Cultura

Ode alla passeggiata, l’attività simbolo del nuovo presente

Passeggiare con la mascherina nel 2020

Se c’è una cosa che mi ha insegnato il 2020, è che la vita da pensionati non è poi così male.

Ora che le uscite con gli amici non sono più la norma, spesso vado a fare lunghe passeggiate—a volte addirittura con le braccia dietro la schiena. Al ritorno mi prendo una piccola pausa e mi siedo su una panchina nella piazzetta sotto casa, di fronte a un gruppetto di anziani che si disinfettano le mani prima di stringersele e tornare ognuno a casa propria.

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Non tanto distante da dove sto io c’è una ditta che produce dispositivi di sicurezza. Hanno uno schermo sulla facciata che dice: “Lavoriamo senza incidenti da X giorni” (594 al momento in cui scrivo). Faccio spesso il giro da lì per avere la conferma che il tempo stia ancora passando.

Non ho preso bene il lockdown. In questa monotonia di giorni senza fine e brufoli da mascherina, spesso non mi sento più me stessa. Ma durante questa seconda fase ho deciso di liberarmi del senso di colpa del non avere progetti. Il primo lockdown è stato tutto dedicato al miglioramento di sé, questa volta sembra più sensato fare qualcosa di totalmente inutile.

Camminare è la forma di accettazione definitiva. Sono giunta a patti con il fatto che non ho bisogno che le mie attività quotidiane abbiano uno scopo. A volte, tutto quello che mi interessa è lasciarmi questo giorno alle spalle. Andare a fare una passeggiata, chiamare la Regione solo per vedere se la loro musichetta d’attesa è migliore di quella del Comune, pensare di fare gli addominali e poi decidere di no.

A volte chiamo mia nonna e mi faccio raccontare cosa ha cucinato quel giorno. A volte mi manda dei biscotti per posta e io le chiedo che ingredienti ci ha messo, per poi dimenticarmene istantaneamente.

Passeggiare è l’unica cosa che mi fa sentire bene. Diecimila passi contro il senso d’impotenza. Visto che da mesi siamo in balia dei numeri di contagi, sono felice che ci sia ancora un numero sotto il mio controllo. La mia app contapassi mi rassicura quanto la prospettiva di un vaccino.

Quando viene buio, guardo dentro le case dalle finestre e m’immagino di abitarle. Durante il giorno si vedono le decorazioni di stucco sui soffitti. Quando le luci sono spente, mi arrabbio perché le persone che vivono in queste case bellissime non le usano come potrebbero.

Ora l’aria di Berlino è così fredda che la sera mi tiro la mascherina sul naso, anche se qui non è obbligatorio. A essere sincera, passeggiare con la maschera è bellissimo: nessuno si accorge che stai cantando “Whole Again” delle Atomic Kitten.