Durante l’ultimo anno di università, la mia vita sociale era ridotta uno schifo: ogni volta che ricevevo un invito a uscire la sera—non importava se fosse un cinema, una festa o una bevuta al bar—dicevo sempre di sì, da brava estroversa che accetta ogni tipo di scusa per non studiare. Ma poi, puntualmente, a un’ora o due dall’appuntamento, iniziavo a stare male. Avevo dolori da influenza, i brividi, mal di stomaco e dovevo correre in bagno ogni dieci minuti. Insomma, ero costretta ad annullare l’uscita. E come per magia, pochi minuti dopo aver annullato, iniziavo a sentirmi meglio.
Al tempo, ero in terapia per curare il disturbo da stress post-traumatico ed è stato lì che ho capito che quei sintomi non erano altro che aspetti diversi dello stesso problema: una forma grave di ansia.
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Ansia e mal di stomaco: perché?
Nei film e nelle serie TV, gli attacchi di panico sono sempre rappresentati nello stesso modo: il personaggio che ne soffre sente una fitta al petto, fa fatica a respirare e qualcuno gli passa una busta di carta per respirarci dentro. Ecco, a me questa cosa non è mai successa, e forse è per questo che ho passato quasi un anno intero pensando di avere chissà quali misteriosi problemi di salute. L’ansia—mi dicevo—non è una cosa fisica, a parte il fatto che assomiglia a un attacco d’asma. L’ansia non ti fa venire i brividi, dolori alle ossa e nausee. Non ti fa letteralmente cagare sotto durante un appuntamento.
Eppure per me, e per altri 40 milioni di adulti che convivono con l’ansia, è un’esperienza del tutto fisica. Quando il nostro cervello sente il pericolo (reale o solo percepito), l’amigdala manda un segnale di emergenza, che a sua volta sprigiona ormoni come cortisolo e adrenalina per preparare il corpo all’azione. Un fisiologo chiamerebbe questa fase “fight or flight response,” perché il nostro istinto spinge il corpo a combattere o fuggire di fronte al pericolo.
La scarica di ormoni ci fa battere forte il cuore, fa aumentare la pressione sanguigna e affina i nostri sensi, oltre a tantissimi altri sintomi fisici, per renderci più pronti ad affrontare il pericolo. In particolare, il libro Mindfulness and Psychotherapy spiega che l’ippocampo, che si trova vicino all’amigdala, è responsabile dell’archiviazione della nostra memoria emotiva—il che significa che anche un ricordo traumatico o qualunque cosa ci ricordi un pericolo, può scatenare una risposta di panico.
Stress, depressione o ansia possono effettivamente modificare la fisiologia del nostro apparato digestivo, o far contrarre il tratto gastrointestinale.
“Ogni scompenso emotivo si manifesta sempre attraverso il nostro corpo,” spiega Laura Federico, psicoterapeuta che lavora a New York. “E quando succede qualcosa nella nostra mente, anche il funzionamento del nostro corpo ne risente, in particolare pancia e intestino.”
Stress, depressione o ansia possono effettivamente modificare la fisiologia del nostro apparato digestivo, o far contrarre il tratto gastrointestinale. L’ansia, ad esempio, può peggiorare l’infiammazione nel sistema digestivo o renderlo più suscettibile alle infezioni. Ed è per questo che a volte l’ansia ci fa venire episodi di diarrea, dolori di stomaco, nausea, o vomito nei momenti di crisi, mi spiega Federico.
L’ansia, poi, si può manifestare in molti altri modi diversi. “Alcuni dei miei clienti hanno dolori in aree specifiche del corpo, e inizialmente pensano di avere altre malattie strane quando non sono altro che sintomi dello stress,” spiega Federico.
Attacchi di panico: un sintomo fisico può essere il mal di stomaco
I sintomi fisici ricollegabili all’ansia sono tanto diversi quanto lo sono le persone che ne soffrono, che si tratti di dolori, intorpidimento, vampate di calore o diarrea incontrollabile. Ma una cosa che ho imparato—e che Federico cerca di fare capire ai suoi pazienti—è che la manifestazione fisica dell’ansia è un fenomeno del tutto naturale e normale, per quanto possa inizialmente suonare strano. Imparare a riconoscere questi sintomi e capire che sono scatenati dall’ansia può aiutare a rendere il tutto molto meno terrificante, e più comprensibile.
Ai tempi dell’università, paralizzata dagli attacchi di diarrea, con brividi e crampi, mi sono trascinata in infermeria dopo una settimana passata a letto, e ho detto al medico, in lacrime, che sarei probabilmente morta di influenza suina. Quando, tempo dopo, ho scoperto che avevo avuto un attacco di panico prolungato, mi sono sentita umiliata, poi ho provato vergogna e alla fine mi sono sentita sollevata. Federico ha ragione: conoscere tutti i modi in cui l’ansia si può manifestare sul nostro corpo elimina gran parte della paura che spesso ci paralizza e ci impedisce di agire.
Ancora oggi, quando ho un attacco di panico ho gli stessi sintomi di allora, ma sapere che fanno parte della mia espressione dell’ansia mi aiuta a calmarmi e non farmi prendere dall’agitazione. Nel giro di pochi minuti, mi sento già meglio e non devo più annullare tutti i miei piani.