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Perché alcuni ricordano i propri sogni e altri no

La casa dove sei cresciuto, una sera d’estate. I dettagli sono un po’ sfocati, ma gli ultimi raggi di sole illuminano il giardino dove il tuo cane, scomparso da anni, viene a leccarti la mano scodinzolando. Ma tu hai altro a cui pensare: Julie, la donna dei tuoi sogni da qualche mese a questa parte, è seduta sulle tue ginocchia e ti bacia teneramente. Ovvio. Tutto è così realistico. Nessun dubbio, scriverle quel messaggio su facebook quella sera che avevi bevuto troppo è stata una mossa azzeccata. Ma poi la sveglia suona.

E 20 minuti più tardi, giusto il tempo di finire un tazzone di latte di soia con i muesli, di tutto questo non resta che un ricordo molto vago, cancellato definitivamente dal pensiero del bus che sta per passare. La dolcezza della labbra di Julie è svanita. La vergogna del messaggio su facebook un po’ meno. In effetti, quello era reale.

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Ma c’è di peggio: poco dopo hai l’impressione di esserti svegliato 2 minuti dopo esserti addormentato, di non aver sognato niente e di non aver fatto fruttare le 7 ore che avevi a disposizione per nuotare con i delfini, volare con i draghi e giocare a scacchi con Schopenhauer. Però ricordi ancora molto chiaramente il sogno della notte precedente, quando le tue braccia si erano trasformate in moccio e tu ti eri sentito inspiegabilmente in dovere di divorarle davanti a Julie. Che nervi, eh? La vita fa schifo.

Ma tutto questo è normale, di fatto esistono profonde differenze tra gli individui riguardo alla capacità di ricordare i sogni, la cosiddetta rammemorazione onirica. Ognuno di noi ricorda in media due sogni a settimana, ma alcuni riescono a ricordarne fino a sei nella stessa notte, mentre altri giurano di non ricordarne nemmeno uno. Questi ultimi sono spesso frustrati, ma non c’è niente di cui essere invidiosi: spesso i “grandi sognatori” si lamentano a loro volta perché ricordano troppo i loro sogni e si sentono scombussolati, riporta lo psicanalista e psicoterapeuta Pascal Neveu su France Inter.

“Il fatto di ricordare o meno i sogni non ha niente a che fare con la qualità del sonno. Non possiamo dire che chi sogna molto dorma male o soffra di disturbi,” spiega Perrine Ruby, ricercatrice di dinamica cerebrale e cognizione al centro per le neuroscienze di Lione. “Abbiamo scoperto che le persone che ricordano spesso i loro sogni hanno complessivamente un tempo di veglia durante il sonno più lungo rispetto agli altri. In media, i grandi sognatori hanno dei risvegli della durata di circa due minuti, che non necessariamente, però, corrispondono a una cattiva qualità del sonno.” Detto altrimenti, se ricordate perfettamente i vostri sogni probabilmente è perché vi siete svegliati a più riprese nel corso della notte senza averne coscienza.

Questo spiega in parte perché, stando a diversi studi, i “grandi sognatori” sono più sensibili agli stimoli esterni durante il sonno. È stato osservato che sottoponendo dei suoni alle persone che dormono, i soggetti che ricordano meglio i loro sogni sono gli stessi la cui risposta cerebrale agli stimoli è risultata più ampia. Le neuroscienze spiegano così il perché: uno studio pubblicato l’anno scorso ha mostrato che le regioni del cervello maggiormente implicate nell’orientamento dell’attenzione verso gli stimoli esterni, la corteccia prefrontale mediana e la giunzione temporo-parietale, erano molto attive durante il sonno nei grandi sognatori. “Questo spiega perché i grandi sognatori reagiscono in anticipo agli stimoli ambientali e si svegliano più spesso durante la notte,” precisa ancora Perrine Ruby. “Allora forse è per questo che memorizzano meglio le loro attività oniriche. In effetti, durante il sonno il cervello non riesce a memorizzare nuove informazioni, ha bisogno di risvegliarsi per farlo.”

La chiarezza o meno dei nostri ricordi dipende in uguale misura dalla fase del sonno durante la quale ci si sveglia. La maggior parte dei sogni sopraggiunge durante la fase del sonno paradossale e se ci si sveglia durante questa fase si hanno più possibilità di ricordare i sogni. Il primo a fare questa scoperta è stato Alfred Maury, un sadico professore del collège de France i cui esperimenti, alla metà del Diciannovesimo secolo, consistevano nel risvegliare delle persone a intervalli regolari per vedere l’effetto che faceva e nel forzarle a raccontare i loro sogni (il che, potenzialmente, era piuttosto fastidioso). Quando sogniamo, inoltre, i nostri occhi si muovono continuamente, in quella che viene chiamata fase REM ( acronimo di « rapid eye movement ») e che dura dai 20 ai 25 minuti, a intervalli da 90 minuti. Come ha mostrato negli anni Cinquanta il ricercatore William C. Dement, svegliandosi durante una di queste fasi si ha l’80 percento di possibilità di ricordare i sogni, durante il sonno profondo, invece, solo il 7 percento.

D’altronde, i sogni che si fanno durante il sonno paradossale hanno la tendenza ad avere intrecci più complessi e personaggi riconoscibili e, quindi, a essere più facili da ricordare. Al contrario, i “sogni” che sopraggiungono durante le altre fasi acquistano la forma di pensieri semplici, istanti fugaci, ricordi vaghi (“ho pensato che avrei comprato il pane”), che non si considerano come dei veri e propri sogni. Da notare che il sonno paradossale esiste presso tutti i mammiferi placentari, i marsupiali e gli uccelli.

“No ma ti giuro, eravamo abbracciati e tu mi accarezzavi le orecchie…” Immagine : Flickr.

Supponiamo ora che tu sia il tipo di persona che ricorda raramente i suoi sogni, e che la cosa ti renda piuttosto frustrato. Abbiamo già stabilito che non è un problema, e che a priori non ha niente a che fare con la qualità del sonno. Se proprio ci tieni a esercitare la tua memoria onirica puoi sempre puntare più di una sveglia durante la notte a intervalli irregolari, cosa che migliorerà sensibilmente le tue possibilità di ricordare il sogno che stavi facendo. Ma se preferisci dormire più o meno bene, c’è un’altra soluzione: sforzati, ogni mattina, di annotare coscienziosamente i tuoi ricordi. In questo modo hai molte possibilità che la tua memoria migliori rapidamente, e che il tuo cervello impari a classificare le immagini dei sogni più folli, ma anche degli incubi più macabri.

Il che ci porta a un’ultima domanda: è davvero necessario ricordare i sogni? Non secondo Platone, che pensava che i sogni fossero il luogo in cui si realizzano i nostri desideri più imbarazzanti. “In ognuno di noi risiedono dei pensieri orribili, selvaggi, sregolati e questo è messo in evidenza dai sogni” scrive nella Repubblica. Un’analisi condivisa dalla psicanalista Nicole Fabre : “Durante il sonno il nostro inconscio esprime quello che non sappiamo o quello che non osiamo dire a noi stessi: i nostri desideri, i nostri tormenti, le nostre angosce… I sogni camuffano le informazioni dell’inconscio dietro immagini banali o, al contrario, straordinarie, al fine di proteggerci dalla crudezza delle pulsioni. Ma se il nostro bisogno di controllo prende il sopravvento, allora ci rifiutiamo, inconsciamente, di lasciarci sorprendere da certe rivelazioni che potrebbero spaventarci.” Le labbra di Julie valgono davvero tre anni di psicanalisi a non meno di 30€ a seduta? Decidete voi.