Música

Rami Kleinstein – מתנות קטנות (Small Gifts)

Nella rubrica HIT BELLE DAL MONDO andiamo a scovare pezzi che sono delle vere e proprie hit da primi posti in classifica, ma lo sono in paesi che stanno dall’altra parte del mondo. Dato che siamo amareggiati che queste hit non arrivino qua, abbiamo deciso di portarvele noi.

Oggi andiamo in Israele, per una hit del cantautore Rami Klenstein, che lì è mega famoso e qui nemmeno sappiamo chi sia. Ecco il perché della nostra rubrica.

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Che relax da Israele, che pronuncia forte e decisa di quelle h aspirate, che imprevedibile sensazione di essere nella sigla della serie dedicata a Pacciani “Il mostro di Firenze”, proprio quando Rami dice “L’ho cercata e l’ho trascinata”. La situazione di rilassamento comunque prosegue, non mi sento violata, i miei organi interni si sono tutti sciolti, anche se la canzone prosegue con quel “Si me cercavan, i vulevan scemmenumà”, a metà tra il mio portinaio che mi chiama “angelo” e una battuta a caso di un film degli esordi di Nino D’Angelo che di cognome fa “angelo”. Per altro, se per caso ci fosse là fuori un linguista appassionato, mi piacerebbe discutere con lui la possibilità che ebraico e napoletano abbiano radici comuni, o studiare i gradi di separazione tra Salvatore, il mio portinaio, e Nino, il cantante.

Tuttavia Rami è riuscito nell’intento di farmi distendere i muscoli almeno per 3 minuti e 46, e la sua canzone, nonostante sia uguale a tante brutte canzoni di cantautori italiani, mi è piaciuta nel suo esotico bagno d’Oriente che ti fa uscire dalla vasca più unta di prima, ricordandomi che a volte per essere il cantante più famoso d’Israele con una discografia che parte dagli anni Ottanta e non si ferma più, non devi essere una Madonna superstar, ma un ragazzo semplice, anche un po’ pelato.

“Matanot Ktanot” (Small Gifts) è una di quelle canzoni nostalgiche che vorresti che un compositore prima o poi ti dedicasse, vorresti essere tu quella Madeline che gli gratta il cuore. Ecco il testo per chi non ha la mia stessa padronanza dell’ebraico:

Another Friday, breathing the air,
Light and shadow are playing “tag” again.
The table is set, childhood photos on the wall,
White processions are returning from shul,
And that smell which scratches my heart-
Sneaking in and opening doors
To a small joy, to the same old song
which is being passed along for generations.

Small gifts
Someone has sent me small gifts
Shrapnels of intent, circles of belief
Small gifts –
Such as the strength to accept what I lack and what I possess
What more can one ask for?

Another Friday- balcony and newspaper,
The sun, like worries, is slowly being erased,
Simple melodies crawl through the window
and there is no longer any storm which can hide the silence.