Non sono più la bevitrice di una volta; per questo scelgo sempre con molta cura dove e cosa bere, giusto per non ritrovarmi in condizioni poco decorose il giorno dopo. In genere mi metto di impegno, faccio ricerche sul bartender e sul tipo di alcolici che vengono utilizzati e poi mi avvio.
Milano è una piazza sempre molto interessante per il bere bene: il mondo della mixology è cambiato tanto e si è arricchito negli ultimi anni di posti incredibili. Oltre ai bar dove notoriamente ci si può sparare dei cocktail impressionanti – Drinc, Pinch, Mag Cafè, Rita – va aggiunta una sottocategoria, quella dei bar per gli iscritti o per i membri.
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Alt! Sembra la solita sboronata milanese, lo so, ma adesso vi spiego perché dovreste provare ad andarci almeno una volta.
In questi che qualcuno definisce secret club è in qualche moda bandita la drink list e i clienti vogliono sentirsi partecipi durante la creazione del cocktail. Si è obbligati al rapporto diretto con l’oste/barman per riuscire ad avere tra le mani il drink che rispetta appieno i nostri gusti (oppure che li sconvolge). Non a caso è proprio Milano ad essere terreno fertile per questi tipi di bar: recuperare il rapporto umano durante l’uscita serale, anche in solitaria, è possibile soprattutto in posti come i circoli o locali meno presi di mira dalla massa. Stiamo parlando del ritorno del bar a luogo di aggregazione insomma, nulla di fantascientifico.
C’è ovviamente anche una chiara scelta a monte dell’imprenditore che decide di aprire un club privato: poca gente, solo prodotti di altissima qualità e anticipare quelle che saranno le nuove tendenze nel campo della miscelazione, facendo qualcosa che gli altri non hanno ancora pensato di fare.
Gli spunti sono o il classico membership club inglese oppure realtà asiatiche dove non solo i bar ma anche ristoranti, discoteche e musei possono avere questo approccio esclusivo senza risultare elitari, autoreferenziali: semplicemente un servizio personalizzato.
Fanno parte di questi progetti la discrezione, la partecipazione ad eventi dedicati, sino alla possibilità di conservare le proprie bottiglie in cassetti personali e degustare in anteprima i prodotti. Più in generale, direi, l’attenzione ai dettagli. Infatti quasi sempre dietro ogni cocktail c’è una storia, ripercorsa dagli ingredienti, dalle tecniche di realizzazione, dai colori, dai profumi e dalle grafiche.
Non troverete molte info di questo tipo di locali sul sito, infatti per comunicare orari di apertura e serate speciali i soci vengono generalmente avvisati tramite sms (un po’ il vecchio codice dei rave), mail o newsletter anche se ancora funziona tanto il passaparola.
Il circolo permette tutta una serie di agevolazioni rispetto a una classica attività commerciale non da poco: no divisa, no spogliatoio. Inoltre il bilancio, dovendo tendere a zero, obbliga ad investire i soldi guadagnati per la promozione, ricerca e serate come le sharing bottles.
Ora vi starete chiedendo cosa dovete fare (o essere) per poter accedere a questo tipo di locali? C’è sempre una quota associativa più o meno alta, ma soprattutto dovete essere curiosi.
Mood assolutamente fighetto: 500 euro per l’iscrizione ed è necessario essere introdotti da una persona già associata
Il primo ad aprire a Milano è stato l’Apophis Club durante la Settimana della Moda nel 2017. Ho chiesto loro da dove avessero preso l’idea: “Volevamo creare un format diverso, mettere a disposizione dei nostri clienti un luogo dove poter gustare cocktail di alta qualità e usufruire di un servizio impeccabile sia durante la settimana che nei giorni dedicati al clubbing” mi racconta Aldo Alessi, il founder. Mood assolutamente fighetto: 500 euro per l’iscrizione ed è necessario essere introdotti da una persona già associata. Il loro desiderio è di distaccarsi dall’idea dello speakeasy, infatti c’è molta ricerca per quanto riguarda il design del locale (realizzato in collaborazione con lo studio DNA): colori accoglienti, forme moderne per un tocco super contemporaneo.
Forse gli associati sono un po’ il prototipo del milanese imbruttito, quello che lavora nel mondo della moda, del design e della finanza, e che viene all’Apophis per stare “fra le persone che contano”.
Al Portal Club solo 40 persone sceltissime e la possibilità di mangiare fino alle 4 del mattino
Al Portal Club invece si accede con la chiave: te la consegnano al Deus Cafè (papà del secret bar), solo quando sarai degno di essere definito “uno di famiglia”. Caminetto, poltrone e luci verdi solo per 40 persone sceltissime; se poi hai fame puoi scegliere anche tra due piatti del giorno, anche se sono le 4 del mattino.
