

Dr Fun, il primo cartone animato del web. Blue Dot, una delle prime gallerie d’arte online. no strato sito creato specificamente per l’uscita nel 2000 del film Requiem for a Dream. Una macchina per selfie meravigliosamente anacronistica, incarnata in un’antica webcam attaccata a una stampante ad aghi, è lì per stamparvi un ritratto ASCII. È tutto qui, se vi ricordate com’era il web prima che iniziasse ad andare tutto in malora, almeno.

Una riproduzione del ritratto ASCII Nude dei Bell Labs, 1967. Immagine: Ben Sullivan

È tutto davvero strano. In genere ci si aspetta un certo senso di distacco fisico e storico quando si visita una mostra in un museo, ma dentro a 64 Bits ogni cosa ha un che di inquietante e, allo stesso tempo, superato. Boulton ha raccontato a Motherboard che quando ha cominciato ad avere qualche idea per 64 Bits nel 2010, era troppo presto perché le persone fossero interessate alla storia del web in questo senso. “Potevi comprare un vecchio Mac per 5 dollari,” ha detto. Sette anni dopo, la storia è diversa. “Il web sta svanendo,” ha detto.

In un periodo in cui le Nazioni Unite stanno sollecitando i governi di tutto il mondo affinché preservino i propri software, e dopo un anno che ha mostrato a tutti quanto possa essere ripugnante, terribile, orrendo il web, 64 Bits rappresenta una finestra sui bei giorni andati.

Immagine: Ben Sullivan
Immagine: Ben Sullivan
Immagine: Ben Sullivan