Salute

L’insieme di muscoli che può migliorarti l’orgasmo—e la salute

crtež karličnog poda

Masturbarsi durante l’orario di lavoro non è cosa poi così rara; prima di scrivere questo pezzo, mi sono masturbata anche io. Non stavo facendo sexting e non cercavo diversivi: semplicemente, seguendo le istruzioni di un tutorial, ho trasformato un momento di autoerotismo in un’occasione di ricerca e studio sul massaggio pelvico.

Pelvi-cosa? Se la vostra reazione è stata questa, vi consiglio di provare per un attimo a dimenticare la parola e continuare a seguire la pratica. Per prima cosa ho preso del lubrificante ad acqua e, per rilassarmi, ho iniziato da alcuni massaggi sulla pancia, nell’area del triangolo rovesciato (che nell’alfabeto dei gesti altro non è che il simbolo universale della figa) formato da utero e ovaie, in un gioco di incantevoli sinergie e corrispondenze amorose tra l’aspetto della vulva e l’anatomia della vagina.

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Secondo il tutorial—redatto da Amy Stein, fondatrice del Beyond Basics Physical Therapy di New York—dopo il massaggio con i palmi delle mani e a gambe tese si piegano le ginocchia e si flette il bacino verso l’alto concentrando il tocco sul perineo, la regione anatomica compresa tra l’ano e l’apertura della vagina che sarebbe sempre bene coinvolgere in qualsiasi atto erotico. Per aumentare l’afflusso di sangue nella zona genitale, e dunque attivare i presupposti dell’eccitazione, vi si esercita una pressione rotatoria di intensità variabile. Poi si aggiunge del lubrificante sulla punta di indice e medio e ci si concentra sull’area compresa tra piccole e grandi labbra, lasciando scorrere le dita dall’alto verso il basso.

A questo punto, con il dito designato al fingering, ci si addentra in vagina per una lunghezza di una, massimo due falangi. Immaginate di agire sul quadrante di un orologio. La porzione di osso pubico che corrisponde alle pendici del monte di venere segna le ore 12; il perineo, le 18. Partendo dall’ora dell’aperitivo si risale verso il mezzogiorno, prima in senso antiorario poi in senso orario, evitando però di andare a toccare la zona compresa tra le 11 e le 13, dove, a livello superficiale, è localizzata l’uretra.

Durante il giro si intercettano aree di differente sensibilità, ove è possibile indugiare per alcuni secondi variando l’intensità del contatto; nel frattempo si contraggono e si rilassano i muscoli vaginali, come muovendosi sul sync intermittente di un’insegna al neon. Una volta interiorizzata la procedura, l’immagine dell’orologio andrebbe dimenticata per passare a darsi semplicemente piacere. Fatto.

Forse non lo sapete, ma quello appena descritto è un massaggio Yoni, un atto finalizzato alla presa di coscienza dell’esistenza di una parte fondamentale dell’anatomia genitale femminile: il pavimento pelvico.

Torniamo quindi alla domanda iniziale: cosa si intende con “pelvico”? Il pavimento pelvico è un insieme di muscoli e legamenti che circondano e sostengono l’uretra, la vescica, la vagina e l’apparato ano-rettale, chiudendo in basso la cavità addominale. Banalmente è quella struttura anatomica che ci impedisce di pisciarci addosso e ci evita di sembrare un rubinetto che perde quando usciamo dalla vasca da bagno; ci aiuta inoltre a trattenere lo sperma e a gestire con una certa padronanza tutto quello che entra ed esce dalla vagina, oggetti compresi.

Il pavimento pelvico governa dunque la mobilità dei nostri orifizi più sacri e svolge un ruolo chiave nella fisiologia come nella sessualità. Ciò nonostante, storicamente, la medicina lo ha piuttosto sottovalutato, per un mix di ragioni che spaziano dalla complessità anatomica all’ideologia sessista. Per i più mistici è il fulcro della sapienza erotica tantrica, per la comunità scientifica resta, in parte, un mistero.

Determinata a decifrarne la chiave e a capirne una volta per tutte l’importanza, ho contattato Violeta Benini, un’ostetrica specializzata in cura e riabilitazione del pavimento pelvico. Violeta è una professionista del benessere sessuale, che si auto-definisce attraverso un neologismo che vale più di mille parole: divulvatrice. In pratica, Violeta divulga la vulva affinché le donne possano “conoscere la propria intimità, fare pace con se stesse e intraprendere un percorso di amicizia con i propri genitali.” Il virgolettato viene proprio da un suo post accompagnato dalla foto di un cartello affisso su una bacheca universitaria, dove qualcuno ha scritto: “Per imparare a conoscere il tuo corpo segui @violetabenini.” Ah, la maieutica!

Il modello artigianale con cui Violeta spiega per filo e per segno la complessità anatomica del pavimento pelvico. Embed via Instagram.

