Questa ragazza è in vacanza da tre anni

Ho incontrato Maartje Smit in un ostello di Bogotá, nel 2013. Ho passato qualche sera con lei e Choppy, la sua amica australiana, e alla fine ci siamo aggiunti su Facebook. Quando sono tornato in Olanda ad attendermi non c’era nient’altro che pioggia—non come sul profilo di Maartje, pieno di foto di tramonti, spiagge e gruppi di amici in costume.

Quanto tempo può durare una vacanza? Nel caso di Maartje, almeno tre anni. L’ho chiamata su Skype per chiederle com’è possibile una cosa del genere.

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VICE: Ciao Maartje, dove ti trovi adesso?
Maartje Smit:
In Israele. Sto a casa di un amico che ho conosciuto in Honduras. Mentre stavo organizzando questo viaggio ho scoperto di avere 32 amici israeliani su Facebook, perciò non ho dovuto nemmeno cercare un ostello.

Sembri piuttosto brava a fare amicizia. Siamo usciti insieme subito dopo esserci conosciuti, anche se eri reduce da un lungo viaggio in autobus e sembravi piuttosto stanca.
È vero. Credo che se si viaggia così tanto come faccio io, la cosa che conta di più è fare amicizia con le persone che incontri. Se hai poco tempo passi soltanto da un panorama all’altro. Intendiamoci, anche io vado a visitare i posti, ma non è il mio scopo principale. Ormai da anni ho smesso di comprare souvenir. Non voglio riempirmi la borsa di cose inutili.

C’è qualcosa nella tua valigia che avevi già quando sei partita?
Sì, il maglione grigio. Anzi no, aspetta, quello l’ho comprato durante la prima tappa. Quindi no, niente.

Cosa pensa la gente della tua vacanza permanente?
I più pensano che se non voglio tornare a casa dev’essere per qualche trauma. Ma non è così: lavoravo in un’azienda di informatica e avevo una bella vita. In più in tanti mi chiedono come faccio a permettermi un’esistenza del genere.

Infatti, come fai a permettertelo?
Ho risparmiato tanto. Nel senso, non nell’ordine delle migliaia. I miei viaggi sono sempre a budget minimo, e a volte se mi servono dei soldi extra mi cerco un lavoretto lì dove mi trovo. Ad esempio per cinque mesi ho fatto l’istruttrice di immersioni sull’isola di Útila, in Honduras. Ho anche lavorato per un’agenzia di viaggi delle Galapagos. In genere con questi lavori mi copro le spese, ma ci sono volte in cui riesco anche a tenerne un po’ da parte. E poi mi aiuta molto il fatto di continuare a farmi dei nuovi amici a cui chiedere ospitalità.

A guardare le tue foto su Facebook sembra che la tua vita sia tutta “spiagge e cocktail”. A un certo punto non stanca anche quello?
Be’, quelle sono le foto in cui vengo taggata. Ma non faccio una vita superficiale: le mie amicizie sono profonde, sincere, e con alcune persone giro anche per mesi. Condividiamo ore e ore di autobus, le stanze in cui dormiamo––in pratica, condividiamo la vita. Se sai che il tempo che hai a disposizione con una persona è limitato e che potresti non rivederla mai più, sei naturalmente portato ad aprirti. È un po’ come per le confessioni lampo che vengono fatte a tassisti e baristi

Non ti mancano i tuoi amici e la tua famiglia?
Voglio bene alla mia famiglia, ma non mi manca. Ci sentiamo regolarmente su Skype e quando non succede, la regola è quella del “nessuna nuova, buona nuova.”

Hai avuto spesso problemi di salute?
Direi di no. In tre anni ho avuto un paio di intossicazioni alimentari. La prima volta mi è successo in Guatemala, e sinceramente pensavo che sarei morta. Sono andata in ospedale e mi hanno dato una tazza. Inizialmente non ero sicura di cosa avrei dovuto farci, ma poi ho capito che dovevo defecarci dentro. E la mia reazione è stata “col cavolo,” ma poi l’infermiera mi ha chiesto di coricarmi e di mettermi in posizione per il clistere. A quel punto la tazza non sembrava più la fine del mondo. Comunque mi hanno fatto un ciclo di antibiotici e alla fine mi sono ripresa.

Ti sei trovata in tante situazioni rischiose?
Non sono mai stata derubata o che, ma ho avuto la mia buona dose di incontri particolari. Non tanto tempo fa ero in Giordania, e l’autobus mi ha mollata nel bel mezzo del deserto, in un posto in cui c’erano soltanto tre macchine. Niente taxi. Non ho potuto far altro che salire su una di quelle macchine, peraltro senza capire una parola di quello che dicevano le persone intorno a me. Non è stato un momento tranquillissimo, e penso che l’autista abbia anche commesso qualche infrazione, ma alla fine non è successo niente.

È difficile avere una vita sentimentale quando sei sempre in viaggio?
Le relazioni all’estero sono diverse da quelle che puoi avere nel posto in cui vivi: più che un investimento, sono una ricerca di bei momenti da passare insieme. Ti dici cose tipo “Cerchiamo di rivederci presto.” E a me questa cosa non crea problemi, ma non lascio che questi impegni intralcino il mio programma.



Quindi non hai ancora trovato l’amore della tua vita?
A un certo punto ho valutato l’ipotesi di andare in Australia con un ragazzo che avevo conosciuto, ma non era il momento giusto. Ero in Honduras e avevo appena preso il brevetto per le immersioni. Per qualche settimana mi è mancato tantissimo, ma poi è passata.

Tornerai mai in Olanda?
Tre anni fa, quando ho comprato il biglietto di sola andata, non mi sarei mai immaginata di trascorrere un periodo così lungo lontana da casa. Ma ora la mia vita è questa. Se voglio lavorare faccio il possibile per trovarmi un lavoretto, e tengo sempre da parte un po’ di soldi per le emergenze. Non penso che tornare alla mia vecchia routine sarebbe un problema, comunque. Conosco tantissime persone e potrei usare i miei contatti per trovare un posto. O magari potrei aprire un’attività tutta mia. Non so.

Sembri farla molto più semplice di quello che è.
Ma lo è! In effetti a volte mi chiedo perché non ci siano più persone che fanno come me. [ Al di là della questione economica] forse ci si fa bloccare più che altro dai dettagli pratici, tipo le assicurazioni… Ma sono certa che tutti quelli che se ne stanno in ufficio a guardare il mio profilo Facebook con una punta di invidia potrebbero fare la mia stessa vita. Davvero, non capisco proprio perché non ci provino più persone.