Qui la quota associativa 300 euro annui, cosa che dà diritto ad un credito, ad un set di carte da gioco più una bottiglia di Champagne per festeggiare il proprio compleanno nel locale.
Un portone scuro e una vecchia lampada da mercantile indica che The Spirit è aperto: due sale, atmosfera rétro. Qui la drink list c’è, ma cambia spesso e ha sempre alla base un’idea molto forte. Quella del momento prende ispirazione dal mondo del casinò e del gioco d’azzardo. Il cliente potrà scegliere di sfidare il banco e scommettere affidando alla sorte il dosaggio degli ingredienti del drink.
Qui la quota associativa 300 euro annui, cosa che dà diritto a un credito, a un set di carte da gioco più una bottiglia di Champagne per festeggiare il proprio compleanno nel locale. In più potete scegliere di acquistare bottiglie pregiate – e costose – e conservarle nel vostro armadietto e degustarle ogni volta che passate da qui, e avete anche un’entrata sul retro se volete passare inosservati. Per il resto funziona anche come un locale normale.
Al #backdoor43 non potete scegliere cosa bere
Per la totale intimità potete prenotare da #backdoor43, altra idea geniale del Mag Cafè, che dopo il 1930, ha aperto il locale più piccolo del mondo dove ovviamente non si può scegliere cosa bere: il bartender vi porgerà una piccola box e, dopo aver lanciato quattro dadi dalle facce disegnate scoprirete il vostro drink.
La quota associativa è di soli 10 euro e sono già a quota 1800 iscritti in meno di 1 anno. Si bevono prodotti fatti in casa e non è il solito spekeasy per fighetti
Fra i posti di questo tipo aperti di recente, forse una delle più interessanti è Enjoy – artigiani del bere. Lo scopro grazie a una cara amica, la quale mi racconta che, oltre essere un bar per soci, è anche una casa dove tutto quello che bevi è prodotto da loro.
Mi mostra la tessera soci, segno il nome, faccio delle ricerche e scopro un mondo; non è solo un circolo in zona Porta Romana, ma è anche una scuola di bartender che ha alle spalle una storia di 6 anni di attività a Vicenza ed ora è diventata un vero e proprio punto di riferimento nel Veneto.
Incontro Giacomo Diamante, uno degli ideatori insieme a Valentina Valle e Nicola Scarso Terzo: “Dopo l’esperienza veneta volevamo aprire un concept bar e abbiamo pensato subito a Milano. Questa idea non si rifà allo speakeasy, cupo, buio e per fighetti, ma al party in casa degli anni’50, solare e allegro. Tutto quello che vedi qui dentro è originale, ideato e realizzato da noi, proprio come i distillati.”
Mi guardo intorno e questo ultimo piano di una palazzina come tante altre è una favola: colorato, atmosfera che ti rilassa, luminosissimo e con tante bottiglie esposte, anche vuote, senza brand, etichettate Enjoy.
I ragazzi qui hanno individuato una piccola parte di distillatori che non riesce a mettere sul mercato prodotti di qualità per il grande divario che c’è tra la produzione commerciale e quella di nicchia. “Intercettiamo, grazie al nostro network, questi artigiani e li prendiamo in esclusiva: in questo modo facciamo i primi test, grazie a bevitori professionisti, focalizzandoci solo sul valore del prodotto” mi racconta Giacomo.
Enjoy, infatti, ha anche tutta una serie di attività legate ad eventi privati, team bulding, set fotografici e consulenze. Non c’è un vero e proprio banco bar, c’è un’isola centrale, come nella cucina di casa, attorno alla quale i clienti si siedono e non sapranno letteralmente cosa andranno a degustare.
Al posto della drink list ci sono dei quaderni compilati dai clienti con schizzi, appunti e ingredienti per aiutare i novellini. Tre sono i prodotti artigianali sui quali costruiscono i drink: Gagliardo, un bitter radicale ideato da loro e distillato da Schiavo, Fernet con la ricetta originale e Triple Sec all’arancio candito. Per tutto il resto degli ingredienti si affidano a FruttaWeb e con i loro ingredienti preparano aceti e infusi. A tutte le ore il bere viene accompagnato da pomodori rossi sotto vermut, olive sotto vermut dry e taralli.
Quando diventi socio ti viene donata la chiave del locale che ti fa sentire un po’ padrone di casa e tutto ti viene comunicato tramite la nuovissima app SCRT Club (secret): le notifiche non serviranno solo per le informazioni classiche legate alle aperture e orari, ma anche per approfondimenti come l’ingrediente del mese e tanto altro. La quota associativa è di soli 10 euro e sono già a quota 1800 iscritti in meno di 1 anno.
Ecco adesso sapete dove iscrivervi e dove bere la prossima volta a Milano.
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