Violeta insiste molto sulla conoscenza di sé come veicolo per la felicità. Il corpo, infatti, è una preziosa fonte di informazioni. Se l’orgasmo sparisce o diventa timido, se la lubrificazione è un lontano ricordo, se si hanno dolori alla penetrazione o un’ipersensibilità clitoridea che ci fa scattare al tatto come la molla di una trappola per topi, non è detto che tutto si possa risolvere cambiando partner, o sforzandosi di cambiare testa. Per la maggior parte delle donne può essere complicato considerare la propria vagina un’entità autonoma che potrebbe avere bisogno di attenzioni specifiche; ma è anche vero che siamo piuttosto stanche di essere liquidate con la classica questione psicosomatica che sembra essere l’unica soluzione possibile quando il disturbo organico sfugge ogni diagnosi.

“Faccio prima un’anamnesi di circa un’ora,” spiega Violeta a proposito del suo metodo. “Mi informo sullo stile di vita e l’alimentazione, parliamo di postura e movimento e, naturalmente, di come va il sesso. Poi passo all’esame fisico, che dura una ventina di minuti, e vado a toccare con mano clitoride e vagina per valutare la funzionalità dei muscoli e dei corpi erettili. Quando il dolore non rende possibile l’esame penetrativo, come nel caso di vaginismo, o se una donna non vuole essere toccata, mi limito alla valutazione esterna, agendo sempre nell’area genitale. Tutte le donne che ricevo in consulenza hanno un problema fisico con il pavimento pelvico,” e le manifestazioni, aggiunge, vanno da anorgasmia situazionale, vulvodinia, secchezza vaginale a cistiti post coitali, infezioni ricorrenti, emorroidi.

La psicologia, dunque, c’entra ma non è tutto. “Quando le disfunzioni si cronicizzano, sono coinvolti sia il corpo che la mente. Può darsi che il problema nasca da una condizione emotiva, come un tradimento del partner che non è stato mai digerito, oppure da una condizione fisica che ha fatto incazzare il muscolo. Quando il disagio persiste, si porta poi dietro tutta una serie di conseguenze che si ripercuotono inevitabilmente sulla serenità sessuale,” precisa Violeta, che ha sperimentato in prima persona l’impatto di una contrattura non risolta.

“La maggior parte delle donne che tratto hanno tra i 20 e i 30 anni, e si rivolgono a me perché non riescono più a godere o perché provano dolore anche solo infilandosi un dito. Alcune hanno anche mestruazioni particolarmente dolorose e cistiti frequenti che dipendono dalle contratture in zona pelvica. Il sesso, così, diventa un problema.” Tecnicamente le sue pazienti si definiscono ipertoniche e sono donne che, in prima istanza, devono reimparare a respirare “per capire come separare i vari muscoli del pavimento pelvico e farli agire separatamente.” L’approccio multidisciplinare, spiega Violeta, è infatti l’unico modo per affrontare in chiave risolutiva la questione del dolore pelvico.

Secondo diversi studi della comunità scientifica internazionale è fondamentale indagare nella storia clinica quanto nella psicologia e nella sessualità delle donne che non riescono più a utilizzare serenamente i genitali, e sul tema c’è una tale quantità di ricerche da doversi considerare fortunate se non si appartiene alla casistica di chi ha avuto da ridire con il proprio pavimento pelvico. Per questo il metodo di Violeta si basa su manipolazioni muscolari, esercizi di respirazione diaframmatica e fitoterapia; in alcuni casi si ricorre all’elettrostimolazione biocutanea, spesso ci si aiuta con masturbazione e sex toy. La riuscita, garantisce, è pari al 100 percento, perché come tutti i muscoli anche il pavimento pelvico può tornare in forma con un buon allenamento e un bravo coach.


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“Ci sono donne che non riescono ad avere un orgasmo se non chiudendo le gambe, ovvero attivando gli adduttori; questo non è un buon segno perché se per godere dobbiamo assumere posizioni strane, significa che c’è qualcosa che non va nel pavimento pelvico. Il mio obiettivo,” conclude, “è insegnare la consapevolezza, attraverso esercizi mirati a risolvere problematiche muscolari che possono impattare sulla qualità dell’orgasmo.”

Stiamo parlando degli esercizi di Kegel?, le chiedo a questo punto. “Il dottor Kegel ha avuto il grande ed enorme merito di capire che questi muscoli possono essere allenati ma se i suoi esercizi non si accompagnano a una gestione corretta della respirazione, la contrattura peggiora.” Insomma: mai fidarsi troppo degli how-to di internet, soprattutto se si cercano soluzioni a problematiche che condizionano lo stato di salute. Parlando con Violeta, infatti, ho trovato conferme a una mia antica credenza: la vagina è un terzo cervello che tutto sente e tutto registra. E se vogliamo che ci faccia stare bene, dobbiamo innanzitutto conoscerla.

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